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Coronavirus, Rezza (Iss): “Ecco perché l’Italia è stato il Paese più colpito”

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Gianni Rezza (direttore del Dipartimento malattie infettive dell'Iss) e Angelo Borrelli (capo della Protezione civile). Credits: ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

Coronavirus, Rezza (Iss): “Ecco perché l’Italia è il Paese più colpito”

Con oltre 23mila morti e 178mila casi totali di Coronavirus, l’Italia è uno dei Paesi più colpiti dalla pandemia soprattutto per quel che riguarda il tasso di mortalità: in un’intervista concessa a Repubblica Gianni Rezza, epidemiologo e direttore del Dipartimento malattie infettive dell’Iss, ha provato a spiegare il perché. “Sfortuna ha voluto – ha detto l’esperto – che l’epidemia esplodesse nella fase di picco influenzale: chi aveva il virus ma con sintomi lievi è stato scambiato per un malato d’influenza, solo i casi più gravi hanno fatto scattare l’allarme. Questo ritardo ha dato il tempo al Covid-19 di diffondersi. E poi nell’esito della battaglia ha contato l’impostazione dei Servizi sanitari nazionali, molti dei quali, anche a causa dei tagli alla sanità, erano impreparati”.

 

 

Secondo Rezza, dunque, se il Coronavirus si è propagato con incredibile facilità in Italia è a causa dei suoi sintomi, troppo simili a quelli dell’influenza, che non hanno permesso di isolare prontamente i primi pazienti contagiati. Ma non manca anche una stoccata al Servizio sanitario nazionale: “A eccezione della Germania, che ha un sistema sanitario in cui l’offerta supera la domanda – ha spiegato infatti il dirigente dell’Istituto superiore di sanità – tutti i Paesi occidentali stanno avendo le stesse difficoltà. In Asia sono stati più efficienti, o perché, come la Cina, hanno messo in atto quarantene estreme, o perché, come in Corea del Sud, scottati dall’esperienza della Sars e della Mers, si erano preparati sul piano medico e tecnologico. L’Italia ha avuto gli stessi problemi dei Paesi vicini, ma la sfortuna di essere stata colpita per prima”.

L’Italia, però, si è fatta trovare pronta all’emergenza Coronavirus e quando ormai sono passati due mesi dalla scoperta dei primi focolai, la situazione sembra molto più sotto controllo: “Lo dicono tutti gli indicatori – ha detto Rezza a Repubblica – visto che diminuiscono i nuovi casi, c’è meno pressione sugli ospedali e il famoso R0, l’indice di contagio, che nelle prime fasi dell’epidemia era superiore a 3 oggi è di poco inferiore a uno”. E’ un bene, inoltre, che il Covid-19 non si sia propagato al Sud con la stessa intensità del Nord Italia: “È la dimostrazione che le misure di distanziamento hanno funzionato. Se oggi l’Italia sta meglio è proprio per queste misure adottate. Certo, ci sono state falle: i focolai familiari, ma soprattutto quelli scoppiati negli ospedali e nelle Rsa con un altissimo tributo di morti, anche tra i medici. E il distanziamento ha costi psicologici ed economici”.

Una battuta, infine, anche sulla tanto discussa Fase 2: “D’ora in poi occorre agire sul territorio per identificare tempestivamente qualsiasi focolaio, perché il virus continuerà a circolare. Si farà uno sforzo perché l’Italia sia pronta. Magari irrobustendo con nuove forze la medicina territoriale”.

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