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Coronavirus, “Le nostre ragazze bloccate a Laos, riportatele in Italia!”: l’appello di una madre a TPI

Immagine di copertina
Credit: Emanuele Fucecchi

Elena Sofia Ascoli e Greta Antoni, due studentesse toscane, sono bloccate nel Laos. Il governo del paese asiatico richiede una documentazione impossibile da ottenere anche solo per accedere all'aeroporto

Coronavirus, due italiane bloccate a Laos: “Riportatele in Italia!”

“Mia figlia Elena e la sua amica Greta sono bloccate nel Laos, vi prego aiutatemi a farle rientrare in Italia. Sono preoccupata, lì l’emergenza Coronavirus sta scoppiando adesso”.

A riportare queste parole a TPI è una madre che vive a Firenze. La testimonianza esclusiva che abbiamo raccolto arriva dalla voce preoccupata di Anna Lord che ha sua figlia, Elena Sofia Ascoli di 27 anni, e una sua amica, bloccate nel paese asiatico a causa del Coronavirus.

Lo scorso 21 marzo, sulla questione dei rimpatri dei cittadini italiani provenienti dagli altri paesi, Di Maio ha fatto il punto della situazione durante un’intervista a Le Iene su Italia Uno, affermando, citando i dati della Farnesina, che sono stati più di 9mila i rimpatri da più di 15 Paesi. “Attraverso la rete delle ambasciate stiamo dando la priorità ai non residenti, cioè chi non sta stabilmente all’estero come i turisti, gli studenti e i lavoratori. Persone che pagano le tasse in Italia e dipendono dalla sanità italiana. Tutti saranno assistiti e rientreranno in sicurezza se lo vorranno, la priorità però adesso è chi non è residente all’estero”, ha dichiarato il Ministro degli Esteri.

Eppure la situazione sembra ancora critica, specie per chi si trova in luoghi molto lontani dall’Italia.

“Mia figlia è partita a metà gennaio insieme a una sua amica, Greta Antoni, per un viaggio di sei mesi. Quando le ragazze sono volate in Thailandia non era ancora scoppiata la pandemia e la situazione era appena iniziata anche in Cina. Erano tranquille. Si sono recate in Thailandia per degli studi sull’ambiente e per approfondire le loro conoscenze. Poco prima che in Italia venisse dichiarata la zona rossa, le due ragazze si sono spostate a Laos, perché era scaduto il visto temporaneo in Thailandia”, spiega Anna.

“Non immaginavano tutto quello che sarebbe successo poco dopo. Quasi tutti i paesi asiatici hanno bloccato i visti per i cittadini italiani e anche le compagnie aree hanno messo dei grossi limiti. Questo è successo un po’ in tutto il mondo”, prosegue la madre.

Come mai dalla Thailandia non sono rientrate direttamente in Italia?

Forse hanno sottovalutato la situazione, ma anche perché finché erano in Thailandia non era stata dichiarata la zona rossa in Italia. La situazione è precipitata molto velocemente.

Come si stanno muovendo?

Bisogna far riferimento all’ambasciata di Bangkok. Che è subissata di richieste ed è difficile avere un colloquio con loro.

Qual è la situazione adesso?

Sono riuscite ad acquistare un volo con la compagnia russa Aeroflot, ma il governo del Laos – per farle accedere in aeroporto -chiede un’assicurazione con un massimale di 100mila dollari e una copertura anche per il Covid-19. Ma quale compagnia assicurativa la fa? In più richiedono anche il tampone.

Sua figlia ha provato a sottoporsi al test?

Il tampone lo fanno solo a chi ha sintomi. E loro non hanno sintomi. Hanno anche provato ad andare in questo ufficio dove fanno il tampone, ma c’è una fila lunghissima di gente che tossisce. Il rischio di ammalarsi è molto alto. La cosa che mi preoccupa di più in assoluto è che ogni giorni ci sono sempre più aeroporti e aerei bloccati. Se non riescono a prendere questo volo, rischiano di rimanere bloccate nel Laos per mesi, con un sistema sanitario sostanzialmente inesistente in piena crisi dell’epidemia.

Ha sentito la Farnesina?

Mi hanno detto di rivolgermi all’unità di crisi della Farnesina. Ma non mi ha mai risposto nessuno, per ore. Le ragazze non sono le uniche che sono in questa situazione.

Il nodo dei visti e dei certificati medici

Siamo riusciti a contattare Elena Sofia Ascoli, una delle due ragazze bloccate nel Laos. Attraverso WhatsApp la studentessa ci ha spiegato nel dettaglio il groviglio burocratico che non permette la partenza.

“Certificati medici e visti di transito: tutti documenti difficili da ottenere. Per noi che abbiamo il passaporto italiano è praticamente impossibile ottenere queste carte. È un problema di tanti italiani che non riescono a rientrare. Capisco che Farnesina e ambasciate siano oberate, però i thailandesi hanno messo delle restrizioni incredibili e noi abbiamo scalo lì. Se noi non otteniamo l’assicurazione di 100mila dollari e questo certificato con tampone, non possiamo nemmeno fare il check-in all’aeroporto a Laos. Poi c’è il problema del visto di transito in Thailandia. E ora è difficilissimo ottenerlo. Sta diventando sempre più complicato”, spiega Elena a TPI.

La paura per le due ragazze riguarda anche la situazione sanitaria nel paese asiatico: “Dicono che i casi non ci sono, ma non è così. Nostri conoscenti sono andati a farsi il tampone. Ci hanno inviato video di lunghe code di persone che tossivano e stavano male. Nessuno rispetta la distanza di sicurezza o indossava le mascherine. È difficile muoversi. Ci siamo spostate nella capitale per risolvere questi problemi. Ma non è cambiato molto”, conclude Elena.

Leggi anche: 1. Coronavirus, l’Italia supera 3mila morti: più della Cina e di tutti gli altri Paesi del mondo 2.  “Un ospedale per i malati ci sarebbe: il Forlanini, ma la Regione lo ha bloccato”. Parla il prof Martelli

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