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Covid, i pm di Bergamo: “Conte e Fontana avevano tutti gli elementi per decidere di estendere la zona rossa”

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Sia Attilio Fontana che Giuseppe Conte avevano “piena consapevolezza della circostanza che l’indicatore R0 avesse raggiunto valore pari a 2, e che nelle zone ad alta incidenza del contagio gli ospedali erano già in grave difficoltà”, ma nonostante ciò non estesero la “zona rossa” sulla Val Seriana, causando ritardi nelle misure restrittive grazie ai quali il Covid ha potuto diffondersi in maniera più capillare tra la popolazione.

Ne sono convinti i pm della Procura di Bergamo, che hanno iscritto nel registro degli indagati – tra gli altri – l’allora premier e leader del Movimento 5 Stelle, il presidente della Regione Lombardia recentemente rieletto, e l’ex ministro della Salute Roberto Speranza.

I reati contestati, condivisi con esponenti del Comitato tecnico scientifico e dell’Istituto superiore di sanità, sono epidemia colposa aggravata, omicidio colposo, rifiuto d’atti d’ufficio e falsi. Le “omissioni” nella catena decisionale avrebbero portato a 4.148 decessi, secondo i pm Silvia Marchina e Paolo Mandurino, coordinati dal procuratore capo Antonio Chiappani e dall’aggiunto Cristina Rota.

Morti che si sarebbero potute evitare “se la zona rossa fosse stata estesa a partire dal 27 febbraio 2020”. Il provvedimento più restrittivo venne invece adottato “solo il 2 marzo 2020”. Ma in quel momento l’impennata dei contagi era già nota, così come l’impatto di quell’ondata sulle terapie intensive.

Conte e Fontana avevano a disposizione “tutti i dati per estendere le misure restrittive”: il piano Covid già prospettava “lo scenario più catastrofico”, con “un incremento giornaliero dei casi, nei cinque giorni precedenti, di circa il 30%”.

Il governatore lombardo con due “distinte mail del 27.2.20 e 28.2.20” chiese a Conte “il sostanziale mantenimento delle misure di contenimento già vigenti in Lombardia, non segnalando alcuna criticità relativa alla diffusione del contagio nei comuni della Val Seriana”.

Nei comuni di Alzano e Nembro vennero applicate misure più blande “nonostante avessero a disposizione tutti i dati per stabilire che in regione si sarebbe raggiunto il numero di mille casi dopo solo 8 giorni dal primo”.

L’INCHIESTA DI TPI SULLA MANCATA CHIUSURA DELLA VAL SERIANA PER PUNTI:

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