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Sanremo 2025, le pagelle della prima serata del Festival

Immagine di copertina
Credit: AGF

Sanremo 2025, le pagelle della prima serata del Festival

Inizia ufficialmente il Festival di Sanremo 2025. Questa sera abbiamo ascoltato per la prima volta tutte e 29 le canzoni in gara. Alla conduzione torna Carlo Conti, che raccoglie la non facile eredità di Amadeus, affiancato questa sera da due suoi amici e volti di punta della tv come Gerry Scotti e Antonella Clerici. Di seguito tutti i voti di TPI ai cantanti, ospiti, conduttori e personaggi di oggi.

Gaia 6,5 – Pezzo molto radiofonico, il martellante “Chiamo io, chiami tu” entra facilmente in testa. Suadente, in abito color carne, con l’accompagnamento del corpo di ballo che rende più strutturato un brano che ricorda le sonorità di Elodie.

Francesco Gabbani 7,5 – Mai sottovalutare il signor Gabbani, specie quando sale sul palco dell’Ariston. Le aspettative sono sempre alte per uno che a Sanremo non è mai andato sotto il secondo posto. Una ballata classica senza sapere di naftalina. Grande interprete, gestualità alla Modugno e carisma da vendere, può puntare ai piani alti della classifica.

Rkomi 5 – Abito bianco e petto nudo sotto la giacca, a mettere in mostra con orgoglio il pettorale scolpito, come va di moda adesso tra i gggiovani. Le immancabili vocali tutte aperte all’inverosimile rendono di difficile comprensione il testo: ci vorrebbe il gobbo.

Noemi 6,5 – Ballad delicata e classica che mette in mostra le sue note capacità vocali, con quel graffiato che è un ormai un marchio di fabbrica, creando un’ottima simbiosi con l’orchestra. Lo zampino della scrittura di Mahmood e Blanco si percepisce in molti passaggi. Uno di quei brani di questo Sanremo che può crescere con il passare degli ascolti.

Irama 6 – Ormai un veterano del Festival, mette in campo tutta la sua potenza vocale e il pathos interpretativo che lo contraddistingue. Una canzone pienamente nel suo repertorio, che certamente piacerà ai fan del buon Filippo, anche se al primo ascolto appare sottotono rispetto ai suoi più grandi successi.

Coma_Cose 7 – Un ritornello che ci rimarrà in testa per un bel po’. Sfacciatamente radiofonico, pone un’interessante riflessione sui mali dei social. Si divertono e fanno divertire, regalando una boccata di leggerezza che spezza il ritmo serrato delle 29 canzoni.

Simone Cristicchi 8,5 – Pagine di vita e di dolore, memoria che se ne va, la difficoltà di essere figli nei momenti più difficili, diventare genitori dei propri genitori. Un pugno allo stomaco che va oltre la gara. Applausi e lacrimoni.

Marcella Bella 6 – Grinta e potenza per una leonessa della musica italiana che porta un brano che parla di empowerment femminile. Un po’ vintage nella melodia che fa tanto anni ’80, ma a Marcella si può solo voler bene. Può essere una delle sorprese di questa edizione.

Achille Lauro 8 – Dato tra i favoritissimi della vigilia per la vittoria di questo Festival, conquista sin dal primo ascolto. Un brano che è nel solco e nelle sonorità degli ultimi suoi successi, come “Amore disperato”, un pezzo che se presentato in gara avrebbe trionfato a mani basse. Elegante in frac, convince in questa versione cantautorale e intima, libero da tanti orpelli e “quadri” del recente passato.

Giorgia 8 – La sua voce, che andrebbe candidata a patrimonio dell’umanità, incanta come sempre e gioca un campionato a sé. La canzone, al primo ascolto, ci convince meno. Il pubblico dell’Ariston la omaggia con la standing ovation, a conferma del ruolo di papabile alla vittoria.

Willie Peyote 7 – Qualche divagazione politica in un brano tutto ritmo e con quel “grazie ma no grazie” che martella in testa, forse anche troppo. Rap e melodia, satira sociale ed ironia si mescolano e finiscono un po’ per confondersi.

Rose Villain 6 – Travolgente e bellissima, sa muoversi sul palco dell’Ariston come una veterana. Come lo scorso anno, porta un brano a due facce che può crescere con gli ascolti. Lascia la sensazione di qualcosa di già sentito all’interno del suo repertorio.

Olly 7,5 – Lui fa i dovuti scongiuri, ma è tra i favoriti dei bookmakers per la vittoria finale (anche se spesso chi entra Papa…). Spavaldo e guascone, la canzone c’è e lui in poco tempo è cresciuto in maniera evidente. Un amore perduto e la nostalgia che ne consegue, con il linguaggio dei ventenni di oggi. Un brano che rientra nella sua comfort zone, cantato con molta enfasi e una certa irruenza.

Elodie 6,5 – Solita interpretazione impeccabile, un sound pop dance che travolge. Ipnotizza in un abito argento che fa un po’ effetto carta stagnola. Tra le canzoni che meritano di essere riascoltate.

Shablo feat Guè, Joshua e Tormento 6,5 – L’hip hop e il rap a Sanremo, per un gruppo ricco e ben assortito. Fanno il loro senza snaturarsi. Una street song ballabile, anche da parte delle impellicciate signore delle prime file.

Massimo Ranieri 7 – Che gli vuoi dire a Massimo Ranieri? La solita magistrale e teatrale interpretazione, per un signore della canzone italiana che ogni volta ci mette il cuore, oltre alla sua voce possente. Da salvaguardare. Il brano, nonostante lo zampino di Nek e Tiziano Ferro, non appare tra i migliori del suo sconfinato repertorio. Promosso l’assolo di sax.

Tony Effe 6 – Dimenticatevi i tatuaggi e la mutandazza in bella vista, il sound e qualche stonatura degli ultimi tormentoni. Qui Tony Effe veste i panni del cantautore romano, un wannabe Califano che non convince fino in fondo. Ma va apprezzato quanto meno il coraggio.

Serena Brancale 6,5 – Puro Sud, folk, ritmo e un brano particolarmente radiofonico per il suo ritorno dopo diversi anni al Festival. Contaminazione e voglia di spingere sull’acceleratore per un’artista che merita la ribalta dei grandi palcoscenici.

Brunori Sas 8 – L’esordio a Sanremo di uno dei cantautori più interessanti e completi dell’attuale panorama musicale italiano. Arriva quasi in punta di piedi e sceglie giustamente di non snaturarsi, portando la sua inconfondibile cifra stilistica. Parla con delle pennellate vividissime di padri e figli e descrive la sua Calabria: “Sono cresciuto in una terra crudele dove la neve si mescola al miele. E le persone buone portano in testa corone di spine”.

Modà 5,5 – Canzone orecchiabile ma molto nel mood della band, senza osare. I Modà fanno i Modà, senza autotune e con il mestiere e la grinta che li contraddistingue da sempre. Una chicca la citazione di Kandinskij.

Clara 6 – Sensuale, urban contemporaneo. Un’esibizione nel suo stile, pulita, per un brano che probabilmente non lascerà troppo il segno, perché dà la sensazione di già sentito.

Lucio Corsi 7,5 – Un folletto approdato all’Ariston. Carlo Verdone nella sua serie ci aveva visto lungo! Un po’ David Bowie e un po’ Freddie Mercury, mescola  sonorità diverse, dal rock al pop, risultando credibile. Racconta le ansie di un trentenne di oggi e le aspettative sempre più alte imposte dalla società.

Fedez 7 – La depressione e l’irrequietezza. Il tutto con le lenti a contatto che dilatano le pupille. Rap e pop per un brano che sa soprattutto di un racconto personale a cuore aperto. Niente male, al di là del gossip che ha tenuto banco in questi giorni.

Bresh 6,5 – Un pezzo nella sua comfort zone per l’artista genovese che si conferma uno dei più interessanti della nuova generazione. Sicuro sul palco nonostante sia al debutto in gara, può crescere sempre più con il passare degli ascolti.

Sarah Toscano 5,5 – La più giovane di questa edizione, è senz’altro precisa e intonata, d’altronde la scuola di Amici non delude. Cerca di far ballare l’Ariston, ma il brano in sé non convince, rischia di sciogliersi come neve al sole.

Joan Thiele 7 – Elegante, pur nella timidezza dell’esordiente. Un’ottima occasione per farsi conoscere come merita dal grande pubblico. Una ballata rock che è un po’ la summa del percorso fatto finora, con la sua inseparabile chitarra ad accompagnarla sempre.

Rocco Hunt 7,5 – Affronta temi seri e impegnativi con grande forza interpretativa. Le radici, allontanarsi e poi riavvicinarsi. Una riflessione generazionale con commistioni in dialetto che convince nella sua verità.

Francesca Michielin 7 – La voce sempre intonata e precisa come una spada non tradisce. Nonostante l’infortunio alla gamba, l’artista è determinata e sicura di sé, per un brano originale con una melodia irregolare che lei veste alla perfezione come un abito fatto su misura.

The Kolors 6,5 – Un po’ “Un ragazzo, una ragazza”, un po’ “Italo disco”. Dopo gli ultimi successi che li hanno rilanciati ad altissimi livelli e in vetta alle classifiche, Stash e compagni tornano a Sanremo puntando sull’usato sicuro. Si iscrivono alla quota tormentone da ballare di questo Festival.

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