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Tale nonno, tale nipote: Mathieu, 62 anni dopo Raymond (di S. Gambino)

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Tale nonno, tale nipote: Mathieu, 62 anni dopo Raymond

L’olandese Mathieu van der Poel (Alpecin Deceuninck) ha vinto la 114ma Milano-Sanremo percorrendo i 294 chilometri della classicissima di primavera in 6 ore 25 minuti e 23 secondi: una media di 45.773 kmh, la seconda più veloce di sempre dopo il 45.806 registrato da Gianni Bugno nel 1990. Al posto d’onore si è piazzato, con un ritardo di 15”, l’italiano Filippo Ganna (Ineos Grenadiers) che ha regolato nello sprint per la piazza d’onore il fiammingo Wout van Aert (Jumbo Visma) e il grande favorito della vigilia lo sloveno Tadej Pogacar (UAE Team Emirates). Questa è stata la sentenza, giusta ancorché inappellabile, d’una corsa consumatasi vorticosamente nell’ultima mezzora di gara dopo un lungo prologo sonnacchioso.

Neanche il tempo d’abbassare la bandiera a scacchi che, pochi metri dopo la partenza da Abbiategrasso, partivano Mirco Maestri (Eolo-Kometa) e Alessandro Tonelli (Green Project – Bardiani) sui quali si riportavano rapidamente altri sette corridori: Samuele Rivi e Samuele Zoccarato, rispettivamente compagni di Maestri e Tonelli, cui si aggiungevano Alexandr Riabushenko (Astana), Jan Maas e Alexandre Balmer (Team Jayco – AlUla), Aloïs Charrin (Tudor Pro Cycling Team) e Negasi Haylu Abreha (Q36.5). Con tre coppie di corridori della stessa squadra, chiaramente desiderosi d’allenarsi in vista del reinstaurato Trofeo Baracchi, la fuga acquisiva rapidamente un vantaggio di tre minuti dopo 30 chilometri. A questo punto, nel gruppo, prendevano il controllo della situazione Jumbo Visma e Trek Segafredo, assicurandosi che il vantaggio dei fuggitivi non aumentasse.

La corsa viveva, a questo punto, una lunga fase di tregua armata con il gap tra attaccanti e plotone che oscillava tra i due e i tre minuti. A Voltri, nel momento in cui la gara entrava sulla via Aurelia il vantaggio era di 2’30”. Un successivo rilassamento del gruppo consentiva ai fuggitivi di dilatare il margine a 200 secondi ai meno 120 dal traguardo. Cominciava qui la lenta e inesorabile rimonta del gruppo che, quasi in ossequio ad un copione già scritto, piombava sugli eroi di giornata a 30 chilometri dall’arrivo proprio nel momento in cui da San Lorenzo al Mare veniva imboccata l’asperità principale della giornata: la salita di Costa Rainera.

Nel rispetto delle previsioni, durante l’ascesa verso Cipressa, Tadej Pogacar schierava in testa la UAE Team Emirates che imponeva un ritmo duro ma non insostenibile. Perdevano contatto molti velocisti ma nessuno dei grandi favoriti entrava in difficoltà. Dopo la discesa e il rientro sulla SS1 era un gruppo di 50 corridori quello che a 9.000 metri dal traguardo svoltava a destra dalla via consolare per imboccare il trampolino ciclistico per eccellenza: il Poggio. Era la Bahrain Victorious ad entrare in scena a questo punto. Il suo forcing, tuttavia, si rivelava effimero. A metà salita, prendeva vigorosamente il comando Tim Wellens (UAE Team Emirates) con appiccicato alla sua ruota Pogacar. L’uomo che aveva sostituito all’ultimo minuto Davide Formolo spaccava il gruppo in modo deciso. Solo Van der Poel, infatti, resisteva al vigoroso scatto del fiammingo. Rientravano gradualmente anche Ganna e van Aert.

A mille metri dallo scollinamento, all’inizio del lungo falsopiano finale del Poggio, Pogacar attaccava di nuovo. Cedevano il recordman dell’ora e il capitano della Jumbo Visma ma non l’olandese che, anzi, ai meno 500 dalla vetta partiva in contropiede. Pogacar andava in difficoltà per pochi, ma fatali secondi, consentendo al duo che aveva perso contatto di rientrare. Nella migliore tradizione della Sanremo alla Luis Miguel, così diversa ma così uguale, i cinque secondi di Van der Poel in vetta crescevano nella discesa, entrando in doppia cifra al rientro sull’Aurelia. A due chilometri dal traguardo uno strappo di van Aert riportava il trio degli inseguitori a otto secondi. Ganna e Pogacar, tuttavia, non erano in grado di sostenere lo sforzo del fiammingo. A 62 anni dal trionfo del nonno, il francese Raymond Poulidor, il nipote Mathieu van der Poel, nato dall’unione tra il tulipano Adrie e Corinne, la figlia di Poupou, conquistava la sua terza classica monumento dopo i due giri delle Fiandre vinti nel 2020 e l’anno scorso.

Va chiarito subito che oggi ha vinto il più forte come testimoniato dal nuovo record registrato da Mathieu nell’ascesa del Poggio: 5’38” contro il precedente record di 5’46” fatto segnare da Giorgio Furlan nel 1994. Il piazzamento di Ganna va accolto positivamente: non capiterà spesso nelle altre monumento d’aver un italiano in lotta per il successo fino a pochi metri dall’arrivo. Il 19 marzo 1961 eravamo a metà del lungo digiuno di successi italiani nella Sanremo, otto anni dopo il secondo di Loretto Petrucci e nove prima della commovente cavalcata di Michele Dancelli. Io avrei compiuto tre anni un mese dopo. Ne consegue che non ho ricordo di cosa avvenne dopo la vittoria di Poulidor. Mio padre Antonio mi ha confessato anni dopo d’aver sfogato l’amarezza per l’esito negativo della corsa mangiando ben 19 bignè. Nella notte fu operato d’urgenza d’appendicite. A dimostrazione che non tutto il male vien per nuocere, io non seguirò questo percorso. Evidentemente, c’è qualche vantaggio nello scoprirsi intollerante al glutine.

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