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Di Maio lascia la guida M5S, stoccata a Di Battista: “C’è chi esce dalle retrovie solo per pugnalare alle spalle”

Immagine di copertina
A sinistra Luigi Di Maio. Credit: . ANSA/RICCARDO ANTIMIANI. A destra Alessandro Di Battista.

Di Maio lascia la guida M5S, stoccata a Di Battista: “C’è chi esce dalle retrovie solo per pugnalare alle spalle”

“Nessuna forza politica è mai stata sconfitta dall’esterno. I peggiori nemici sono quelli che al nostro interno lavorano non per il gruppo, ma per la loro visibilità”. Nel discorso in cui ha ufficializzato le sue dimissioni da capo politico M5S, Luigi Di Maio è stato molto duro nei confronti di chi, negli ultimi mesi, ha attaccato la sua leadership con continue critiche.

Di Maio se la prende con i cosidetti “dissidenti“, chi ha abbandonato il Movimento per passare al Misto. “Chiedo almeno un po’ di pudore”, dice il leader, che cita i candidati nei collegi uninominali, “quindi calati dall’alto”, che dopo essere stati eletti dicono “che le regole non vanno calate dall’alto”. Oppure chi “dopo aver ottenuto un incarico grazie a quelle regole, le mette in discussione”.

“Pochi hanno lavorato per se stessi, moltissimi per il Movimento”, aggiunge il ministro degli Esteri, sottolineando che molte spaccature sono state consumate per “dare visibilità all’ego di qualcuno”.

Ma la stoccata più dura arriva nei confronti di Alessandro Di Battista, il cui nome in queste ore circola come possibile nuovo capo politico del Movimento. Di Maio non cita il nome di Di Battista nel suo discorso, ma è facile capire che si sta rivolgendo a lui quando dice che “Deve finire l’epoca in cui alcuni stanno nelle retrovie e vengono al fronte solo per pugnalare alle spalle rilasciando un’intervista o mettendo un post su Facebook”.

“Per me l’Italia è nel patto atlantico, nell’Unione europea, nell’euro. Ho fatto campagna elettorale dicendo queste cose e tutti, eletti e non eletti erano con me. Perché adesso mi accusano?”, si chiede Di Maio, facendo riferimento alle posizioni discordanti in politica estera assunte proprio da Di Battista.

Una frecciata che sembra rivolta quindi al rivale storico, con cui la battaglia è più aperta che mai. Di Maio ha fatto capire che non intende mollare e che potrebbe rifarsi avanti tra qualche mese per un secondo mandato come capo politico. Probabilmente già agli Stati generali di marzo.

Ma Di Battista potrebbe scompaginare i suoi piani: nel caso in cui decidesse di tornare dell’Iran e si candidasse come leader M5S, l’esperienza di governo potrebbe essere archiviata, come l’idea di un secondo mandato dell’attuale ministro degli Esteri alla guida dei pentastellati.

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