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Quello che gli uomini dovrebbero sapere

Immagine di copertina

la lettera di Naina

E’ bastata un’immagine in bianco e nero che ritrae una gamba non depilata per scatenare la rete. Quella gamba ricoperta di peli e i versi che accompagnano l’immagine appartengono a Naina Kataria, una giovane studentessa indiana, di Nuova Delhi. Certamente la ragazza non pensava che una foto e una poesia dal titolo eloquente “Quando un uomo mi dice che sono bellissima, io non gli credo” potesse scatenare un dibattito sul concetto di bellezza femminile. L’ha scritta una ragazza indiana e parla di quel che gli uomini non sanno sui peli superflui. Ha già raccolto 39mila like e 10mila condivisioni

S&D

Naina Kataria è una ragazza indiana di 22 anni che ha scritto una poesia tanto bella da meritarsi in soli cinque giorni 39mila like e 10mila condivisioni. Il testo è stato pubblicato su Facebook accompagnato da una foto della gamba di Naina, piena di peli. La poesia si intitola Quando un uomo mi dice che sono bella e ha come argomento proprio i peli superflui.

Anche se in un primo momento può sembrare un banale testo femminista, in realtà ha un significato profondo e per questo è stata tanto apprezzata. La ragazza, in un’intervista a Buzzfeed, ha raccontato di averla scritta di getto dopo essere stata al cinema con un ragazzo. A portarla a questa riflessione è stata proprio una frase di lui: infatti, dopo una pubblicità di rasoi femminili, Naina ha osservato che questi messaggi spingono le donne ad adeguarsi ai canoni di bellezza, e il ragazzo le ha risposto che è una femminista. La giovane sarebbe così giunta a due conclusioni: la prima è che le donne sono condizionate ad adeguarsi ai canoni per sentirsi belle, nonostante pratiche come la depilazione totale vogliano sembrare opzionali. La seconda è che gli uomini non hanno idea di cosa facciano le donne per rendersi “presentabili”, mentre a loro basta molto meno.

Di seguito il testo integrale della poesia:

Quando un uomo mi dice

che sono bella

io non gli credo.
Rivivo, invece, i miei giorni al liceo.
Quando non importava quanto fossi brava:
sono sempre stata la ragazza con i baffi
Lui non sa cosa significhi
crescere nella tua famiglia materna
dove il tuo corpo è l’unica cosa di cui
tuo padre si vanta orgogliosamente.
Mentre tua madre si stringe nelle spalle e prova pena.
Non si addice a una signora.
Lui non sa dell’adolescente
che riempiva i suoi vuoti con
la magra consolazione
di essere amata un giorno per quello che è.
Lui non sa dell’ipocrisia.
Non sa niente del mondo che
ti dice di “essere te stesso”
e ti vende un bellissima shade card
nello stesso momento.
Lui non sa della cera bollente e del laser
il cui unico scopo è di
sostituire la tua pelle innocente
con il proprio marchio di femminilità.
Lui non sa della crema depilatoria e della candeggina
che sradica i tuoi peli più robusti.
Nel nome dell’igiene.
Igiene, che quando è perseguita dagli uomini
li rende gay e non mascolini.
Lui non lo sa come le sopracciglia indisciplinate vengono domate
e come le mono-sopracciglia muoiano di una morte silenziosa.
Tutto per perseguire la bellezza.
E delle torture miracolose che succedono 
dietro le porte in cui c’è scritto
“per solo donne”.
Quindi, quando un uomo mi chiama bella
io gli rispondo con un sorriso, il sorriso che è rimasto
dopo che tutto è stato strappato via.
E lo sfido
ad aspettare
finché i miei peli non crescano di nuovo.
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