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Tour de France 2022, Tadej ritorna sul luogo del delitto

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La maglia gialla Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) ha vinto la settima tappa del 109° Tour de France, l’attesissima frazione di 176 i chilometri che da Tomblaine portava fino ai 1.140 metri della Super Planche des Belles Filles, proprio lì dove il 19 settembre 2020 ebbe luogo la consacrazione del fuoriclasse di Komenda. Sul traguardo posto al termine d’una crudele erta, lo sloveno ha beffato il danese Jonas Vingegard (Jumbo Visma) che, partito a 150 metri dall’arrivo, sembrava potesse prevalere, solo per essere superato da Pogacar negli ultimi 10 metri. Al terzo posto si è piazzato un redivivo Primoz Roglic (Jumbo Visma), staccato di 12”. Tadej ha rafforzato il suo primato in classifica generale. Vingegard, salito in seconda posizione, lo segue a 35” con il vincitore della Grande Boucle nel 2018, il gallese Geraint Thomas (Ineos Grenadiers), terzo a 1’10”.

Per il terzo giorno consecutivo c’è stata battaglia senza quartiere sulle strade francesi. Dopo una quarantina di chilometri prendeva il largo una fuga composta da dieci corridori: Vegard Stake Laengen (UAE Team Emirates), Maximilian Schachmann e Lennard Kämna (Bora Hansgrohe), Kasper Asgreen (Quick Step Alpha Vinyl), Imanol Erviti (Team Movistar), Simon Geschke (Cofidis), Luke Durbridge (BikeExchange), Giulio Ciccone e Mads Pedersen (Trek Segafredo), Dylan Teuns (Bahrain Victorious) e Cyril Barthe (B&B Hotels – KTM). Ai meno 100 dal traguardo il vantaggio dei fuggitivi superava i due minuti, consegnando a Schachmann la maglia gialla virtuale. Pogacar, a questo punto, fermava Stake Laengen. L’ex campione del mondo Pedersen, intanto, si aggiudicava lo sprint intermedio che assegnava punti per la maglia verde.

In vista del primo GPM di giornata, il Col de la Grosse Pierre (3,1 km al 6.2%), il duo della Bora Hansgrohe forzava l’andatura, portandosi dietro Durbridge. Rientravano successivamente anche Geschke e Teuns, vincitore nel 2019 sulla Super Planche. Cedevano, invece, Asgreen, Pedersen e Ciccone, che, proprio nella tappa vinta dal corridore della Bahrain tre anni fa aveva conquistato un’insperata maglia gialla. Poco prima dell’inizio della seconda salita, il Col des Croix (3,3 Km al 5.5%) recuperavano anche Barthe ed Erviti. Si formava un settebello al comando che affrontava in modo regolare l’ascesa. Dietro la UAE tirava non troppo intensamente con il risultato che al GPM il ritardo del gruppo sui fuggitivi era salito a 2’40”. Nella discesa Jumbo Visma, Ineos Grenadiers e Bahrain Victorious iniziavano a dar manforte agli emiratini. Questo riduceva il vantaggio dei battistrada, che si presentavano all’imbocco dell’ascesa finale (7 Km al 8.7%) con solo un minuto e mezzo di margine.

Pogacar prendeva il controllo della corsa mettendo a scandire il ritmo, nell’ordine, McNulty, Bennett e, infine, Majka. Davanti gli attaccanti si frantumavano. Partiva prima Geschke che, però, veniva fagocitato nello spazio d’un chilometro da Kamna che s’involava verso l’arrivo. Al passaggio davanti al vecchio traguardo, 1.400 metri da quello odierno, il trionfatore dell’Etna conservava ancora 40” sul sempre più sparuto gruppo dei migliori. Majka si scansava agli 800 metri lasciando alla maglia gialla il compito di finire il lavoro. In progressione, mai scattando, Pogacar faceva ulteriore selezione di fatto riportando Kamna, sempre più simile a Bitossi al mondiale di Gap, a distanza di tiro. Lo scatto di Vingegard poneva fine alle speranze di vittoria del tedesco. Pogacar, dopo cinque secondi d’esitazione, partiva all’inseguimento del danese, superandolo a pochi metri dal traguardo per poi lanciargli uno sguardo irriverente. Vingegard, superata la linea d’arrivo, si fermava, crollando stremato tra le braccia d’un addetto della sua squadra, venutogli in soccorso.

Domani va in scena l’ottava tappa. Saranno 186 chilometri di saliscendi che porteranno la carovana gialla da Dole a Losanna, in territorio elvetico. Non ci sarà un metro di pianura anche se le salite saranno tutte pedalabili. Logica vorrebbe che, dopo tre tappe infuocate, i big si prendano un giorno di riposo, lasciando spazio ad una fuga. La logica, tuttavia, non appartiene al Tour de France 2022.

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