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“Le piazze delle Sardine sempre più vuote? I numeri oggi non ci importano più. Quella foto con Benetton credevo fosse un fake, tutto orchestrato”: parla Lorenzo Donnoli a TPI

Immagine di copertina

Il direttore di TPI, Giulio Gambino, intervista uno dei portavoce nazionali delle Sardine, in un momento da alcuni definito di crisi per il movimento

Sembra esistano da sempre, ma sono nate solo tre mesi fa. Eppure, anche se a loro non piace sentirselo dire, oggi sono un importante contrappeso nell’equilibrio del potere politico e mediatico. Oltre le piazze, ora vanno dai ministri e intavolano studi per proporre soluzioni, dal taglio dei parlamentari ai decreti sicurezza. Perché loro “sono la gente”. Ma finito l’entusiasmo post battaglia di Stalingrado, ovvero le elezioni regionali in Emilia Romagna dello scorso 26 gennaio che le Sardine hanno decisamente contribuito a non far perdere al centrosinistra, molti si chiedono quale sia il futuro del movimento nato dal basso a Bologna il 14 novembre 2019.

Leggi l’editoriale di Giulio Gambino: Smettetela di vedere nelle Sardine la salvezza dal vuoto politico a cui ci avete abituati 

Gli errori strategici, da Benetton alla mancanza di una comunicazione pluralista, a colpi di comunicati stampa anonimi: c’è chi sostiene che completato il miracolo per arginare il populismo sovranista di Salvini – qualsiasi cosa voglia dire – le Sardine sarebbero dovute andare in ritiro spirituale. E invece no. Così però rischiano di perdere il controllo e di dimostrare che possono funzionare solo quando c’è un nemico da sconfiggere e non una forza nuova da promuovere. Le prime avvisaglie si sono viste nei semi flop delle piazze deserte da Napoli a Torino.

Guarda l’intervista video di Giulio Gambino a Mattia Santori: “Io sono Mattia: eravamo 6mila e ora siamo 200mila. Noi Sardine da tutt’Italia salveremo i giovani e sconfiggeremo l’odio di Salvini”

Sta succedendo qualcosa alle Sardine? Lo abbiamo chiesto a Lorenzo Donnoli, uno dei portavoce del movimento più presenti nel dibattito pubblico. Sentite cosa ha da dire, alcune risposte sono davvero molto interessanti.

A Napoli la piazza era semi-deserta, a Torino altro flop. Cosa sta succedendo alle Sardine?

A Napoli nessun flop. Siamo andati a incontrare realtà locali, a conoscere il territorio.

Parli già da uomo di partito.

Salvini ci ha costretto a una campagna elettorale costante. Lui fa una cosa, noi il contrario.

Va bene, ma sono stati flop si o no?

Non ci importano i numeri.

Ma come, la metrica tre mesi fa era quella: un tempo erano ciò che muoveva tutto. Oggi non contano più?

Sono i media che si concentrano solo su quello. Ora c’è un ritrovo oltre le piazze, andiamo nei luoghi, la priorità è l’ascolto oggi.

Nessuno si è impaurito, nelle chat nessuno ha detto una parola?

No, abbiamo già vissuto la fase 1 della gente che scende in piazza. Da lì è nato un movimento. E la fase 2: abolizione decreto sicurezza, anti razzismo, anti-bullismo, anti-mafia. Risveglio civico del Paese.

E ora in che fase siamo?

Fase 3: ci stiamo strutturando. Da Scampia a metà marzo capiremo cosa fare, in contemporanea con la convention del M5S. Periodo decisivo: a maggio si vota, il governo è ballerino

Però è innegabile ci sia un po’ di maretta: scissioni, diserzioni, nessuno si è posto la domanda?

Se c’è un malcontento, e se per questo si intende quello di Ogongo e Petrone, deriva dal fatto che oggi esiste semmai qualcuno che ha solo mire di visibilità…

Ma perché, tu e Santori non avete le stesse mire di visibilità?

No, noi siamo megafoni e andiamo a parlare con le persone, ad ascoltarle una a una.

E loro non possono esserlo?

Tutti possono, ma non uno che si è messo a portarci una corona d’oro di aglio di fronte al ministero. Se parli con le Sardine lucane, erano imbarazzati per lui. Non rappresenta 600mila lucani.

Ok, e Ogongo, l’ex militante delle sardine di Roma che si è ribellato alla base?

Sapevo chi fosse, viene dal mondo Caffeina, destra moderata: nonostante ciò con Santori abbiamo deciso che il suo coinvolgimento tra le Sardine fosse opportuno. L’abbiamo difeso… Nonostante le sue uscite infelici (vedi quella di Casapound). Poi ha esagerato. Ci sono rimasto male.

E questo gruppo Fb delle 6000 sardine di Roma che, secondo alcuni, Ogongo avrebbe praticamente sequestrato?

Che ci puoi fare? Nulla. È un gruppo. Però sì certo, è un problema.

Ma oggi, tutto è Sardina, tutti sono Sardine, tutti e nessuno, ma chi è che decide?

Hai ragione su questo, bisognerà trovare un modo per definire formalmente e identificare chi è Sardina, e chi no.

E il dimissionario scissionista di Napoli?

Ci sono persone che vivono nello spirito delle sardine, altre no e se ci lasciano va bene così.

E quella foto con Benetton? Quanto la ritieni grave?

Sì, è stato un errore. Di immagine. Pero voglio che sia chiaro che noi non abbiamo nulla a che vedere né con Benetton, né con Oliviero Toscani. Avevo 5 anni quando il governo approvò le concessioni ai privati e 17 quando Lega e Berlusconi hanno quasi azzerato i controlli su quelle concessioni.

Ma ne eri al corrente della foto?

La verità? No, nemmeno lo sapevo, ero da mio nonno in ospedale che sta poco bene. Mi sono ritrovato questa foto sui nostri gruppi. Pensa, credevo fosse un fotomontaggio.

C’è chi sostiene che abbia orchestrato tutto Oliviero Toscani.

Secondo me sì, studiatissima, per riabilitare Benetton. Immagino… Ma non parliamone più.

Ora le Sardine vanno nei ministeri… Hanno perso innocenza?

No, anzi, tutt’altro. Noi non siamo potere. Un nuovo canale di collegamento tra cittadini e istituzioni. Questo siamo.

Giusto, siete ‘la soluzione‘, come ha detto Santori fuori dallo stabilimento della Whirlpool. Sembra uno spot marketing peggio di quello di Toscani…

Non siamo “la soluzione”, possiamo essere “facilitatori di una soluzione” a cui aspira la gente, è diverso. Dobbiamo essere quello che vuole la gente. La politica invece in questi giorni parla solo di giochi di palazzo. Noi siamo la gente.

Ricorda tanto il M5S dieci anni fa…

Beh insomma. Loro partivano dalla rete. Noi invece diciamo che la rete è in mano ai troll. Noi rispettiamo le istituzioni. Loro erano rabbia e Vaffa day. Noi no, siamo civismo e comunità aperte.

C’è una sensazione di chiusura e di comunicazione etero-diretta nel movimento delle Sardine.

No dai, così no, è che c’è bisogno di un coordinamento.

Perché quando chiedo alle Sardine di parlare pubblicamente (o quando mi scrivono informalmente) rispondono che devono chiedere il permesso?

Non è così, davvero, c’è solo un coordinamento e prima di parlare chiunque deve essersi confrontato.

Se ci pensi però è successo anche a te dopotutto, l’hai detto tu stesso, sulla foto con Benetton non ti avevano informato.

Non si può pensare che sia tutto perfetto.

Scenario: diventi il capo delle Sardine. Trasformeresti il movimento in un partito?

Siamo nati per contrastare l’idea del capo. Il mio modello è come quello del partito dei Verdi tedeschi dove c’è un co-leader, uomo e donna insieme.

Ho capito, ma questo è il leader. Io ti chiedo: partito sì, partito no?

No, noi vogliamo innescare un cambiamento.

Hai mai avuto la sensazione di esserti preso troppo sul serio?

No, anzi, bisogna prendersi poco sul serio.

Quanto è cambiata la tua vita dal 14 novembre?

Tanto, tutto è cambiato. Non lavoro più.

A che ora ti svegli?

Diciamo che non dormiamo molto…

Mi rispondi sempre a nome di un gruppo…

C’è tanta gente che ha dato molto, siamo un “fenomeno fenomenale” (ride, ndr). Oggi sta cambiando la vita della gente.

Ma perché trasmettete questi comunicati firmati a nome del gruppo “6000 sardine”, senza un nome che sia uno? Non siete un gruppo di anonimi.

Te l’ho detto… Siamo un collettivo.

Ma fare questo non vuol dire azzerare l’animale politico che è in ciascuno di voi?

Nella serie tv Black Mirror, Waldo vince le elezioni senza avere un volto. Meglio la collettività.

Sì, intanto però avete abbandonato le periferie…

Ci stiamo eccome nelle periferie. L’intenzione iniziale delle Sardine, pensa, era quella di un “movimento delle campagne e delle periferie”. Siamo nati così. Da ogni paesino d’Italia. Quando Santori ha detto che “non c’è bisogno di andare nelle periferie” intendeva dire che andiamo ad abbracciare i gruppi già attivi nei territori periferici, che però non vanno accesi ex novo, perché lì c’è già un civismo.

Elezioni regionali: il modello Emilia-Romagna è replicabile anche in Liguria e altrove?

Sarebbe bello se le forze anti-sovraniste si unissero, dalla Comunità di Sant’Egidio al Pd. In Veneto, benissimo il candidato Lorenzoni, è il mio modello. In Liguria Sansa rappresenta un profilo civico, fra l’altro sostenuto anche dal M5S. In Campania e Marche lo scenario non è ancora chiaro.

Referendum sul taglio dei parlamentari del prossimo 29 marzo: sì o no?

Abbiamo creato un team tecnico e un tavolo di lavoro per documentarci e studiare.

Marzo sarà un mese caldo…

Rimarremo protagonisti, puoi giurarci e lo vedrai.

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