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Australia, forze speciali accusate di aver commesso 39 omicidi in Afghanistan

Immagine di copertina
Credits: EPA/MICK TASIKAS

Australia, forze speciali accusate di aver commesso 39 omicidi in Afghanistan

In Australia le forze speciali sono finite nell’occhio del ciclone per la missione in Afghanistan condotta tra il 2005 e il 2016: secondo le accuse, infatti, i militari sono responsabili di 39 omicidi tra prigionieri e civili, oltre che di 36 incidenti e del trattamento crudele di altre due persone. A far partire l’inchiesta l’Ispettore generale delle Forze di difesa australiane, che per quasi cinque anni ha raccolto materiale su un totale di 19 militari. Le conclusioni delle indagini – che hanno visto il coinvolgimento di 423 testimoni e l’analisi di 20mila documenti e 25mila immagini – sono state presentate dal capo delle forze Angus Campbell: la raccomandazione nei confronti della polizia federale è che i 19 soldati in questione vengano investigati perché si appurino le loro responsabilità.

Al momento, dunque, il rapporto dell’Ispettore generale delle forze speciali dell’Australia rimane pesantemente secretato: non si conoscono i nomi dei militari sotto inchiesta, né si ha una descrizione degli incidenti in cui sono stati coinvolti. Campbell, nell’annunciare le indagini, ha chiesto scusa al popolo afghano “per ogni crimine commesso da soldati australiani”. Secondo quanto è emerso, ai soldati più giovani veniva spesso ordinato dal comandante di pattuglia di ammazzare prigionieri per fare la prima uccisione, una pratica conosciuta come blooding. Alcuni dei militari australiani, inoltre, portavano con sé armi, radio e granate non di ordinanza, da piazzare vicino ai corpi di civili uccisi per suggerire che fossero un “obiettivo legittimo” in eventuali indagini sull’incidente.

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