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Home » Politica

Braccio di ferro Draghi-Regioni sulle riaperture: il premier sposa la linea rigorista di Speranza

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Covid, Draghi frena le Regioni sulle riaperture e sul vaccino Sputnik

Al primo vero “scontro” con le Regioni e i governatori del centrodestra, che chiedevano l’ammorbidimento delle misure anti-Covid, il premier Mario Draghi si è schierato sulla linea “rigorista” del ministro della Salute Speranza ed ha frenato gli enti locali e le loro intenzioni di riaprire le attività quantomeno attraverso il ripristino della zona gialla.

Nel corso dell’incontro con le Regioni, il presidente del Consiglio ha comunque spiegato agli enti locali che bisogna mettere in atto una “programmazione delle aperture” sottolineando però “quando sarà possibile”. Secondo Draghi, infatti, è necessario “ridare speranza al Paese, cominciare ad avere di nuovo il ‘gusto del futuro’, uscire da questa situazione di inattività”.

Ma è questa l’unica concessione del premier alle Regioni, che a parole si dicono soddisfatte perché, a loro dire, non vi sarà “nessuna chiusura inesorabile per altri 30 giorni”.

La realtà è che, come sottolineato più volte dal premier, a decidere sulle riaperture saranno ancora una volta “le evidenze scientifiche e i dati del monitoraggio”.

A metà aprile probabilmente vi sarà un nuovo confronto per stabilire se l’andamento dell’epidemia permetterà un ammorbidimento delle norme anti-contagio attraverso l’eventuale reintegro delle zone gialle, ma nulla di più.

Nel prossimo decreto anti-Covid, probabilmente approvato nella giornata di mercoledì 31 marzo, infatti, non vi sarà né il ripristino delle zone gialle né una revisione al ribasso dei criteri per individuare i contagi, chiesta dai governatori della Lega, né concessioni sulle riaperture, che di fatto chiedevano tutte le Regioni.

D’altronde è stato detto chiaro e tondo sia da Draghi che da Speranza: in questo momento “Non c’è spazio per il giallo. Non con questo livello di vaccinazioni. Adesso le dosi giornaliere aumenteranno ancora di più, ma dobbiamo arrivare a questo obiettivo tenendo sotto controllo il contagio”. Un perentorio no, quindi, al “liberi tutti” invocato dalle Regioni, sopratutto quelle a trazione leghista.

Secco no anche sull’approvvigionamento del vaccino Sputnik individuale da parte degli enti locali. Proprio sulle vaccinazioni e sulle difficoltà riscontrate da alcune Regioni, il premier ha sottolineato la necessità di accelerare sull’inoculazioni ricordando che “Per quanto riguarda le forniture dei vaccini per i prossimi mesi, la Commissione europea ha assicurato che le dosi dovrebbero essere più che sufficienti per raggiungere l’immunità per il mese di luglio in tutta l’Europa”.

Insomma il primo braccio di ferro tra Draghi e le Regioni sembrerebbe averlo vinto il premier con gli enti locali che alla fine sono stati costretti ad accettare la linea “rigorista” del ministro Speranza, che solo pochi mesi fa veniva apertamente criticato dagli esponenti del centrodestra.

Leggi anche: 1. Nessuno ha il coraggio di chiamarlo col suo nome: quello di Draghi sui vaccini è (vero) sovranismo / 2. Anche in zona rossa scuole aperte (fino alla prima media) e niente “giallo” fino al 30 aprile: le misure del nuovo Decreto anti-Covid / 3. Crisanti: “Immunità di gregge ad agosto-settembre”. La svolta nella lotta al Covid arriverà a fine estate

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