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In Tunisia le donne potranno sposare anche uomini non musulmani

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A luglio 2017, la Tunisia aveva approvato la legge contro la violenza sulle donne, l'obiettivo di garantire il rispetto della dignità, delle libertà e l'uguaglianza tra i sessi promessa dalla Costituzione in vigore nel paese. Credit: Reuters

Prima di questa decisione, se un uomo non musulmano avesse voluto sposare una donna tunisina, avrebbe dovuto presentare un certificato che attestasse la sua avvenuta conversione all'Islam

La Tunisia ha abrogato il divieto che imponeva alle donne di sposare soltanto uomini musulmani. Il ministro tunisino della Giustizia, Ghazi Jeribi, ha infatti annullato la circolare ministeriale numero 216 del 5 novembre 1973, che impediva alle tunisine scegliere liberamente il proprio futuro marito indipendentemente da questioni religiose.

L’ordine firmato dal ministro è entrato in vigore con effetto immediato e tutte le coppie che volessero farlo sono ora libere di registrare le proprie unioni in tutti gli uffici di stato civile del paese.

La modifica normativa è stata necessaria, secondo il ministro Jeribi, perché la circolare abrogata violava gli articoli 21 e 41 della Costituzione tunisina, in vigore dal 2014. Questi articoli riguardano l’uguaglianza di fronte alla legge e il diritto ereditario.

Prima di questa decisione, se un uomo non musulmano avesse voluto sposare una donna tunisina, avrebbe dovuto presentare all’ufficio di stato civile un certificato che attestasse la sua avvenuta conversione all’Islam. L’abiura della propria fede e la Shahādah, la dichiarazione di abbracciare la fede musulmana, dovevano avvenire di fronte al gran Muftì della repubblica tunisina.

Fino ad oggi, il matrimonio misto era vietato soltanto alle donne. Nessuna legge impedisce infatti agli uomini tunisini di sposare donne cristiane o ebree. La decisione è stata salutata con favore dal presidente della Repubblica Beji Caid Essebsi.

Una portavoce del presidente si è infatti congratulata con le donne tunisine per aver finalmente ottenuto “la libertà di scegliere il proprio coniuge”. La popolazione della Tunisia è per il 99 per cento musulmana e il paese è considerato una delle nazioni arabe più progressiste in materia di diritti delle donne.

Nel luglio 2017, il parlamento di Tunisi aveva approvato una legge contro la violenza sulle donne, con l’obiettivo di garantire il rispetto della dignità, delle libertà e l’uguaglianza tra i sessi promesse dalla Costituzione.

Il testo approvato pochi mesi fa include punizioni anche per la sola minaccia di aggressione o della privazione dei diritti e delle libertà previsti dalla costituzione tunisina.

I gruppi attivi nel paese in difesa dei diritti umani, che avevano combattuto a lungo per abrogare questa norma, hanno festeggiato la decisione del ministro Jeribi. La mossa è stata salutata come un passo decisivo verso la piena uguaglianza di genere tra i cittadini.

Le organizzazioni tunisine per i diritti delle donne chiedevano infatti da decenni l’abrogazione di questa norma, dopo aver già vinto alcune battaglie civili nel paese. In particolare sono riuscite a convincere i legislatori a eliminare dal codice penale la possibilità prevista per gli stupratori di sfuggire alla pena in caso di matrimonio riparatore con la vittima.

Anche la suprema autorità religiosa del paese, l’Ufficio del Mufti della Repubblica ha accolto con favore la decisione del governo, dopo aver approvato il discorso con cui il presidente Essebsi criticava la mancata abrogazione della circolare incriminata, pronunciato il 13 agosto durante la festa della Donna.

Nonostante la Tunisia presenti le leggi più progressiste in materia rispetto ai paesi della regione, il suo codice civile prevede ancora che l’uomo sia il capofamiglia e che le figlie non godano degli stessi diritti dei loro fratelli maschi in tema di eredità.

Inoltre, il rapporto annuale dell’organizzazione umanitaria Amnesty International sostiene che la situazione per le donne tunisine non è cambiata molto negli ultimi anni, nonostante le modifiche normative e le libertà conquistate con la primavera araba.

“Donne e ragazze hanno continuato a essere discriminate nella legge e nella prassi e non sono state adeguatamente tutelate dalla legge contro la violenza sessuale e altro tipo di violenza”, si può leggere nel rapporto 2016 di Amnesty sulla Tunisia.

Infatti, il 70 per cento delle tunisine risulta ancora vittima di violenze e abusi. Inoltre, secondo un’indagine dell’Ufficio nazionale per la famiglia tunisino, nel 2010, oltre il 47 per cento delle donne del paese hanno subito violenza almeno una volta nella propria vita.

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