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Stefano, il figlio del ministro Giovanni Tria, è imbarcato sulla Mare Jonio e soccorre i migranti

Immagine di copertina

In una settimana dove la sua figura è stata messa in mezzo più volte nel fuoco incrociato tra Lega e Movimento Cinque Stelle, il ministro dell’Economia Giovanni Tria procura forse un nuovo dispiacere alla maggioranza di governo.

È chiaro infatti a tutti quale sia il punto di vista dell’esecutivo giallo-verde sul tema degli sbarchi dei migranti. I porti italiani, ha sottolineato più volte il ministro dell’Interno Matteo Salvini, sono chiusi. E non sono mai mancati attacchi frontali alle ong.

Per questo motivo è curiosa la notizia che riguarda Stefano Tria, il figlio del ministro dell’Economia. Il ragazzo infatti, oltre a essere laureato in cinema, è uno skipper e collabora con la ong Mediterranea. A confermarlo la stessa organizzazione: “Stefano è uno di noi e fa quello per cui Mediterranea è nata: salvare e salvarci da questo orrore”.

C’era anche lui, lo scorso 19 marzo 2019, a bordo della barca a vela che appoggia la nave umanitaria Mare Jonio, che ha soccorso un barcone in avaria con circa 50 migranti a bordo al largo della Libia, approdando poi a Lampedusa tra le polemiche.

In quell’occasione, la Mare Jonio è stata posta sotto sequestro dalla procura di Agrigento e il suo comandante Pietro Marrone, insieme al capo missione Luca Casarini, sono stati indagati con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il 27 marzo, poi, la nave della ong è stata dissequestrata.

Il figlio di Tria, dunque, fa parte degli skipper che si alternano nelle missioni di Mediterranea. “Non ci siamo mai posti il problema di chi ognuno di noi sia figlio o parente – hanno detto ancora i membri della ong – ma di cosa possiamo fare per salvare quante più vite umane possibile”.

E adesso in tanti sono curiosi di sapere cosa ne pensino Luigi Di Maio e soprattutto Salvini, che nei giorni successivi alla notizia dei migranti salvati aveva definito la Mare Jonio “la nave dei centri sociali”.

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