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Cosa è successo il 2 febbraio nel mondo

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Un riassunto semplice e chiaro di quello che è successo oggi nel mondo

Stati Uniti: gli studenti dell’università di Berkeley, in California, hanno protestato contro la visita di Milo Yiannopoulos, del sito di estrema destra Breitbart News, legato al consigliere strategico di Trump, Stephen Bannon. In seguito agli scontri, l’università ha deciso di annullare la controversa visita. Yiannopoulos è un acceso sostenitore del presidente Donald Trump. Centinaia di studenti si erano radunati nel campus, inducendo la polizia antisommossa a intervenire. La polizia ha sparato gas lacrimogeni e il campus è stato messo in isolamento.

– Romania: migliaia di cittadini rumeni hanno protestato nella capitale Bucarest contro il governo, dopo l’approvazione di un decreto che potrebbe liberare decine di funzionari in carcere per corruzione. Una folla di almeno 150mila manifestanti si è riunita di fronte agli uffici governativi di Bucarest, in una delle più grandi manifestazioni mai viste in Romania. Proteste anche in altre città del paese. Alcuni manifestanti hanno lanciato petardi e fumogeni contro la polizia, che ha risposto con gas lacrimogeni. Il governo di sinistra, guidato dal primo ministro Sorin Grindeanu del Partito Socialdemocratico (PSD), ha dichiarato che il decreto era necessario per fronteggiare il sovraffollamento nelle carceri. Ma secondo i suoi oppositori, si tratta piuttosto di una mossa per liberare i suoi alleati condannati per corruzione.

– Francia: il 69 per cento dei cittadini francesi vorrebbe che il candidato di centro-destra François Fillon facesse marcia indietro nella corsa alle presidenziali. La sua popolarità è stata duramente scalfita dopo lo scandalo che ha visto coinvolto l’ex premier per il lavoro da assistente parlamentare retribuito ma mai svolto della moglie Penelope. Un sondaggio di Harris Interactive, condotto per conto della radio francese RMC e Atlantico, ha aggiunto che Alain Juppé è il candidato preferito per sostituire Fillon come candidato presidenziale per il partito repubblicano.

– Stati Uniti: una telefonata tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il premier australiano Malcolm Turnbull ha messo in discussione l’accordo sul reinsediamento dei rifugiati siglato con la precedente amministrazione Obama. Il Washington Post ha riferito che Trump ha definito la conversazione “la peggiore in assoluto” con un leader straniero. L’amministrazione Obama aveva accettato di accogliere 1.250 richiedenti asilo in Australia e reinsediarli negli Stati Uniti. il governo australiano ha rifiutato di accettarli e li tiene in centri di detenzione nelle isole del Pacifico di Nauru e Papua Nuova Guinea.

– Regno Unito: mercoledì 1 febbraio Nigel Farage, l’ex leader del Partito per l’indipendenza del Regno Unito (Ukip), pro Brexit e pro Trump, è intervenuto al Parlamento europeo. Nel frattempo, un suo collega ha silenziosamente contestato il suo intervento, in un gesto accolto da risate e polemiche sulla rete. Farage era intento a difendere il Muslim Ban emanato dall’amministrazione Trump, sostenendo il diritto del governo statunitense di portare avanti l’ordine esecutivo nonostante la contrarietà dell’Unione europea. 

– Romania: le dimostrazioni e la rabbia popolare hanno convinto alcuni membri dell’esecutivo a fare un passo indietro: mercoledì è stata la volta di un sottosegretario, mentre giovedì 2 febbraio ha annunciato le proprie dimissioni anche il ministro del Commercio Florin Jianu, “per ragioni morali e per il bene dei miei figli”. I rumeni accusano l’amministrazione socialdemocratica guidata da Sorin Grindeanu di aver approvato misure che vanificano la lotta alla corruzione e hanno inscenato le più grandi manifestazioni di piazza da quasi trent’anni, da quando cioè le proteste popolari portarono alla caduta di Nicolae Ceausescu nel 1989.

– Europa: il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha dichiarato che è possibile chiudere la rotta migratoria del Mediterraneo centrale. “L’Ue ha dimostrato di essere capace di chiudere le rotte di migrazione irregolari, come ha fatto con quella del Mediterraneo orientale. Ora è tempo di chiudere la rotta dalla Libia all’Italia”, ha detto Tusk. “Ho parlato a lungo col premier italiano Paolo Gentiloni ieri e posso assicurare che possiamo riuscirci. Quello che serve è la piena determinazione a farlo. Lo dobbiamo prima di tutto a chi soffre e rischia la vita, ma lo dobbiamo anche agli italiani e a tutti gli europei”, ha dichiarato il presidente dopo aver incontrato il primo ministro libico Fayez al-Serraj. Secondo Tusk, l’Unione europea e la Libia hanno un interesse in comune a ridurre il flusso migratorio.

Stati Uniti: sono almeno 75 i manifestanti arrestati dalle autorità del Nord Dakota che protestavano nei pressi di un ponte diventato negli ultimi mesi il punto focale delle proteste contro la realizzazione dell’oleodotto nelle aree intorno a Cannon Ball, non lontano dalla riserva di Standing Rock. Le persone fermate appartengono a un gruppo di attivisti che lo sceriffo della contea di Morton ha definito “canaglie”, in quanto avevano allestito un campo abusivo all’interno di una proprietà privata a sud di Backwater Bridge. Il ponte attraversa la superstrada 1806 in Nord Dakota. Lo hanno reso noto le autorità locali in un comunicato stampa. Gli agenti avevano intimato al gruppo di attivisti di lasciare immediatamente l’area occupata, ma quando sono arrivati al sito intorno alle 15.30 locale hanno dovuto evacuare le persone presenti con l’impiego della forza, imponendo loro prima di lasciarlo di ripulire tutto quanto. 

– Germania: le autorità tedesche hanno stilato una lista di 570 islamisti classificati come potenziali minacce perché in grado di “compiere attentati o atti di violenza motivati politicamente”. La metà di loro si trova in territorio tedesco e una novantina sono in carcere. È quanto ha reso noto l’agenzia di stampa tedesca Dpa, citando la Polizia criminale federale (Bka). In tutto il paese, sono stati avviati 760 procedimenti investigativi che coinvolgono mille individui sospettati di avere legami con il terrorismo di matrice islamica.

– Filippine: il presidente delle Filippine Rodrigo Duterte non rinuncia alla sua guerra alla droga e annuncia che firmerà un decreto per autorizzare le forze armate a combattere il narcotraffico, giovedì 2 febbraio 2017. Duterte, noto per le sue esternazioni controverse e spesso criticato dalla comunità internazionale per il suo presunto disprezzo dei diritti umani, ha anche detto che non esiterà a uccidere altre persone se dovrà farlo. Il presidente delle Filippine ha escluso di dichiarare la legge marziale e ha assicurato di non aver bisogno di poteri straordinari, ma non potendosi più fidare delle forze dell’ordine ha deciso di rivolgersi ai militari.

– Turchia: nel corso delle ultime 24 ore, l’aeronautica turca ha ucciso 51 miliziani dell’Isis in Siria. Un comunicato delle forze armate turco rende noto giovedì 2 gennaio 2017 che i propri jet hanno colpito 85 obiettivi del sedicente Stato islamico nelle aree di al-Bab, Tadif, Kabbasin e Bzagah, inclusi edifici e veicoli.

– Italia: il ministro italiano della Giustizia Andrea Orlando, intervenendo davanti commissione Affari costituzionali della Camera e parlando di terrorismo islamico, ha dichiarato che “la condizione di relativa tranquillità dell’Italia potrebbe mutare”, giovedì 2 febbraio 2017. Orlando ha reso noto che i detenuti monitorati nelle carceri italiani sono 393 e rappresentano diversi gradi di minaccia. Centotrenta non hanno mostrato segnali concreti di radicalizzazione; 88 non sono ancora classificati come radicalizzati ma hanno manifestato simpatie per l’estremismo islamico; 175 sono a “forte rischio di radicalizzazione”.

– Yemen: il Pentagono ha avviato un’indagine sul disastroso raid delle forze speciali statunitensi contro una presunta base di al-Qaeda in Yemen nel quale sono morti diversi civili. Si è trattata della prima operazione del genere approvata dal presidente Donald Trump ma, secondo alcuni ufficiali americani citati da New York Times e Reuters, la decisione è stata presa senza adeguate informazioni d’intelligence, preparazione e supporto sul campo.

– Stati Uniti: con una breve cerimonia di giuramento nello studio ovale della Casa Bianca, mercoledì primo febbraio, Rex Tillerson è stato confermato come 69esimo segretario di stato: scelto dal presidente Trump è stato eletto con un 56 voti a favore e 43 contrari.

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