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Scontro Italia-Francia: tutti i fronti aperti della “guerra diplomatica” tra i due paesi

Immagine di copertina

La Francia richiama l'Ambasciatore in Italia: come siamo arrivati fin qui e quali sono i fronti aperti dello scontro

Il governo francese ha richiamato l’ambasciatore a Roma Christian Masset. Non succedeva dal 1940, dopo la dichiarazione di guerra dell’Italia alla Francia. L’allora ambasciatore André François-Poncet lasciò palazzo Francese.

Di seguito alcuni link utili per fare chiarezza sulla situazione:

Scontro Francia-Italia: quali sono le conseguenze e cosa succederà adesso?
Italia e Francia, la “guerra” dei 100 anni: la storia lo dimostra
Tutti i fronti aperti della “guerra diplomatica” tra i due paesi
Perché i Cinque Stelle ce l’hanno tanto con la Francia
“Crisi senza precedenti” e “dichiarazioni esagerate”: i media francesi all’attacco dell’Italia

Dal secondo dopoguerra in poi, le relazioni tra i due paesi, in particolare dopo la creazione dell’Unione europea, non sono mai stati così tesi. Ma allora perché adesso si è arrivati allo scontro aperto tra il governo giallo-verde e Macron? Come siamo arrivati fin qui? Quali sono i fronti aperti?

Leggi anche: Perché i Cinque Stelle ce l’hanno tanto con la Francia

I francesi accusano il governo italiano di “attacchi senza precedenti”, di ingerenze e provocazioni.

“Le ultime ingerenze sono una provocazione ulteriore e inaccettabile, violano il rispetto dovuto all’elezione democratica fatta da un popolo amichevole e alleato e il rispetto che i governi democratici e liberamente eletti si devono reciprocamente”, si legge nel comunicato con cui Parigi ha richiamato il suo ambasciatore.

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella non ha celato la sua preoccupazione per la disgregazione progressiva dei rapporti con la Francia.

Leggi anche: Italia e Francia, la “guerra” dei 100 anni: la storia lo dimostra

Ecco nel dettaglio tutti i punti di attrito tra il governo italiano e quello francese:

Gilet Gialli

È la goccia che ha fatto traboccare il vaso: Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista hanno incontrato il 5 febbraio 2019 il leader dei Gilet Gialli, Christophe Chalençon.

Il leader pentastellato ha sottolineato che si tratta del “primo di tanti incontri, in cui abbiamo parlato dei nostri Paesi, dei diritti sociali, di ambiente e di democrazia diretta. Il vento del cambiamento ha valicato le Alpi. Ripeto. Il vento del cambiamento ha valicato le Alpi”.

“Il popolo francese è nostro amico e nostro alleato”, ma “rivendico il diritto di dialogare con altre forze politiche che rappresentano il popolo francese”, ha detto Luigi Di Maio.

L’altro vicepremier italiano, Matteo Salvini, si è detto “pronto e disponibile” a “voltare pagina con la Francia” per “il bene del popolo” italiano e a incontrare il presidente Macron: “Non vogliamo litigare con nessuno”, ha assicurato, senza però risparmiare nuove frecciate contro Parigi.

Il sostegno del M5s ai gilet gialli risale a settimane fa. “Non mollate, i 5 Stelle sono con voi”, aveva scritto il vicepremier in una lettera. Nel suo messaggio ai gilet gialli, il vicepremier parlava della nascita di “una nuova Europa. Quella dei gilet gialli, quella dei movimenti, quella della democrazia diretta”.

I grillini non sono sempre stati “nemici” di Macron: alcuni mesi fa il presidente dell’Eliseo era elogiato come colui che avrebbe riportato a una rifondazione dell’Europa e alle “missioni originarie che la comunità continentale si era data: la pace, la stabilità, il progresso economico, la tutela e la promozione dei popoli”.

“Egr. Sig. Presidente Macron, il Movimento 5 Stelle avrà modo di raccontarLe e spiegarLe chi siamo davvero, cosa vogliamo e come vediamo il futuro dell’Europa e dell’Italia nello scenario internazionale”, scriveva il 23 novembre 2017 Luigi Di Maio in una lettera aperta indirizzata al leader di En Marche, appena eletto all’Eliseo, individuando una serie di punti di contatto con il partito En Marche: un movimento molto giovane, senza gruppi di potere influenti alle spalle né rendite di posizione da proteggere.

Immigrazione: caso Aquarius e frontiera di Ventimiglia

Il governo francese definisce “vomitevole la decisione del governo italiano di chiudere i porti. La guerra è aperta: Salvini e Di Maio reagiscono dicendo che lezioni dalla Francia non ne accettano.

È il 12 giugno 2018 e il presidente francese Emmanuel Macron definisce “cinica e irresponsabile” la scelta di chiudere i porti per impedire l’attracco della nave Aquarius, con a bordo 629 migranti.

“L’Italia non può accettare lezioni ipocrite da paesi che in tema di immigrazione hanno sempre preferito voltare la testa dall’altra parte”, risponde con una nota la presidenza del Consiglio dei ministri.

L’ipocrisia di cui parla l’Italia riguarda i respingimenti a Ventimiglia, alla frontiera tra Italia e Francia.

Un dato diffuso a dicembre 2017 dalla polizia di frontiera italiana, evidenzia infatti che nel 2017 i respingimenti a Ventimiglia sono aumentati, per un  totale di circa 45mila persone respinte. In media si tratta di 130 persone al giorno, intercettate e rimandate in Italia.

I comportamenti violenti della polizia francese a Ventimiglia, e la violazione dei diritti dei migranti nella zona della frontiera, sono stati più volte denunciati dalle associazioni e dalle ong che lavorano al confine con la Francia.

Secondo il rapporto Se questa è Europa– diffuso da Oxfam, Diaconia Valdese e Asgi-Studi Giuridici per l’Immigrazione – i migranti bloccati in città si trovano in una condizione di estrema vulnerabilità. Tra questi, 1 su 4 è un minore che cerca di ricongiungersi con familiari o conoscenti in Francia, Inghilterra, Svezia o Germania.

La polizia francese, oltre a effettuare respingimenti in Italia anche quando viene inoltrata la richiesta di protezione internazionale, viola norme francesi e europee sul diritto umanitario. Tra le violazioni sono stati denunciati il fermo dei minori, e loro registrazione come maggiorenni; la falsificazione delle dichiarazioni sulla loro volontà di tornare indietro e la loro detenzione senza acqua, cibo o coperte, senza la possibilità di poter parlare con un tutore legale.

A marzo 2018 la tensione sale anche a Bardonecchia, una località sciistica in Piemonte diventata la nuova rotta dei migranti che provano a raggiungere il territorio francese.

Gli agenti delle dogane francesi hanno compiuto un blitz senza autorizzazione nei locali della stazione di Bardonecchia, dove si trova un centro di accoglienza della ong Rainbow4Africa, per svolgere un controllo sanitario a un migrante.

I locali in questione, di proprietà del comune di Bardonecchia, servono ai volontari della ong per dare sostegno ai migranti respinti dalla Francia, come ha spiegato a TPI il sindaco di Bardonecchia Francesco Avato.

“Da febbraio 2017, le stanze dove è avvenuta l’irruzione sono state date in concessione da RFI (le Ferrovie Italiane) alla polizia di Bardonecchia, che ne ha la piena disponibilità. Ci siamo attivati per chiederne la disponibilità e mettere quelle sale a disposizione del numero crescente di migranti che – intenzionati a compiere la nuova rotta verso la Francia – finivano per dover essere soccorsi e aiutati dai nostri volontari una volta riportati in stazione dalla polizia francese, che li aveva respinti al confine. È per questo motivo che, dopo aver istituito un tavolo operativo, abbiamo dato le sale ai volontari di Rainbow4Africa e ai mediatori culturali che stanno facendo un ottimo lavoro”.

Franco Cfa

Solo alcune settimane fa era esploso un altro “fronte” di guerra con la Francia. Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista avevano chiamato in causa il franco Cfa come responsabile dell’immigrazione dall’Africa: “Per fermare i flussi migratori occorre sanzionare Paesi come la Francia che non decolonizzano l’Africa”, aveva detto Di Maio.

“Se vogliamo continuare a parlare degli effetti”, l’arringa di Di Maio, “continuiamo con la retorica dei morti in mare che ovviamente sono una tragedia e hanno tutto il mio cordoglio, ma dobbiamo parlare delle cause perché se oggi c’è gente che parte è perché alcuni paesi europei con in testa la Francia non hanno mai smesso di colonizzare l’Africa”.

“Ci sono Paesi africani in cui la Francia” ha spiegato Di Maio “stampa una propria moneta, il franco delle colonie, e con quella moneta si finanzia il debito pubblico francese. Se la Francia non avesse le colonie africane sarebbe la 15esima forza economia mondiale. Invece è tra le prime grazie a quello che sta combinando in Africa”.

Per questo “la Ue dovrebbe sanzionare la Francia e i paesi che come la Francia stanno impoverendo l’Africa e stanno facendo partire quelle persone perché il luogo degli africani è in Africa, non in fondo al Mediterraneo. Se vogliamo fermare le partenze cominciamo ad affrontare questo tema e l’Italia si deve far sentire”.

Leggi anche: Che cos’è il franco Cfa e perché non ha nulla a che fare con i migranti che arrivano in Italia

Parole dure, quelle del capo politico del Movimento 5 stelle, che hanno suscitato l’immediata reazione della Francia: il ministero degli Esteri di Parigi ha infatti convocato l’ambasciatrice italiana, Teresa Cataldo, per avere “chiarimenti” sulle dure affermazioni di Di Maio.

Secondo quanto riferito dal gabinetto degli Affari europei le frasi del vicepremier italiano sulla Francia sono “inaccettabili e senza motivo”.

La strada scelta dal Movimento 5 stelle è però chiara: come Di Maio, anche Di Battista ha messo nel mirino la Francia, segno che la linea verso le prossime europee è quella di giocarsi la carta della forza politica “anti Macron”, tentando l’assalto – alla stregua di Matteo Salvini e della Lega – al consenso di quell’elettorato che guarda con favore ai gilet gialli.

Onu

Al centro della diatriba che vede da una parte l’Italia e dall’altra Francia e Germania c’è anche l’Onu. L’Italia ha suggerito alla Francia di affidare il seggio permanente della Francia nel consiglio di sicurezza Onu al contesto europeo e non più a un singolo Paese.

“Se la Francia vuole mettere a disposizione il proprio seggio nel Consiglio di sicurezza dell’Onu, parliamone e facciamolo nel contesto europeo, se davvero vogliamo dare importanza a tale contesto”.

La Francia infatti si era impegnata a far entrare anche la Germania nel Consiglio di sicurezza.

Fincantieri e Alitalia

“Non vogliamo giocare al concorso di chi è più stupido. Con l’Italia abbiamo molte cose da fare e vogliamo continuare a farle. Mi recherò in Italia quando il clima si sarà calmato”.

Questa la risposta data ai giornalisti dalla ministra per gli Affari europei, Nathalie Loiseau, al termine del consiglio dei ministri a Parigi quando le è stato chiesto se la Francia avesse intenzione di rispondere in qualche modo alle ultime affermazioni dei vicepremier italiani.

Nello specifico, i giornalisti hanno chiesto se l’Eliseo intendeva usare il caso Stx-Fincantieri o il dossier Alitalia per colpire il governo italiano.

“In Francia si dice che tutto ciò che è eccessivo è insignificante. Quando le dichiarazioni diventano eccessive per toni e quantità, diventano dunque insignificanti”, ha risposto la Loiseau, secondo cui gli attacchi rivolto da Luigi Di Maio e Matteo Salvini contro Macron sono “inutili”.

Tav

Un altro punto di attrito riguarda la linea ad Alta Velocità Torino-Lione, che sta peraltro spaccando anche lo stesso governo italiano.

Luigi Di Maio ha recentemente dichiarato: “Non mi sveglio ogni mattina pensando a ‘sto buco Torino-Lione, a come collegare gli italiani con i francesi, penso a come collegare meglio gli italiani con gli italiani, visti i problemi infrastrutturali che abbiamo, ci sarà il momento in cui leggeremo questa analisi costi-benefici”, non celando il suo fastidio per tutto ciò che accade Oltralpe.

“Chi se ne frega di andare a Lione!”, dice con grande leggerezza, più o meno calcolata, il ministro Toninelli.

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