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Emma, tra le prime italiane a sottoporsi al vaccino negli Usa, a TPI: “È la luce in fondo al tunnel”

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Credit: Emma Giuliani

“Aspettavamo questo vaccino da tempo, ci dà un po’ di speranza e anche un po’ di sicurezza”. A sentire la voce di Emma Giuliani, 34enne romana, tra le prime italiane a vaccinarsi contro il Covid-19 negli Stati Uniti e nel mondo, si prova una certa emozione. Emma vive in Michigan dove ha ricevuto la prima dose del vaccino Pfizer e a inizio gennaio andrà a fare il richiamo. Anche il neo-presidente Biden lunedì in diretta tv ha ricevuto la sua dose lanciando un appello agli americani: “Fatelo tutti, è sicuro”. Un messaggio rassicurante, che non cela però la preoccupazione per un’ondata di contagi e di vittime che oltreoceano non accenna ad arretrare, e che già conta oltre 17,8 milioni di casi e quasi 320 mila morti.

Da un recente sondaggio condotto da Reuters-Ipsos emerge che solo il 61% di chi vive negli Usa si dice pronto a ricevere la dose. Si tratta di una percentuale inferiore a quel 70% ritenuto necessario dagli esperti per raggiungere l’immunità di gregge. Intanto dopo diversi mesi di trattative il Congresso degli Stati Uniti ha raggiunto l’accordo su un pacchetto da 900 miliardi di dollari per il primo piano di aiuti dopo mesi all’economia in crisi per il Coronavirus.

Mentre negli Usa è una corsa contro il tempo degli scienziati per capire quali siano le caratteristiche e i reali rischi legati alla variante inglese del Covid-19, le prime sperimentazioni confermano la validità del vaccino anche contro i nuovi ceppi. L’avvio della vaccinazione in Italia ci sarà il 27 dicembre, una data fondamentale per iniziare a vedere la luce in fondo a un tunnel lunghissimo, fatto di perdite enormi che in Italia, più che in altri Paesi, non accenna a diminuire.

Emma è un brillante medico specializzato in infertilità, laureata a Tor Vergata si è poi specializzata in ginecologia e ostetricia e oggi lavora al Ferility Center a Grand Rapids nel Michigan. Come medico è stata tra le prime a essere contattate per sottoporsi al vaccino e ha raccontato la sua esperienza a TPI.

Come sei stata contattata?

Via mail. Hanno iniziato con tutto il personale ospedaliero per la somministrazione del vaccino Pfizer, quello che prevede due richiamo a tre settimane di distanza. Hanno contattato tutti gli impiegati dell’ospedale inviando un questionario nel quale chiedevano chi fosse disponibile a vaccinarsi. Alcuni giorni dopo aver spedito la risposta, sono stata contattata per telefono e mi hanno confermato appuntamento. Ieri sera ho fatto la prima dose. È andata benissimo, praticamente come un vaccino influenzale. Mi hanno fatto rimanere in clinica per 15 minuti giusto per vedere se avevo reazioni allergiche.

Come funziona, c’è obbligatorietà per il personale medico?

Il vaccino non è obbligatorio. In ambito sanitario non credo ci siano molte persone che hanno rifiutato. Hanno ricevuto 6mila dosi questa settimana, l’intento è di vaccinare tutto l’ospedale. La situazione negli Usa è allarmante.

C’è scetticismo nei confronti del vaccino?

In ambito medico ci sono pochi no-vax, ma di sicuro ci sono molte persone che non vogliono vaccinarsi. Credo le percentuali siano simili all’Italia.

Quali sono le aspettative verso il vaccino?

Tutti i miei amici sono dottori, medici, infermieri, tutti aspettavano questo vaccino da tanto tempo, ci dà un po’ di speranza e un po’ di sicurezza. Quello della Pfizer sembra il più sicuro, dà una copertura del 97% dopo la seconda dose, è promettente. Le più grandi associazioni di ginecologia e ostetricia in America stanno promuovendo il vaccino anche per le donne incinte o che stanno allattando e anche per tutte le coppie che stanno tentando di avere un figlio.

Non ci sono rischi maggiori per queste categorie che invece inizialmente erano state escluse da tutti i clinical trial. Personalmente ancora sto allattando. Sicuramente allatterò un po’ di più per trasmetterle qualche anticorpo a mia figlia, perché il vaccino per il momento non è previsto per i bambini.

Quale sarà la procedura in Michigan?

Qui si inizia con medici, personale ospedaliero, personale di primo soccorso e poi insegnanti e categorie a rischio, poi penso a tutta la popolazione.

Da italiana all’estero cosa hai provato nel vedere l’Italia nella morsa della pandemia?

Mia figlia è nata lo scorso dicembre, i miei genitori sono stati qui con me per tre mesi, nel periodo più brutto per l’Italia, eravamo preoccupati per la famiglia, gli zii, i nonni. Dopo qualche mese negli Stati Uniti la situazione è stata ancora peggio che in Italia. Credo il governo italiano abbia adottato tutte le misure giuste. Lo stato del Michigan dove vivo è stato uno dei pochi a fare il lockdown.

Va considerato che l’America è diversa rispetto all’Italia, oltre le grandi città, qui è più semplice fare isolamento: le distanze sono maggiori, c’è più spazio fisico. A parte Detroit, le città sono piccole. Anche se hanno chiuso ristoranti, centri commerciali, ce la siamo cavata abbastanza bene.

Cosa pensi delle mutazioni del virus?

Dicono che questo vaccino ci darà copertura per qualche mese, praticamente sarà un’immunizzazione tipo vaccino influenzale. Credo finirà che ogni anno dovranno trovare un vaccino che vada bene per coprire qualsiasi ceppo che si svilupperà.

Leggi anche: 1. Conte alla domanda di TPI: “Il vaccino non sarà obbligatorio, il 27 Vaccine Day” /2.Professore di Oxford: “Virus muta troppe volte, il vaccino potrebbe essere inutile” /3. Cosa sappiamo finora sulla nuova variante del virus scoperta nel Regno Unito /4. Burioni sul vaccino Moderna: “Blocca anche la trasmissione, così il virus è finito”

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