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Home » Esteri

I militari italiani lasciano l’Afghanistan dopo 20 anni, lo sgarbo degli Emirati Arabi rovina la cerimonia d’addio

Immagine di copertina
Forze di sicurezza afghane. Credit: Sayed Mominzadah/Xinhua

Il volo militare diretto in Afghanistan è rimasto per 3 ore bloccato a Dammam con i giornalisti a bordo

Si è tenuta oggi a Herat, in Afghanistan, la cerimonia di ammaina bandiera che segna la conclusione della ventennale presenza dei militari italiani nel Paese. Durante la cerimonia, il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, si è scusato con i giornalisti per l’inconveniente del blocco del volo dell’Aeronautica Militare, rimasto per tre ore fermo nell’aeroporto di Dammam, in Arabia Saudita.

La cerimonia di ammaina bandiera è iniziata con un minuto di silenzio per i caduti in Afghanistan. Oltre al ministro Guerini, erano presenti il Capo di Stato Maggiore della Difesa il generale Enzo Vecciarelli, il comandante del Coi (Comando Operativo di vertice Interforze) il generale di Corpo d’Armata Luciano Portolano, il comandante della Brigata Folgore il generale Beniamino Vergori e il tenente colonnello Gianfranco Paglia, medaglia d’oro al valore militare.

La base di Camp Arena sarà consegnata alle forze di sicurezza locali. Le operazioni di rimpatrio di uomini (erano 800 a inizio anno) e mezzi, avviate a maggio, si concluderanno a breve, in sintonia con l’accelerazione impressa dagli Stati Uniti che intendono lasciare il Paese entro metà luglio, in anticipo sulla data simbolica dell’11 settembre annunciata dal presidente Joe Biden.

“Non vogliamo che l’Afghanistan torni ad essere un luogo sicuro per i terroristi”, ha detto il ministro Guerini. “Vogliamo continuare a rafforzare questo Paese dando anche continuità all’addestramento delle forze di sicurezza afghane per non disperdere i risultati ottenuti in questi 20 anni. Negherei dicendo che il quadro dell’Afghanistan si svilupperà in modo tranquillo e sereno – aggiunge – accompagneremo le attività in campo economico e civile”.

Il blocco del volo a Dammam

Il Boeing 767, che doveva portare 40 giornalisti da Pratica di Mare a Herat, è rimasto bloccato per tre ore all’aeroporto di Dammam. Nonostante il piano di volo già accordato, al comandante è stato impedito il sorvolo sui cieli degli Emirati Arabi. Dopo la sosta forzata, il velivolo ha ripreso il viaggio per l’Afghanistan.

Dietro richiesta del ministro Luigi Di Maio, il segretario generale del ministero degli Esteri, ambasciatore Ettore Sequi, ha oggi convocato alla Farnesina l’ambasciatore degli Emirati Arabi Uniti Omar Al Shamsi. Il segretario generale, si legge in una nota, ha manifestato all’ambasciatore “la sorpresa e il forte disappunto per un gesto inatteso che si fa fatica a comprendere”.

“La questione non è dipesa da noi, sono state mosse alcune iniziative di carattere diplomatico”, ha spiegato Guerini, “è stato convocato l’ambasciatore degli Emirati al ministero degli Esteri per chiedere spiegazioni e per manifestare tutto il disappunto e lo stupore per avere negato il sorvolo rispetto a decisioni che erano già state comunicate, assunte e garantite”.

Leggi anche: 1. A cosa sono serviti 20 anni di guerra in Afghanistan: Biden prepara il rientro delle truppe, ma i talebani sono ancora lì /2. La guerra dimenticata in Afghanistan: un fallimento militare, politico ed economico (di Alessandro Di Battista) /3. Guerra in Afghanistan: numeri, memoria e responsabilità

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