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Saluto romano, nelle commemorazioni non è reato: “È manifestazione del pensiero”

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Una sentenza del Tribunale di Milano ha stabilito che fare il saluto romano durante una commemorazione non è reato, ma si tratta di “manifestazione del pensiero”.

S&D

Durante la commemorazione del 24 aprile 2016 per i caduti della Repubblica sociale italiana al Campo X del cimitero Maggiore di Milano tre giovani avevano urlato il saluto nazista, “Sieg Heil“.

Il giudice Maria Angela Vita, due anni dopo, ha assolto i protagonisti di quell’episodio “perché il fatto non sussiste”. Quella dei tre partecipanti alla commemorazione di Milano è stata infatti “una manifestazione del pensiero, costituzionalmente garantita”.

I ragazzi erano stati accusati di avere violato l’articolo 5 della Legge Scelba, nota anche come apologia di fascismo.

“I simboli fascisti e nazionalsocialisti sono stati ostentati all’interno di un contesto commemorativo (e non di un attentato concreto alla tenuta dell’ordine democratico) e come tali, pertanto, privi di quella offensività concreta vietata dalla legge”, ha dichiarato il magistrato.

Quella che si è svolta al cimitero di Milano è stata “una cerimonia di carattere commemorativo e pacifico in cui i comportamenti, gesti ed emblemi di indiscutibilmente di stampo fascista e nazionalsocialista non appaiono tali da suggestionare concretamente le folle, attentando all’ordine democratico”.

“Le manifestazioni del pensiero dell’ideologia fascista, in sé e per sé non sono vietate, attesa la libertà di manifestazione del pensiero costituzionalmente garantita, ma lo diventeranno allorquando assumano caratteri e connotati tali da porre in pericolo la tenuta dell’ordine democratico e dei valori ad esso sottesi”, prosegue il giudice Maria Angela Vita nella sentenza.

“La manifestazione di carattere fascista era rivolta ai defunti, in segno di omaggio ed umana pietà senza alcuna finalità di restaurazione fascista e nazionalsocialista”.

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