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    La videolettera di Riccardo Bocca: direttore o direttrice? È la paura che ingessa la lingua

    Di Riccardo Bocca
    Pubblicato il 11 Mar. 2021 alle 10:48 Aggiornato il 11 Mar. 2021 alle 10:51

     

    La videolettera di Riccardo Bocca: 11 marzo 2021

    Carissima Beatrice Venezi,
    le invio questa videolettera perché lei dal palco del Festival di Sanremo, nei panni dell’ospite illustre, ha lanciato un monito chiaro e forte: non chiamatemi “direttrice” d’orchestra, bensì “direttore”. Parole importanti, non soltanto perché pronunciate alla vigilia della Festa della Donna in un seguitissimo tele-luogo, ma anche perché lei è incarna il senso della modernità carica di talento, qualità e perseveranza.

    Dunque il fatto che lei non ritenga corretto declinare al femminile il nome della professione che svolge, perché quel mestiere all’origine è nato al maschile – direttore, appunto – è diventato in automatico oggetto di una polemica che scavalca il caso specifico.

    La sua posizione, sia chiaro, è più che lecita: ciascuno ha sempre e comunque il diritto  di esprimere la propria opinione. Però anche ingessare la lingua italiana impedendole di seguire lo sviluppo della società, o anche soltanto limitare la scelta tra maschile e femminile, decidendo a prescindere ciò che è giusto o sbagliato, rappresenta di fatto  un passo indietro ciclopico.

    La sensazione, cara Venezi, è che il tema ancora una volta sia stato trattato senza prospettiva, dimenticando come la fluidità della storia viva da sempre di cambiamenti e non certo di arroccamenti figli della paura. È evidente, purtroppo, quanto le sue parole siano l’esito della fatica provata per la discriminazione di genere che marchia a fuoco qualunque attività umana, ma è ora il tempo di schierarsi tutti uniti – donne e uomini – per la conquista di un nuovo senso civile. Direttore o direttrice che sia, conto su di lei.

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