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Armageddon Italia: svuotare i supermercati è il modo “migliore” per soccombere al Coronavirus (e alla paura)

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Guardate questi scaffali vuoti, questi negozi presi d’assalto e spogliati, le semplici tracce della nostra ansia di devastazione quando comanda la paura: il saccheggio e l’accaparramento (anche quando educatamente paghiamo alla cassa) non sono il punto più alto della nostra lotta darwiniana per sopravvivere – come crede qualcuno – ma il festival dell’inutile.

Svuotare un supermercato non ci serve per uscire dall’incubo, ci aiuta a precipitarci dentro. Se si volesse essere altrettanto brutali bisognerebbe dire: con la paura e la dispensa piena si dura meno che con la dispensa vuota ma senza paura: è un’equazione infallibile.

coronavirus supermercati

Perché il problema non è più la dispensa, ma la paura. Non si tratta di fare moralismo: è una delle grandi leggi degli umani nei momenti in cui i comportamenti collettivi rompono i codici dati.

Non stiamo entrando dentro un bunker per sopravvivere all’inverno nucleare, infatti, stiamo affrontando un’influenza brutta, contagiosa, inquietante che ammazza 2,4 persone su 100 contagiati.

Non va sottovalutata in nessun caso, ovvio, ma non si deve perdere mai di vista la reale dimensione del problema. Tuttavia, spiegano i virilogi, c’è un unico fattore che può far crescere il tasso di mortalità di una epidemia: il caos.

La paura, dunque, è la benzina che alimenta il caos, l’unico fattore che rende la sopravvivenza più difficile. Perché, per quanto possa sembrare strano, le complicazioni fanno più danni del virus. Guardate questi scaffali, dunque, questi negozi e pensate a questa cosa: non ci si salva imitando il cattivo cinema, ma tenendo la testa sulle spalle.

 

 

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