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Dal caso Fiber al Russiagate: tutte le grane del premier Giuseppe Conte

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Il premier, Giuseppe Conte, all'Altare della patria in occasione della celebrazione del 4 novembre, giornata dell'unità nazionale e delle forze armate, Roma, 04 novembre 2019. ANSA / Filippo Attili

Il premier riferisce oggi alla Camera sul presunto conflitto d'interesse che lo vedrebbe coinvolto per una consulenza legale svolta prima dell'incarico di governo. Ma ci sono altre questioni aperte

Dal caso Fiber al Russiagate: tutte le grane del premier Giuseppe Conte

Non solo il caso Fiber: il presidente del Consiglio Giuseppe Conte si trova in questi giorni ad affrontare diverse questioni spinose che lo riguardano personalmente o che attengono alla sua attività di governo. Sono diverse infatti le “grane” che il premier deve fronteggiare, in parlamento e fuori. Ecco le principali.

Caso Fiber

Giuseppe Conte svolgerà oggi in Aula alla Camera un’informativa sul caso Fiber, su un presunto conflitto di interessi che lo vedrebbe coinvolto per un incarico professionale che ha svolto prima di diventare premier. Del caso si parla già da mesi, ma di recente è stato di nuovo sollevato dal quotidiano britannico Financial Times e cavalcato dall’opposizione, con la richiesta di chiarimenti.

In sostanza, Conte è accusato di aver fornito nel maggio del 2018 una consulenza legale al fondo Fiber 4.0 durante lo scontro con un’altra cordata di azionisti per il controllo di Retelit, una società proprietaria di 8 mila chilometri di fibra ottica in tutta Italia.

Secondo il quotidiano britannico, l’avvocato Conte avrebbe indicato come soluzione alla questione l’esercizio da parte del governo del “golden power”, cioè il potere dell’esecutivo di imporre a società ritenute strategiche, come quelle di telecomunicazioni, di seguire particolari orientamenti. L’esercizio di questo potere su Retelit è effettivamente avvenuto nemmeno un mese dopo, in uno dei primi consigli dei ministri dell’esecutivo Conte.

Il presidente del Consiglio ha respinto le accuse, spiegando di non aver partecipato alla riunione in cui si era deciso l’uso del “golden power”.

L’inchiesta del Financial Times ha portato però alla luce il fatto che i circa 200 milioni di euro con cui il finanziere Raffale Mincione aveva conquistato la posizione di guida all’interno di Fiber 4.0, provenivano in realtà dalla segreteria di Stato del Vaticano. Il premier ha smentito ogni possibile conflitto d’interesse e ha detto di non essere a conoscenza della provenienza del fondo.

Il Financial Times attacca Giuseppe Conte: “Legato a fondi di investimento sotto inchiesta dal Vaticano”

Le grane del premier Conte: il Russiagate

L’altro tema su cui Conte ha dovuto riferire – stavolta non in Aula, ma al Copasir – riguarda il caso Russiagate, legato alle presunte interferenze russe nelle elezioni presidenziali americane del 2016.

Lo scorso 23 ottobre il premier è intervenuto dinanzi al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir) per chiarire tempi, modi e ragioni di due incontri avvenuti tra il ministro della Giustizia Usa William Barr e i vertici dei nostri 007 il 15 e il 27 agosto 2019. Conte ha specificato di non aver mai incontrato personalmente Barr e di “ricostruzioni fantasiose” pubblicate dalla stampa.

Secondo le ricostruzioni giornalistiche, il ministro della Giustizia avrebbe richiesto informazioni su Joseph Mifsud, docente maltese che ha insegnato alla Link Campus University di Roma e di cui si sono perse le tracce da un anno e mezzo, che nel 2016 avrebbe passato a George Papadopoulos, consulente dell’allora candidato Donald Trump, la ‘polpetta avvelenata’ delle email di Hillary Clinton in mano ai russi.

Nonostante Conte abbia fornito la sua versione sul caso, restano ancora alcuni punti da chiarire sul “Russiagate italiano”. Domani al Copasir si terrà l’audizione di Mario Parente, direttore dell’Aisi. Altre informazioni potrebbero derivare dall’inchiesta penale aperta nel frattempo negli Usa.

Russiagate, la spinosa audizione di Conte al Copasir: i cinque punti che non ha mai chiarito

Il nodo ex Ilva

Oltre al caso Fiber e al Russiagate, alle grande del premier Giuseppe Conte si è aggiunta ieri la decisione di ArcelorMittal di ritirarsi dall’accordo per l’acquisizione dell’ex Ilva. La chiusura dello stabilimento di Taranto, il più grande polo siderurgico d’Europa, costerebbe all’Italia 24 miliardi di euro.

Conte ha definito la posizione espressa da ArcelorMittal “inaccettabile”, aggiungendo che “il governo è determinato nel voler mantenere i livelli occupazionali attuali”. L’incontro tra il presidente del Consiglio e i vertici di ArcelorMittal, inizialmente previsto per oggi, è stato rimandato a domani.

Cinque cose da sapere sull’Ilva, l’azienda da 24miliardi che rischia di chiudere

Le spaccature della maggioranza sulla manovra

A queste “grane” per il premier Giuseppe Conte si aggiungono le spaccature della maggioranza di governo sulla manovra. Si sta ancora cercando un accordo sulla cosidetta “plastic tax” e sulle auto aziendali, mentre il testo ieri ha iniziato l’esame del Senato. Se il capo politico M5S ha parlato di una “svolta ambientale”, a manifestare perplessità sono gli esponenti di Italia Viva, apertamente schierati contro le microtasse della manovra. Riuscirà il premier Conte a mettere d’accordo le diverse anime della sua maggioranza?

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