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Home » Esteri

Yemen: cessate il fuoco tra Usa e Houthi. Ma il gruppo continuerà gli attacchi contro Israele

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Uno scatto della manifestazione degli Houthi a Sana’a, in Yemen, del 30 agosto 2024 contro Israele e gli Stati Uniti e in solidarietà con i palestinesi a Gaza. Credit: ZUMAPRESS.com / AGF

La tregua, ha annunciato il ministro degli Esteri dell'Oman Badr al-Busaidi, "garantirà la libertà di navigazione e la fluidità del commercio marittimo internazionale"

Gli Stati Unti e gli Houthi hanno raggiunto un accordo di cessate il fuoco in Yemen e nel Mar Rosso, anche il gruppo armato sciita filo-iraniano ha fatto sapere che continuerà gli attacchi contro Israele in solidarietà con i palestinesi assediati nella Striscia di Gaza.

L’annuncio della tregua tra Usa e Houthi, anticipato poco prima dal presidente Donald Trump alla Casa bianca durante il suo incontro con il neo-premier del Canada Mark Carney, è stato confermato ieri sera in una nota dal ministro degli Esteri dell’Oman, Badr al-Busaidi, coinvolto nei negoziati tra Washington e Sana’a a poche ore da una serie di attacchi aerei condotti da Israele che hanno messo fuori servizio l’aeroporto della capitale yemenita, provocando 3 morti e 54 feriti.

“A seguito di recenti discussioni e contatti tra il Sultanato dell’Oman e gli Stati Uniti e le autorità competenti a Sana’a (…), gli sforzi diplomatici hanno portato a un accordo di cessate il fuoco tra le parti”, ha annunciato ministro degli Esteri dell’Oman, Badr al-Busaidi, in una nota citata dall’agenzia di stampa ufficiale Ona. “In futuro, nessuna delle due parti prenderà di mira l’altra, comprese le navi statunitensi, nel Mar Rosso e nello stretto di Bab el-Mandeb”. La tregua, secondo il ministro al-Busaidi, “garantirà la libertà di navigazione e la fluidità del commercio marittimo internazionale”. “Semplicemente non vogliono combattere, e noi onoreremo questa loro decisione e fermeremo i bombardamenti”, aveva detto poco prima Donald Trump dalla Casa bianca. “Hanno capitolato”.

Un’affermazione respinta dal gruppo armato sciita, che ha promesso una risposta “lampo” contro gli attacchi condotti ieri da Israele in Yemen e di continuare a bersagliare lo Stato ebraico in solidarietà con i palestinesi. “Gli americani si sono impegnati a sostenere il nemico israeliano e noi abbiamo risposto”, ha dichiarato ieri sera il portavoce politico degli Houthi, Mohammed Abdul Salam, in un’intervista all’emittente locale al-Masirah TV, controllata dal gruppo armato.  “Abbiamo ricevuto richieste dall’America tramite il Sultanato dell’Oman. Ciò che è cambiato è stata la posizione americana, ma la nostra rimane invariata”. La posizione dello Yemen sulla questione palestinese e il sostegno a Gaza, ha aggiunto Abdul Salam, non cambieranno. Le affermazioni americane su una presunta “resa”, ha proseguito il portavoce politico degli Houthi, mostrano l’impotenza e il fallimento degli Stati Uniti, che non sono stati in grado di proteggere le navi israeliane.

La smentita della “resa” è arrivata anche dal feldmaresciallo Mahdi al-Mashat, presidente del Consiglio politico supremo del gruppo armato. “Abbiamo informato indirettamente gli americani che la continua escalation avrà ripercussioni sulla visita del criminale Trump nella regione e non li abbiamo informati di nient’altro”, ha dichiarato al-Mashat in un’intervista all’agenzia di stampa locale Saba. “Se il criminale Trump vuole porre fine alla sua aggressione e rimediare a ciò che si è lasciato alle spalle, la decisione spetta a lui”. 

Per quanto riguarda Israele invece, il capo politico del gruppo armato yemenita ha ribadito che il sostegno degli Houthi a Gaza continuerà “a qualunque costo”. “Quanto accaduto dimostra che i nostri attacchi sono dolorosi e continueranno”, ha aggiunto al-Mashat. “L’aggressione israeliana dimostra al nostro popolo la correttezza delle sue azioni e della sua jihad (…). La nostra risposta, se Dio vuole, sarà devastante e dolorosa, e andrà oltre le capacità dei nemici israeliani e americani. (…) L’aggressore si renderà conto che il prezzo da pagare è alto e nessuna aggressione ci distoglierà dalla nostra giusta decisione di sostenere i nostri fratelli in Palestina finché l’aggressione non cesserà e l’assedio di Gaza non sarà revocato”.

Dallo scoppio del conflitto nel settembre 2014, attraverso il loro braccio politico Ansarullah, gli Houthi governano un terzo del territorio dello Yemen, dove vive oltre il 75 per cento della popolazione e mantengono il controllo della maggior parte delle zone occidentali e nord-occidentali del Paese, compresa la capitale Sana’a e il principale porto yemenita sul Mar Rosso, Hodeidah.

Da oltre un anno, ufficialmente in solidarietà con i palestinesi e in coordinamento con l’Iran e i suoi sodali di Hezbollah e di altre formazioni simili in tutto il Medio Oriente, le forze Houthi, riunite nella cosiddetta “Alleanza dei partiti e delle forze politiche anti-aggressione”, hanno ripreso a minacciare la libera navigazione nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden, colpendo e sequestrando mercantili collegati a Israele e ai suoi alleati in Europa e Nord America per fare pressione sull’Occidente affinché costringa lo Stato ebraico a fermare le operazioni militari nel territorio costiero. Una minaccia poi elevata, con il protrarsi del conflitto e dei massacri di civili a Gaza, ad attacchi diretti con missili balistici e droni lanciati sia contro le navi militari statunitensi ed europee, italiane comprese, intervenute a difesa delle imbarcazioni in transito nell’area sia verso Israele.

Il raggiungimento di una tregua nel Mar Rosso è una buona notizia anche per l’Italia. Dall’inizio della guerra a Gaza infatti, a causa dell’intervento degli Houthi, il traffico marittimo attraverso il Canale di Suez si è ridotto quasi della metà. Questa via d’acqua è fondamentale per il nostro Paese, visto che vi transitano quasi il 40 per cento delle nostre importazioni.

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