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    Pio e Amedeo, gli arroganti dell’ignoranza: la videolettera di Riccardo Bocca

    Di Riccardo Bocca
    Pubblicato il 6 Mag. 2021 alle 11:01

    LA VIDEOLETTERA DI RICCARDO BOCCA: 6 MAGGIO 2021

    Carissimi Pio e Amedeo,
    vi scrivo questa videolettera perché nell’ultima puntata del vostro programma su Canale 5 Felicissima sera siete riusciti in un esercizio straordinariamente ostico: ergervi, da una parte, come paladini della libertà d’espressione e, dall’altra parte invece, risultare fuoriclasse di un medioevo sociale e culturale.

    La vostra grande idea, infatti, è stata schierarvi di fronte a milioni di persone contro la dittatura del politically correct, madre – a vostro avviso – di insensate e infinite censure e autocensure. Un atto d’accusa, il vostro, contro chi rifugge categoricamente l’utilizzo di termini come “negro”, “frocio” o magari “ebreo” per indicare chi è tirchio.

    La cosa grave – sostenete – non è tanto l’utilizzo delle parole, quanto le intenzioni di chi vuole offendere. E il resto – sostenete sempre voi – è soltanto un cumulo maleodorante di ipocrisia.

    Un ragionamento, cari Pio e Amedeo, che ha portato a due risultati. Il primo: ottimi ascolti, cosa che però in televisione succede spesso anche alla merce più spavaldamente avariata. E poi la convinzione di essere gli eroi di una comicità libera e coraggiosa. L’esatto opposto, di fatto, della realtà. Ovvero di quel mondo reale in cui il pregiudizio, la discriminazione e la violenza trovano un fortissimo alleato nelle parole, che sono capaci di sintetizzare lo spirito della crudeltà e della miopia sociale.

    Dunque, carissimi Pio e Amedeo, se è vero che in scena avete detto che il politically correct “ha rutt’ o cazz”, beh anche voi rischiate di stancare. Perché dire a chi viene chiamato per strada “negro” o “frocio” di rispondere con una risata non è un atto illuminato, ma al contrario il sintomo e il simbolo della vostra inadeguatezza al tema. Anzi: per non essere ipocriti – come voi stessi chiedete – è il sintomo della vostra roboante ignoranza.

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