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Home » Esteri

Il Pentagono indaga sul raid Usa in Yemen che ha ucciso donne e bambini

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Secondo fonti anonime militari, il presidente Trump approvò l'operazione senza adeguate informazioni d’intelligence, preparazione e supporto

Il Pentagono ha avviato un’indagine sul disastroso raid delle forze speciali statunitensi contro una presunta base di al-Qaeda in Yemen nel quale sono morti diversi civili.

S&D

Si è trattata della prima operazione del genere approvata dal presidente Donald Trump ma, secondo alcuni ufficiali americani citati da New York Times e Reuters, la decisione è stata presa senza adeguate informazioni d’intelligence, preparazione e supporto sul campo.

Dopo aver inizialmente negato la presenza di vittime civili in seguito al bombardamento di domenica 29 gennaio 2017, il comando centrale degli Stati Uniti ha ammesso che tra di esse vi erano donne e bambini, ma insiste che alcune delle donne erano armate.

Il Pentagono aveva riferito che uno degli uomini delle forze speciali della Marina degli Stati Uniti, William Owens, e 14 miliziani sono stati uccisi in un raid nella provincia di al-Bayda. Il personale medico intervenuto sul posto aveva invece parlato di una trentina di vittime inclusi dieci tra donne e bambini.

L’operazione era stata preparata sotto l’amministrazione Obama ma non era stata confermata. Fu poi approvata cinque giorni dopo l’insediamento di Trump dallo stesso neopresidente e dai suoi più stretti consiglieri, incluso il genero Jared Kushner e Stephen Bannon, nonché dal segretario alla Difesa generale Jim Mattis.

Ma le informazioni che emergono dalle fonti militari raccontano di una serie di errori tattici. Gli abitanti dei villaggi della zona avevano notato i droni che volavano a una quota insolitamente bassa e avevano capito che ci sarebbe stato un raid.

Le forze speciali, cui non era stato fornito sufficiente materiale d’intelligence, si erano trovate davanti postazioni fortificate e mine antiuomo, ed erano stati ingaggiati in pesanti scontri a fuoco per quasi un’ora. Dei mezzi aerei mandati in aiuto ai militari, uno aveva incontrato problemi tecnici e si era schiantato ferendo i due piloti.

Tra le vittime civili del fuoco aereo anche una bambina di otto anni, Nawar al-Awlaki, che secondo quanto è emerso successivamente aveva cittadinanza americana. Il padre Anwar al-Awlaki era infatti un propagandista di al-Qaeda di nazionalità statunitense rimasto ucciso nel settembre del 2011 in un altro raid lanciato da Washington.

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