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Il gobbo di Notre Dame, la toccante storia di Quasimodo ed Esmeralda che ha incantato il cinema

Immagine di copertina

“Parigi si sveglia e si sentono già le campane a Notre Dame”. L’orribile incendio divampato nella giornata del 15 aprile 2019 ha colpito uno dei simboli di Parigi, un luogo che la Disney non ha soltanto scelto come cuore della capitale parigina ma soprattutto come casa del suo Gobbo.

“E Frollo diede al bambino un nome crudele, un nome che significa “formato a metà”: Quasimodo!”. Il Gobbo di Notre Dame nacque dalla penna di Victor Hugo, un romanzo (intitolato Notre-Dame de Paris) quasi profetico che richiamava nelle sue pagine “una grande fiamma tra i campanili”.

Nel 1996, il Gobbo e il suo campanile furono portati in casa Disney, che si occupò di rendere la storia degna dei suoi classici d’animazione con un tocco d’amore tormentato.

Come è stato possibile che Notre Dame sia andata a fuoco

Sulle note della colonna sonora di Alan Menken, la storia ci porta nella lontana Parigi del ‘400. Seguendo la narrazione di Clopin, abile burattinaio, veniamo portati nel mondo di Quasimodo, un bambino in fasce strappato alle braccia della madre e preso dal crudele giudice Frollo, non per volontà ma per imposizione.

Il bambino deforme viene confinato “là dove nessuno lo vedrà”, nella solitudine del campanile di Notre Dame. Gli anni lasciano il posto a una versione adulta del Gobbo, un ragazzo fatto ormai uomo che trae piccole gioie dalla vita, in compagnia del trio di buffi gargoyle e una vista mozzafiato: quella di Parigi, quando si sveglia al mattino e va a dormire la sera. Dall’alto della sua cattedrale, Quasimodo ci ha mostrato un mondo di cui è soltanto spettatore senza poterne assaggiare la vera essenza.

Una vita ferma e passiva, finché non è arrivata Esmeralda. La bella gitana dagli occhi verdi ha fatto breccia nel cuore solitario del gobbo e gli ha mostrato i veri colori del mondo, nonché l’ignobile natura di Frollo. La sequenza che vede protagonista Esmeralda all’interno della cattedrale, in una fase delicata come questa, ci ricorda la bellezza mastodontica della struttura seppur con fattezze animate.

E, anche se il Gobbo ha tentato di cogliere il richiamo della libertà perché “nessuno vuole confinarsi quassù per sempre”, in realtà è proprio alla cattedrale di Notre Dame che sceglie di tornare.

La vignetta realizzata da Cristina Correa Freile rende chiaro il legame indissolubile tra il Gobbo e la sua Notre Dame.

Il Gobbo in lacrime. Crediti: Cristina Correa Freile

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