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    Covid, chiusa l’inchiesta di Bergamo sulla gestione della prima ondata: indagati Conte, Speranza, Fontana, Gallera e gli esperti del Cts. Le accuse di epidemia colposa aggravata e omicidio colposo

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 1 Mar. 2023 alle 20:20

    A tre anni dall’inizio della pandemia da Covid-19 che nella provincia di Bergamo è costata migliaia di vite, è stata chiusa l’inchiesta aperta dal Procuratore aggiunto Maria Cristina Rota nell’aprile 2020: tra i destinatari degli atti ci sono l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il presidente della regione Lombardia Attilio Fontana e l’ex ministro della salute, Roberto Speranza.

    Insieme a loro funzionari e dirigenti chiamati a gestire l’emergenza della pandemia nel nostro paese, come il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro, l’ex coordinatore del Cts Agostino Miozzo, l’allora capo dellaprotezione civile Angelo Borrelli e il presidente del consiglio Superiore di sanità Franco Locatelli, e l’allora direttore dello Spallanzani Giuseppe Ippolito. Per Conte e Speranza gli atti sono stati inviati per competenza al tribunale dei ministri di Brescia. Due i temi rilevati dal pool di magistrati guidati dalla Rota: la mancata istituzione della zona rossa ad Alzano Lombardo e Nembro, bassa Valle Seriana, e il mancato aggiornamento e attuazione del Piano Pandemico che si sarebbe dovuto applicare anche a livello regionale.

    Il procuratore aggiunto di Bergamo Cristina Rota con i pm Silvia Marchina e Paolo Mandurino, sotto la super visione del procuratore Antonio Chiappani ha tirato le fila dell’inchiesta per epidemia colposa e l’atto di notifica sarà consegnato alle parti nelle prossime ore. Tre, in sostanza, i filoni dell’indagine: la repentina chiusura e riapertura dell’ospedale di Alzano, la mancata ‘zona rossa’ in Val Seriana e l’assenza di piano pandemico aggiornato per contrastare il rischio pandemia lanciato dall’Oms. In questi anni TPI si è occupata di questi importanti temi con un lungo filone di inchieste, racchiuse anche nell’ e-Book edito da Piemme-Mondadori dal titolo “Epidemia colposa? Le verità nascoste sulla mancata zona rossa nella Val Seriana”.

    In particolare, per la mancata zona rossa di Alzano e Nembro devono rispondere di epidemia colposa aggravata oltre a Giuseppe Conte, e al governatore lombardo Attilio Fontana, anche parecchi membri del Cts come Agostino Miozzo, Silvio Brusaferro, l’ex capo della prevenzione del Ministero della Salute Claudio D’amario e l’ex segretario generale Giuseppe Ruocco e l’attuale responsabile delle malattie infettive Francesco Maraglino.

    Secondo la procura, sulla scorta dei dati di Stefano Merler dell’Istituto Kessler di Trento, si sarebbero dovute attivare misure di contenimento nella bergamasca almeno a partire dal 26 febbraio.

    Sul piano pandemico l’inchiesta si sdoppia. A Bergamo si vuole procedere per la sua mancata attuazione nei confronti di Claudio D’Amario, Silvio Brusaferro, Angelo Borrelli e l’ex assessore al welfare della Lombardia Giulio Gallera.

    A Roma è invece destinato il filone per il mancato aggiornamento – il piano risaliva al 2006 come scoperto da Report – e vede tra gli indagati per omissione di atti di ufficio oltre ai dirigenti ministeriali Ruocco e Maraglino anche l’ex Oms Ranieri Guerra che a Bergamo è anche indagato per false informazioni ai pm.

    Gli ex Ministri della Salute Roberto Speranza, Giulia Grillo e Beatrice Lorenzin sono indagati per l’omessa istituzione o rinnovo del comitato nazionale per la pandemia”.

    L’INCHIESTA DI TPI SULLA MANCATA CHIUSURA DELLA VAL SERIANA PER PUNTI:

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