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Home » Cronaca

Sanità italiana al collasso: ecco la lista delle aziende sanitarie e ospedaliere commissariate

Immagine di copertina

Secondo Openpolis da marzo ad oggi 4 commissariamenti in più e 26 cambi di vertice

Ci sono volute settimane per individuare il nuovo commissario ad acta della sanità calabrese, il governo si era impantanato sulla nomina del successore del generale Cotticelli, dimessosi dopo aver dimostrato di fronte alle telecamere di non conoscere la sanità che avrebbe dovuto amministrare. Da allora, l’esecutivo ha ipotizzato di affidare l’incarico a manager sanitari, tecnici, medici, prefetti, esperti di conti, collezionando polemiche, veti interni ed esterni alla maggioranza, passi indietro, rinunce dell’ultimo minuto.

Il nome di Guido Longo sembra aver messo tutti d’accordo: sessantasette anni, prefetto con fama e carriera da superpoliziotto.

Con il caso Calabria la discussione sullo stato della sanità in Italia e sulle aziende commissariate è così tornata prepotentemente al centro del dibattito politico. Ma come stanno le cose in Italia e quanto si ricorre a commissari straordinari?

La fondazione Openpolis – che promuove progetti per l’accesso alle informazioni pubbliche – ha creato un’ideale mappa in grado di illustrare la situazione Regione per Regione.

Le aziende sanitarie (Asl) e ospedaliere (Ao) sono le strutture amministrative del sistema sanitario più prossime al cittadino oltre ad essere le realtà che offrono nella pratica quotidiana le prestazioni. Il loro ruolo quindi è sempre fondamentale ma è chiaro che nel corso di una crisi sanitaria diventa ancora più importante che siano poste in condizione di funzionare al meglio.

Queste strutture dovrebbero essere poste sotto la guida di un direttore generale, nominato dalla regione, coadiuvato da un direttore sanitario, da un direttore amministrativo e in alcuni casi da un direttore sociosanitario. Il direttore generale è l’organo monocratico di rappresentanza legale e di governo dell’azienda, tuttavia a volte al suo posto si trova un commissario straordinario. Le ragioni di un commissariamento possono essere varie: da una gestione poco accorta da parte della direzione precedente a una semplice fase di transizione tra un direttore generale e il successore.

Le aziende commissariate

A oggi sono 32 le aziende ospedaliere o sanitarie che al proprio vertice hanno un commissario straordinario. A queste bisogna poi aggiungere due realtà calabresi: l’azienda sanitaria provinciale di Crotone e l’azienda ospedaliera Mater domini. Qui infatti è in carica un direttore generale facente funzioni ma solo perché il commissario si è dimesso e non è ancora stato nominato il suo successore. Infatti stando al nuovo decreto Calabria il nuovo commissario ad acta della regione, Guido Longo, dovrà procedere alla nomina di commissari per tutte le Asl e le Ao della regione, ad esclusione delle due commissariate per infiltrazione della criminalità organizzata.

A parte la Calabria in altre due regioni tutte le aziende sanitarie risultano commissariate: la Valle d’Aosta e l’Umbria. La Valle d’Aosta tuttavia è un caso particolare visto che in questa regione esiste una sola azienda sanitaria. In Umbria invece sono commissariate sia le 2 aziende sanitarie che le 2 aziende ospedaliere. I nuovi commissari sono entrati in carica a luglio e dovrebbero mantenere l’incarico fino alla fine dell’anno con lo scopo di dare il tempo alla regione di riorganizzare la sanità umbra. Ai commissari sono state date anche competenze specifiche per affrontare questa fase di transizione, al termine della quale le strutture sanitarie dovrebbero tornare ad essere gestite in termini ordinari.

I vertici aziendali delle aziende sanitarie e ospedaliere nelle regioni in cui sono presenti dei commissari straordinari.

Fonte: Open Polis

Il direttore generale è l’organo monocratico di rappresentanza legale e di governo sia delle aziende sanitarie locali che delle aziende ospedaliere. Talvolta tuttavia il direttore generale può essere rimosso prima del tempo oppure può dimettersi per ragioni proprie. In questi casi norme nazionali o regionali stabiliscono la possibilità che al suo posto la regione nomini, in via temporanea, un commissario straordinario. In alternativa, in situazioni specifiche, le regioni possono decidere di nominare il direttore amministrativo o il direttore straordinario quale direttore generale facente funzioni per il tempo strettamente necessario.

Infine, come nel caso di due aziende calabresi, strutture di questo tipo possono essere commissariate per decreto del ministro dell’interno a causa di infiltrazioni della criminalità organizzata.

I cambi al vertice nel corso dell’emergenza sanitaria

A inizio marzo 2020, quando l’emergenza sanitaria era appena agli inizi, erano 30 le aziende commissariate, contro le 34 attuali. Un aumento che si spiega con alcuni nuovi commissariamenti che hanno avuto luogo in Basilicata, Lazio, Piemonte e Sicilia, nonostante il numero di strutture commissariate sia invece calato in Campania ed Emilia-Romagna.

Sono stati molti di più i cambi al vertice avvenuti proprio nei mesi in cui era in corso l’emergenza da Covid-19 che nel periodo precedente. Un fatto che in alcuni casi può essere spiegato con la naturale scadenza del contratto del direttore generale in carica. In altri casi invece si tratta di situazioni particolari da analizzare singolarmente. Nel complesso tuttavia si rileva come in circa il 15% delle Ao e delle Asl siano cambiati i vertici in carica proprio nel corso di una fase così delicata.

I dati presentati sono il risultato di un’analisi basata sul monitoraggio dei siti delle Asl e delle Ao. Le informazioni dunque sono quelle presenti sui siti istituzionali. Tuttavia, in alcuni casi, i siti non risultano aggiornati oppure presentano informazioni diverse in pagine diverse.

Una questione che in alcuni casi si manifesta in maniera particolarmente grave ma che, in misura diversa, è presente in molti siti delle aziende sanitarie. La mancanza di informazioni attendibili sui siti di organizzazioni così importanti è un problema già di per sé oltre che una violazione delle norme sulla trasparenza. È da auspicare tuttavia che questo, al netto dei problemi di trasparenza, non sia in realtà anche l’espressione di una carenza organizzativa. Ciò sarebbe molto più grave data l’importanza di queste strutture per la salute della collettività.

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