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Home » Esteri

Crisi Usa Iran, tregua apparente. Telefonata Conte-Rohani

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Le ultime notizie in tempo reale sulla tensione tra Washington e Teheran dopo l'uccisione del generale iraniano Soleimani

Crisi Usa Iran, ultime notizie 9 gennaio 2020

ore 20,00 – Soleimani, il mirino dell’ambasciata – Nel mirino del generale iraniano Qassem Soleimani c’erano l’ambasciata Usa a Baghdad ma altri obiettivi: lo ha detto Donald Trump, ricordando il recente assalto alla sede diplomatica americana nella capitale irachena ed evocando l’attacco nel 2012 al consolato Usa a Bengasi, in cui furono uccisi quattro americani, incluso l’ambasciatore in Libia. “Le milizie avrebbero potuto prendere ostaggi o uccidere persone se non avessimo agito rapidamente”, ha detto, definendo quanto fatto a Baghdad “l’anti Bengasi”.

ore 17,45 – Il Pentagono: “L’aereo precipitato in Iran è stato abbattuto da un missile” – Il Boeing 737 ucraino precipitato il 7 gennaio in territorio iraniano causando la morte di 176 passeggeri sarebbe stato “abbattuto da un missile anti-aereo”. Lo riporta il quotidiano statunitense Newsweek, che cita tre funzionari come fonti: uno del Pentagono, uno dell’intelligence Usa e l’ultimo dell’intelligence irachena. Qui l’articolo completo.

ore 17,20 – Telefonata Conte-Rohani – Il premier Giuseppe Conte, a quanto si apprende, ha avuto oggi pomeriggio un colloquio telefonico con il presidente della Repubblica Islamica dell’Iran, Hassan Rohani. Lo riferiscono le agenzie di stampa italiane. Non è ancora noti i contenuti del colloquio.

ore 12,00 – Iran all’Onu: “Non vogliamo la guerra” – L’Iran non ha intenzione di entrare in guerra con gli Stati Uniti. Lo ha detto l’ambasciatore di Teheran all’Onu, Majid Takht-Ravanchi, incontrando il segretario generale dell’organizzazione Antonio Guterres. Lo riferisce l’Isna.

ore 11,00 -Papa Francesco: “Scongiurare un conflitto di più vasta scala” – “Particolarmente preoccupanti sono i segnali che giungono dall’intera regione, in seguito all’innalzarsi della tensione fra l’Iran e gli Stati Uniti e che rischiano anzitutto di mettere a dura prova il lento processo di ricostruzione dell’Iraq, nonché di creare le basi di un conflitto di più vasta scala che tutti vorremmo poter scongiurare”.

Così il Papa: “Rinnovo il mio appello perché tutte le parti interessate evitino un innalzamento dello scontro e mantengano ‘accesa la fiamma del dialogo e dell’autocontrollo’, nel pieno rispetto della legalità internazionale”.

Ore 6,00 – Tregua apparente tra Usa e Iran – Dopo il lancio di missili iraniani sulle base statunitensi in Iraq, tra i due Paesi sembra esserci una tregua apparente. Nel corso della notte, infatti, non si sono verificati altri episodi di violenza, mentre Usa e Iran continuano a punzecchiarsi attraverso le dichiarazioni che i rispettivi leader hanno rilasciato soprattutto nella giornata di ieri, mercoledì 8 gennaio.

Cosa è successo ieri

La giornata di ieri, mercoledì 8 gennaio, è stata contraddistinta dall’annunciata “vendetta” dell’Iran nei confronti degli Stati Uniti per la morte del generale Qassem Soleimani (qui il suo profilo). Alle 1,20 ora locali, lo stesso orario in cui Soleimani è stato ucciso in un raid Usa, circa 20 missili sono stati lanciati da Teheran contro le basi statunitensi in Iraq.

Secondo la propaganda di Teheran, l’attacco avrebbe provocato almeno 80 morti: una cifra smentita da Donald Trump che, in un discorso alla nazione, ha parlato di “danni minimi” subiti, aggiungendo che nessun americano è rimasto ferito nel lancio di missili. Il presidente Usa, inoltre, ha affermato che “Finché sarò presidente l’Iran non avrà mai l’arma nucleare” annunciando anche nuove sanzioni nei confronti del Paese.

La Guida Suprema dell’Iran Ali Khamenei ha commentato l’azione affermando: “Abbiamo dato uno schiaffo gli Stati Uniti con l’attacco missilistico alle sue basi militari, ma non è ancora abbastanza e la presenza corrotta degli Stati Uniti dovrebbe finire”. Dello stesso tenore le dichiarazioni del presidente iraniano Hassan Rouhani che ha affermato: “Abbiamo tagliato le gambe agli Stati Uniti”.

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