Fedez e il rapporto con Salvini: “Quando mi sono ammalato di cancro, soltanto lui mi è stato vicino”
Le rivelazioni del cantante nel suo libro "L’acqua è più profonda di come sembra da sopra"
Quando Fedez ha scoperto di avere un cancro, Matteo Salvini è stato il politico che gli è stato più vicino: lo rivela lo stesso cantante nel libro L’acqua è più profonda di come sembra da sopra. “Quando mi sono ammalato di cancro, è stato quello da cui sentivo, quando mi scriveva, della vera empatia. E questo nonostante avessimo idee diverse e ce ne fossimo dette di tutti i colori. Per un mese, ogni settimana mi ha scritto per sapere come stavo” scrive il rapper. Al contrario, altri politici non gli sono stati vicini: “Persone con cui avevo rapporti migliori invece non ci sono state: Luigi Di Maio, Giuseppe Conte, non pervenuti. Ti scrivono solo quando hanno bisogno di te, quando gli serve usarti”.
Il cantante, quindi, sottolinea le differenze della politica: “Il tema della sinistra è che ti usa: chiaro, tutti in politica ti usano, ma quantomeno la destra, umanamente parlando, sa relazionarsi con le persone. Molti politici di destra sanno parlarti da persona a persona, mentre gli uomini di sinistra ti spolpano e dopo ti voltano le spalle. Ma quando sei in una situazione di difficoltà, vedi il caso Balocco, con quelli di destra puoi confrontarti, ci puoi parlare. Quelli di sinistra, se li chiami, non ti rispondono più. Sono meno affidabili, sempre umanamente parlando”.
Nei giorni scorsi era già emersa la poca stima di Fedez nei confronti di Alessandro Zan, autore della legge di cui il rapper era stato grande sostenitore: “E anche con Zan il discorso è complesso. Tutti mi hanno descritto come ‘paladino arcobaleno’, perché purtroppo, in questo Paese, ormai ogni cosa viene ridotta a un’etichetta. Ma se si va a riprendere il motivo per cui ho difeso la legge Zan, si scoprirà che non mi riferivo ai contenuti del disegno di legge: la mia critica era più verso il fatto che un singolo – il leghista Andrea Ostellari – stesse ostruendo il processo democratico”.
Secondo Fedez, infatti, il disegno di legge “era un provvedimento scritto male. Non ho grande stima di Alessandro Zan, credo che reciti una parte e, quando gli chiedi di partecipare a un confronto con Adinolfi, lui non lo fa: ‘Non devo avvicinarmi a questa gente sennò le do popolarità’. Invece è perché lo teme. Dialetticamente, Adinolfi lo uccide. E quindi apprezzo più Adinolfi, che nonostante abbia idee totalmente diverse dalle mie non si tira mai indietro di fronte a un confronto”.