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Home » Esteri

Il musicista curdo annegato nell’Egeo abbracciato al suo violino tentando di raggiungere l’Europa

Immagine di copertina

Quando la famiglia di Baris Yazgi, 22 anni, ha appreso la notizia di una barca di rifugiati affondata nel Mar Egeo ha iniziato a preoccuparsi.

Il ragazzo, un curdo originario di Siirt, città nell’omonima provincia turca, era scomparso da casa da due giorni.

Il giovane, all’insaputa della famiglia, aveva deciso di imbarcarsi con altri 16 profughi nel disperato tentativo di raggiungere l’Europa. Il fatto risale al 5 maggio 2017, esattamente due anni fa.

Il suo sogno era quello di raggiungere il Belgio per iscriversi a una scuola di musica e imparare a suonare alla perfezione il suo violino.

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Lo hanno trovato cadavere nelle acque che bagnano l’isola di Lesbo, abbracciato al suo amato strumento, dopo che l’imbarcazione di fortuna sulla quale viaggiava è affondata il 23 aprile.

Al naufragio sono sopravvissute solo due persone: una donna incinta della Repubblica Democratica del Congo e un’altra donna del Camerun.

Come racconta l’Independent, Baris era il più giovane di 9 fratelli e, dopo aver vissuto un’adolescenza travagliata, aveva scoperto la passione per il violino.

“Lo abbiamo riconosciuto attraverso le immagini“, ha raccontato il fratello di Baris, Cengiz Yazgi.

“Amava così tanto il suo violino che non lo ha lasciato nemmeno mentre affogava”, ha proseguito. “Non so perché sia salito su quell’imbarcazione, suppongo che fosse perché non aveva più speranza”.

Nel disperato tentativo di raggiungere l’Europa, Baris era salito su quella nave, come milioni di persone prima di lui.

La morte del giovane curdo ha causato uno shock tra amici a Istanbul e in tutta la Turchia, che ora è abituata a vedere i siriani, gli iracheni e gli afgani annegare dalle sue coste.

Un’ex fidanzata di Baris, che ha scelto di restare anonima, ha raccontato che gli amici erano “ancora scioccati”.

“Era un ragazzo difficile“, ha detto la ragazza all’Independent. “Era aggressivo a scuola e fuori, ma quando amava qualcuno – come amico o come fidanzato – dimostrava di fare qualsiasi cosa per l’altra persona”.

Cengiz, anche lui musicista, cinque anni fa aveva regalato il violino al fratello Baris, per “proteggerlo dalle cattive abitudini”.

“Ha fatto molta strada, era bravo”, ha ricordato. “Stava persino dando lezioni agli studenti”.

“Amava la musica, in particolare quella classica occidentale e la suonava”.

Baris suonava nei caffè e per le strade di Istanbul, mentre faceva piccoli lavoretti e veniva pagato per le lezioni di musica, ma sognava un’educazione musicale più formale.

Aveva iniziato a prendere lezioni di inglese, chiedendo al suo insegnante se questa qualifica lo avrebbe aiutato a ottenere un visto in Europa.

Ma Baris non aveva un lavoro, né assicurazione, né denaro: nessuno dei requisiti necessari per ottenere un visto legale.

“Come mia madre ha iniziato a preoccuparsi sempre di più, ho chiamato la guardia costiera per chiedere se Baris era una delle vittime del naufragio”, ha raccontato Cengiz.

“Non aveva documenti di identità con sé, aveva lasciato la sua tessera sanitaria turca in casa, così ho chiesto se c’era anche un ragazzino, forse un ragazzo con un violino.

“La guardia costiera ha conferamto che un ragazzo con un violino era una delle vittime”.

La famiglia di Baris è ancora sconvolta dallo shock. La madre e la sorella sono sotto cure psicologiche.

Il violinista è stato sepolto a Istanbul, dove alcuni musicisti stanno organizzando un memoriale suonando alcuni dei suoi pezzi originali,

“Le autorità mi hanno dato il suo violino e gli abiti che aveva indossato”, ha detto Cengiz. “Bisogna fare qualcosa per prevenire queste situazioni drammatiche”.

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