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Gli egiziani all’estero fondano un partito di opposizione ad Al-Sisi. La portavoce a TPI: “Sarà la nuova primavera araba”

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Sarà il primo partito politico a costituirsi da quando Al-Sisi è salito al potere dopo il colpo di stato nel 2013. Il partito includerà accademici, politici e attivisti, oltre a giovani che rappresentano una nuova generazione che "è emersa dal grembo della rivoluzione del 2011"

“Stiamo lavorando a questo partito da oltre un anno, abbiamo deciso di includere solo egiziani, rifiutiamo tutto quello che sta accadendo in Egitto”. Gli egiziani che vivono all’estero lanceranno un nuovo partito politico che mira ad abbattere il regime del presidente Abdel Fattah Al-Sisi. Sarà il primo partito politico a costituirsi da quando Al-Sisi è salito al potere dopo il colpo di stato nel 2013. Lo racconta a TPI in un’intervista esclusiva la portavoce Nancy Kamal. Il partito includerà accademici, politici e attivisti, oltre a giovani che rappresentano una nuova generazione che “è emersa dal grembo della rivoluzione del 2011”, spiega Kamal e il nome del partito sarà Amal Misr, la speranza dell’Egitto.

S&D

Nancy Kamal è una giornalista egiziana, un’attivista politica e una madre single con due figli. Come lei stesso ci racconta è stata arrestata in Egitto due volte, ed è fuggita nel 2018 perché aveva due sentenze pendenti. Ha partecipato alla rivoluzione egiziana nel 2011.

Da chi sarà formato il partito?

“Siamo contro ogni tipo di ideologia politica, molti di noi erano famosi attivisti politici in Egitto e adesso viviamo fuori dal Paese, sono fuggiti via. Renderemo pubblico il partito in questo mese, ma manca ancora la data. Avremo sedi in America, Turchia, Regno Unito, molte forze in giro per il mondo. Abbiamo persone anche in Italia ma non abbastanza per aprire un ufficio, ma stiamo pianificando per l’Italia, il Canada e molti altri paesi in Europa.

Cosa si propone il partito?

Il partito si oppone a tutto ciò che sta accadendo con il regime di Al-Sisi, nel paese tutto va male: l’economia, la salute, l’istruzione. Abbiamo deciso di lavorare insieme e opporci a questa deriva. Lavoriamo per ogni egiziano sul pianeta, non solo in Egitto. Fuori dal Paese vivono circa 10 milioni di egiziani, non tutti sono attivisti politici, sono anche semplici cittadini, ma sanno cosa sta succedendo in Egitto. Sanno che adesso non è un bel Paese. La comunità internazionale deve aiutare il popolo egiziano a sbarazzarsi di questo dittatore e interrompere il loro sostegno ad Al-Sisi.

Quanti hanno aderito finora?

Per adesso contiamo 50 persone che si sono pubblicamente esposte, ma ci sono tante persone che non vogliono far comparire i loro nomi e partecipare. Pubblicheremo i nomi ufficiali del partito in questo mese. Faremo di tutto per metterci in contatto con gli egiziani nel Paese, per supportarli, per abbattere il regime autoritario e per fare dell’Egitto di nuovo un bel posto in cui vivere. Questa dittatura deve cadere.

Come vi finanziate?

Ognuno di noi ha un lavoro, e abbiamo versato soldi nostri per finanziare il partito. No c’è spazio per ideologie politiche in questo partito, se credi nel potere della primavera araba del 2011 e credi nei nostri obiettivi sei il ben accetto.

Quali sono quindi gli obiettivi?

Costruire uno stato civile moderno, partecipativo, democratico. Abbattere il regime autoritario di occupazione per procura, rappresentato dai militari.

Come valuta l’esperienza della primavera araba, un fallimento?
La primavera araba è la cosa più importante avvenuta dal 2011, ma non si è compiuta del tutto, lavoriamo affinché avvenga nel modo giusto adesso. Democrazia, libertà e giustizia. Questo vogliamo.

Come vi avvicinerete al popolo egiziano?

Abbiamo un sito e una pagina Facebook dove tutti si possono connettere con noi. Abbiamo progetti per stare in contatto con gli egiziani, abbiamo in programma nel prossimo futuro che ogni egiziano che vive in Egitto venga a conoscenza del nostro progetto. Vi sorprenderemo.

Non temete le persecuzioni del regime?

Lo sappiamo e abbiamo giù provato brutte esperienze, ma non ci facciamo spaventare.

Cosa pensa dei casi Regeni e Patrick Zaki?

Ho seguito molto le vicende, Regeni è un caso molto importante, è stato ucciso e non sappiamo come è avvenuto, cosa è andato male, quello che dicono dal regime è solo “non siamo stati noi”. Penso alle parole della madre Paola che disse che Giulio era stato ucciso come un egiziano. Questa frase mi colpì molto perché è vera. Loro possono uccidere chiunque, che tu sia egiziano oppure no. Se tu parli della politica vieni ammazzato. Amnesty ha fatto tanto per il caso Regeni, ma dobbiamo ancora lavorare tanto. Perché la verità su Giulio dimostrerà al mondo intero cosa è capace di fare il regime egiziano agli egiziani e agli stranieri.

Cosa pensa dell’amministrazione Trump?

L’attuale situazione del sistema americano rappresenta per noi il miglior esempio di chi ha sostenuto Al-Sisi, non lascia spazio a dubbi su quello che Al-Sisi fa al popolo egiziano, ed è bene che ci stiamo dirigendo verso una nuova amministrazione americana che credo sarà alleata del popolo egiziano contro il dittatore Al-Sisi.

Leggi anche: Armi, gas, diritti umani: il prezzo dell’indulgenza della Francia verso l’Egitto di al-Sisi; 2. Regeni, “La Francia è in prima linea per i diritti umani”: l’ambasciatore francese in Italia replica a Corrado Augias / 3. Omicidio Regeni, inchiesta chiusa: quattro 007 egiziani verso processo. “Giulio legato con catene di ferro” / 4. Il caso Patrick Zaki e quell’abbraccio che fa male all’Europa / 5. Turchia-Francia, cosa si nasconde dietro lo scontro tra Erdogan e Macron

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