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Home » Esteri

A che punto è la guerra in Siria dopo la sconfitta dello Stato islamico

Immagine di copertina
Credit: Amer ALHAMWE / AFP

Siria guerra | Siria oggi | Idlib | Siria cartina | Rojava | Ypg italiani

Sono trascorsi otto anni dall’inizio della guerra in Siria, ma la totale pacificazione dell’area sembra ancora lontana.

S&D

Il 21 marzo le forze curdo-arabe hanno preso il controllo di Baghouz, ultimo villaggio ancora in mano ai miliziani dell’Isis, decretando così la sconfitta dello Stato islamico quale entità territoriale in Siria.

Sempre a Baghouz il 18 marzo ha perso la vita il combattente italiano Lorenzo Orsetti, che da un anno e mezzo si era unito alle YGP (Unità di protezione popolare curdo-arabe) per dare il suo contributo alla guerra contro l’Isis.

Io, combattente italiano in Siria al fianco dei curdi: “La guerra contro l’Isis non è finita”

Ma qual è la situazione in Siria oggi a otto anni dallo scoppio della guerra e dopo la fine del Califfato?

Siria guerra | Armi chimiche 

“Il regime di Assad ha usato nuovamente armi chimiche”. Questo il sospetto degli Stati Uniti nei confronti delle armi usate dal presidente siriano Bashar al-Assad, dopo l’attacco di domenica 19 maggio che ha violato il cessate il fuoco. Gli Usa si dicono pronti, insieme agli alleati, a “rispondere rapidamente e in modo appropriato” (Qui la notizia completa).

L’accusa mossa da Washington è stata però smentita dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, che conferma che il governo siriano non ha fatto uso nelle ultime 48 ore di armi chimiche nel nord-ovest del paese.

Siria guerra | Idlib

Nodo centrale per la fine della guerra siriana è la regione di Idlib, nel nord-ovest del paese.

La provincia è controllata da gruppi eterogenei, che vanno dai ribelli anti-Assad che hanno preso le armi contro il governo fin dall’inizio della rivolta fino ai jihadisti di Hay’et Tahrir al-Sham (HTS) appoggiati – indirettamente – dalla Turchia.

Dal 15 settembre vige una situazione di stallo nella regione, da quando Mosca – alleato del presidente siriano Bashar al Assad –  e Ankara hanno firmato un accordo per la creazione di una de-escalation zone di 15-20 chilometri intorno alla provincia.

La parte interna è pattugliata dalle forze turche, quella esterna dai militari russi.

La tregua però è stata infranta più volte e dal 30 aprile i raid delle forze governative e russe nella zona sud della provincia si sono intensificati, tanto da far pensare ad una imminente offensiva contro Idlib.

Il governo siriano vorrebbe riprendere il controllo della provincia, anche se nel breve periodo il suo obiettivo sembra essere la riconquista dell’autostrada che attraversa l’enclave ribelle e che collega Hama e Aleppo.

Siria oggi – A inizio maggio le forze del presidente Assad con il supporto della Russia hanno ripreso il controllo di Qalaat al-Madiq, Tal Hawash, Al-Karkat, dopo aver conquistato Kfar Nabudah.

Gli attacchi contro la zona sono proseguiti per tutto il mese, mentre la Turchia ha inviato nuove armi ai ribelli e ai miliziani qaedisti per evitare che la provincia torni nelle mani di Damasco.

La riconquista di Idlib è fondamentale per il governo di Assad: il presidente potrebbe affermare ulteriormente il suo potere, riprendere il controllo di un territorio al confine con la Turchia e in cui hanno trovato rifugio ribelli e jihadisti; ma è una zona strategica anche per la vicinanza con la base militare russa di Latakia.

In questa stessa zona il 22 maggio è stato ritrovato l’italiano Alessandro Sandrini: l’uomo era stata rapito nel 2016 al confine tra Siria e Turchia. È stato liberato nella zona di Idlib dall’ala siriana della galassia di al Qaida.

Siria guerra | Afrin

Altro nodo da risolvere riguarda la sorte del cantone di Afrin, occupato dalle forze militari turche fin dal 2018, anno dell’operazione Ramoscello d’Ulivo.

Secondo fonti locali a inizio maggio il governo di Ankara ha avviato la costruzione di un muro per isolare il cantone del resto della Siria e annetterlo alla Turchia.

Afrin è salita agli onori della cronaca quando i militari turchi ne hanno preso il controllo nel 2018 a seguito dell’offensiva contro le forze curdo-arabe e un lungo assedio.

Nell’area è stata attuata una vera e propria sostituzione etnica, con la popolazione curda allontanata dal governo turco, che da anni cerca di evitare che l’esperimento del Rojava si ripeta anche in altre zone al confine con la Turchia.

Siria guerra | Isis

L’Isis è stato territorialmente sconfitto in Siria il 21 marzo 2019, con la caduta del villaggio di Baghouz, ma cellule dormienti continuano a rappresentare un pericolo tanto nell’area di Deir er Zor quanto in quella di Idlib.

A maggio fonti in loco hanno raccontato di miliziani dello Stato islamico che cercavano di infiltrarsi nell’area, dando vita a scontri con i qaedisti.

A fine aprile un’autobomba è esplosa a Jisr el Shugur, non lontano da Idlib, uccidendo 23 persone: si tratta solo di uno degli attacchi dei jihadisti in Siria dopo la sconfitta dello Stato islamico.

A ciò si aggiunge il ritorno di al Baghdadi, che dopo anni di latitanza il 29 aprile ha rilasciato un nuovo video in cui prometteva vendetta per la fine dell’Isis in Siria.

Siria oggi | Il Rojava

Nel contesto della guerra si colloca la nascita della Federazione della Siria del Nord, un esperimento socio-politico portato avanti dai curdi e dai popoli che abitano la regione settentrionale e che si propone di riorganizzare la vita delle comunità locali attraverso una nuova forma di organizzazione che prende il nome di Confederalismo democratico.

Il principio alla base del Rojava è la partecipazione comunitaria, ma non solo: si tratta infatti di una vera e propria rivoluzione politica e sociale che si oppone al capitalismo e al patriarcato proponendo un modello di  democrazia dal basso, in cui le donne hanno gli stessi diritti e doveri degli uomini, oltre a promuovere il rispetto per l’ambiente.

“Vi spiego come funziona Jinwar, il villaggio siriano di sole donne che vuole abbattere il patriarcato”
La storia di Rojava, società utopica curda al confine dei territori dell’Isis

Ypg italiani

Nel corso del conflitto in Siria sono stati diversi gli italiani – e non solo – che si sono diretti in Siria per difendere il Rojava e la rivoluzione del Nord siriano.

Uno di loro, Lorenzo Orsetti, ha perso la vita a Baghouz nell’ultima offensiva delle YPG (le Unità di protezione popolari) contro l’Isis.

Qui le interviste realizzate da TPI ai combattenti e attivisti italiani in Siria:

Io, combattente italiano in Siria al fianco dei curdi: “La guerra contro l’Isis non è finita”
L’italiana che ha combattuto contro l’Isis a TPI: “Ecco perché sono andata in Siria a unirmi alle Ypj”
“Io e Lorenzo abbiamo combattuto insieme in Siria. Vi racconto chi era”
“La procura di Torino ci accusa di essere andati in Siria per imparare a usare le armi, e non per sconfiggere Isis”: attivista a TPI
Ex combattente italiano in Siria a TPI: “L’Isis è sconfitto, questa è anche la vittoria di Lorenzo
“Quello di Lorenzo è stato un atto di estrema generosità”: parla l’amico Jacopo, anche lui attivista in Siria

Siria cartina

 

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