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“Lorenzo è un martire, non è morto perché ha deciso di donare a tutti la sua vita”, l’ultimo saluto a Firenze a “Orso”

Immagine di copertina

Il 23 giugno 2019 Firenze ha accolto Lorenzo Orsetti, il ragazzo di 33 anni ucciso in Siria dall’Isis.

Nella mattina in tanti si sono radunati per accompagnare la salma fino al centro SMS di Rifredi, dove resterà fino alla mattina di lunedì 24 giugno, quando si terranno i funerali in forma privata nel cimitero delle Porte Sante. TPI era presente alla commemorazione.

Nel pomeriggio è intervenuto il padre di Lorenzo, che ha ringraziato tutti i presenti, per “la forza e la determinazione che avete dentro e che mettete ogni giorno nella lotta che portate avanti”.

Secondo il padre, Lorenzo ha insegnato alcune cose con la sua vita, una di queste è che non si lotta da soli, non si deva mai perdere la speranza, essere capaci di sacrificare qualche cosa di noi per quello in cui crediamo.

“Spero che la sua vita smuova qualcosa nella nostra società. Lui è andato a combattere con i curdi ma quella dei curdi è anche la nostra lotta, quella internazionale messa tante volte in campo e che ha portato gli italiani a combattere là dove libertà e democrazia sono messi in discussione”, ha detto il papà di “Orso”.

“E anche la lotta a casa nostra contro il fascismo e a favore della solidarietà, della vicinanza, dei più deboli, della democrazia e della partecipazione. Spero che la società riparta, voglio far mia la speranza di Lorenzo in questo. Dobbiamo iniziare a essere quella società che vogliamo”, dice ancora durante la commemorazione.

Prende la parola anche un’altra combattente, Maria Marcucci, detta Eddi. “I martiri non muoiono perché donare la vita è il contrario di perderla quindi Lorenzo ha deciso di donare a tutti la sua vita” Il suo sacrificio ci insegna che si può morire prima che il cuore si fermi e che si può sopravvivere anche dopo il suo ultimo battito”.

“Ti ricorderemo ogni giorno la vita finisce nell’indifferenza. Ci manchi, ti vorremmo qui ma tu sei qui ed ecco perché siamo convinti che la morte di un combattente sia un dolore ma non una tragedia perché la tragedia si consuma in ogni giorno in cui accettiamo l’ingiustizia”, dice lei.

“Lorenzo è partito per combattere contro la prevaricazione e sfruttamento e solitudine. È stato un combattente valoroso, ma quando pensiamo al suo coraggio ancora più alto del rumore delle armi deve risuonare la sua risata perché lì possiamo trovare la ragione di una lotta che ci unisce in tutto il mondo. Sentirsi vicini quando siamo diversi, sfidare le barriere e sentire la sofferenza altrui ovunque. Se vogliamo vedere quella tempesta dobbiamo essere ogni giorni quella goccia”, conclude.

“Mio figlio è un partigiano, la politica ha paura di certi ideali”: parla a TPI il padre di Lorenzo, il combattente italiano morto in Siria

Per tutta la giornata di oggi nel centro SMS si è tenuta la camera ardente per Orso e “tutti coloro che vorranno portare un saluto o un omaggio a Lorenzo potranno farlo, con interventi, letture, riflessioni. Nel corso della giornata saranno proiettati materiali video, fotografie e videomessaggi inviati dai compagni in Rojava”, si legge sulla pagina Facebook del Coordinamento Toscana per il Kurdistan.

Intorno alle 17 del pomeriggio si terrà invece un “momento ufficiale” per ricordare Lorenzo Orsetti.

Qui la diretta di TPI 

Il rientro della salma in Italia

Sono trascorsi tre mesi da quando Lorenzo Orsetti è stato ucciso a Baghouz, in Siria, mentre combatteva al fianco delle forze curdo-arabe per liberare l’ultimo villaggio ancora in mano all’Isis.

“Io e Lorenzo abbiamo combattuto insieme in Siria. Vi racconto chi era”

Dopo due giorni nelle mani dei jihadisti, i compagni di Tekoser sono riusciti a recuperare il suo corpo e a riportarlo in Rojava con tutti gli onori in attesa della decisione dei genitori sul luogo della sepoltura. Nel suo testamento, Lorenzo aveva detto di voler essere sepolto nel cimitero dei martiri nella Siria del Nord, ma aveva lasciato alla famiglia la decisione finale.

L’ultimo messaggio di Lorenzo Orsetti: “Sono morto facendo quello che ritenevo più giusto”

Il rientro della salma in Italia ha richiesto diversi mesi a causa della mancanza di rapporti diplomatici diretti tra l’Italia e la Federazione democratica della Siria del Nord, non riconosciuta a livello internazionale.

Il 5 maggio era arrivata la notizia che Şehid Tekoser” aveva lasciato “il Rojava con tutti gli onori militari. Sarà seppellito nella sua terra. È caduto come un grande rivoluzionario, la sua speranza sopravvive nella rivoluzione e nei nostri cuori”.

La salma era stata portata a Erbil, in Iraq, ma è arrivata in Italia soltanto il 31 maggio. Una volta a Roma, la procura ha però chiesto degli accertamenti ritardando la consegna del corpo alla famiglia. Da qui il continuo ritardo nei funerali, celebrati il 24 giugno.

Chi era Lorenzo Orsetti

Lorenzo Orsetti, 33 anni, originario di Firenze, è morto il 18 marzo combattendo contro l’Isis nel villaggio di Baghouz dopo essersi unito un anno e mezzo prima alle forze curdo-arabe del Rojava.

TPI lo aveva intervistato il 4 marzo per sapere come stava procedendo la riconquista degli ultimi territori controllati dai jihadisti.

Nel rispondere alle nostre domande, aveva raccontato come si fosse unito alle YPG (Unità di protezione del popolo) perché credeva nella rivoluzione che la popolazione del Rojava stava portando avanti.

“Volevo vedere la rivoluzione con i miei occhi, capire come si fa, cosa riesce e cosa no. Inoltre mi sembrava la cosa giusta: c’erano diversi ideali che mi attraevano e nei quali mi riconosco, come quelli di autogoverno e organizzazione dal basso”, aveva risposto Lorenzo.

Io, combattente italiano in Siria al fianco dei curdi: “La guerra con l’Isis non è finita”

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