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La concorrente che nascose i bigliettini nel reggiseno a Telemike: “Fui umiliata da Bongiorno, ho sofferto per anni”

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Parla Maura Livoli, la concorrente squalificata dal quiz di Mike Bongiorno

Maura Livoli è entrata di diritto nella storia della televisione italiana dopo essere stata trovata con dei bigliettini nascosti nel reggiseno durante una puntata di Telemike, il quiz condotto da Mike Bongiorno in onda su Canale 5. Oggi, a 67 anni, la donna vive a Roma dove lavora come psicologa e psicoterapeuta. Interpellata dal Corriere della Sera, Maura Livoli dichiara a proposito della vicenda: “Mi ha fatto soffrire tanto, questa storia”. Poi racconta come andò davvero: “A fine tabellone, durante le registrazioni, ebbi una colica renale, diagnosticata poi anche al San Raffaele, e chiesi di interrompere. In studio derubricarono il caso a un attacco d’ansia, quelli che io curo, e mi diedero delle gocce. Andai avanti, ma non ero lucida”.

Ammette che i bigliettini “furono un errore. Ma glielo ripeto: non ero in me. Se lo fossi stata non avrei portato i foglietti in cabina oppure li avrei gettati a terra, non sotto il reggiseno. Mi servivano per ripassare, non c’erano scritte le domande. Detto ciò, quella reazione di Mike fu un’umiliazione. Si metta nei panni di una ragazza di trent’anni. Meritavo la squalifica, ma fu il modo a ferirmi, come venni trattata in onda, addirittura si parlò di sceneggiate. E solo alcuni giorni dopo mi accorsi del prezzo che avrei dovuto pagare”.

“Dopo la messa in onda divenni un bersaglio, ricevevo telefonate anonime a casa. Addirittura quando trafugarono la salma di Mike Bongiorno dissero: ‘Sarà stata la signorina Livoli…’. Una gogna per cui ho sofferto e pianto, anni dopo dovetti cambiare nome sui social” racconta ancora la donna. Una situazione che divenne un uragano anche per la sua famiglia: “Ero orfana di madre, avevo solo papà. È morto sei anni dopo. Lo devo ringraziare, anche lui è stato male per tutto quel trambusto. Voglio dire, in quegli anni Mike entrava nelle case di tutti. Io ero quella che aveva ricevuto quella ramanzina assurda”.

Livoli tentò di difendersi: “Con mio padre decidemmo di chiedere un risarcimento, che avremmo devoluto in beneficenza. Dopo dieci anni venne archiviato tutto. Con un telegramma costato un milione di lire chiesi formalmente di non mandare in onda la registrazione, e invece prima della puntata furono trasmesse delle anticipazioni, a mo’ di scoop. Del resto avevo firmato una liberatoria. Un noto avvocato mi disse: ‘Chiediamo un miliardo e mezzo’, poi mi mollò e me lo trovai dall’altra parte”.

A distanza di trent’anni è rimasta “tristezza, un po’ di disagio. Per anni è capitato che alcuni miei pazienti, in studio, mi chiedessero se fossi io quella dei bigliettini a Telemike. Ho passato il tempo a spiegare che si è trattato di un incidente di percorso, che ho sbagliato, ma stavo male. E pensare che non ci dovevo neanche andare, a Telemike“. La donna, quindi, spiega: “Avevo fatto domanda per partecipare come concorrente alla Ruota della Fortuna. Mike Bongiorno e Illy Reale, al provino, mi dissero: ‘Signorina, lei è così preparata, perché non viene a Telemike?’. E mi chiesero di documentarmi su Guglielmo Marconi, per i novant’anni dalla scoperta del telegrafo senza fili. Andai in biblioteca, presi tutti i tomi disponibili su Marconi e mi misi a studiare. Dopo alcuni mesi fui chiamata a registrare”.

Poi spiega perché non ha parlato più della vicenda: “Ho cercato di lasciarmela alle spalle, di ricominciare. Ai tempi mi chiamò anche la segreteria di Bruno Vespa per invitarmi in trasmissione. Rifiutai, temevo avrebbero rimandato in onda lo spezzone. Pensi che non ho più neanche la cassetta. Non l’ho più rivista”. Secondo la donna oggi “se capitasse, dopo un’umiliazione del genere, il conduttore sarebbe costretto a scusarsi in diretta. Con una donna, poi”. Livoli, infatti, spiega: “Che se in quella puntata al posto della signorina Livoli ci fosse stato un uomo la reazione sarebbe stata diversa. Meno aggressiva”. La donna, poi, racconta di aver rivisto Mike Bongiorno “una sola volta, in tribunale. L’ho perdonato: lui era solo il conduttore di una trasmissione ben più grande, la sua responsabilità fu l’aver usato quei modi. Il castello su quella vicenda lo costruirono altri. Ripeto: a fronte di un mio errore”.

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