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    Crisi Usa Iran, Teheran si ritira dagli accordi sul nucleare. Trump: “Se Iran attacca ci sarà una risposta sproporzionata”

    Proseguono le minacce reciproche tra Iran e Stati Uniti, dopo l'uccisione del generale Soleimani e l'attacco sferrato a una base Usa a Baghdad

    Di Carmelo Leo
    Pubblicato il 5 Gen. 2020 alle 07:50 Aggiornato il 5 Gen. 2020 alle 22:00

    Crisi Usa Iran, ultime notizie

    Crisi Usa-Iran, le ultime notizie: 5 gennaio 2020

    ore 21, 48 Trump: “Se l’Iran attacca ci sarà una risposta Usa sproporzionata” – “Se l’Iran dovesse attaccare qualunque persona o obiettivo americano gli Stati Uniti colpiranno subito anche in maniera sproporzionata”: è la nuova minaccia su Twitter di Donald Trump. “Questi post serviranno come notifica al Congresso”, aggiunge Trump, che afferma come “nessun avviso legale e’ richiesto, e cio’ nonostante viene fornito!”.

    ore 20,53 – Iran, se ci sarà un nuovo attacco dagli Usa cancelleremo Israele – Se gli Usa compiranno un nuovo attacco dopo la rappresaglia iraniana per l’uccisione del generale Qassem Soleimani, Teheran ”cancellera’ Israele dalle carte geografiche”. Lo ha affermato Mohsen Rezai, ex capo delle Guardie della rivoluzione, attualmente segretario del potente Consiglio per la determinazione delle scelte, un organo di mediazione fra le diverse istituzioni dello Stato. ”Le truppe Usa saranno presto espulse dalla regione”, ha aggiunto Rezai, citato dall’agenzia Fars, parlando questa sera ad una commemorazione di Soleimani a Teheran.

    ore 20,51 – Iraq: due razzi vicino all’ambasciata Usa a Baghdad – Almeno due razzi sono stati lanciati nei pressi dell’ambasciata americana a Baghdad. Lo affermano testimoni sul luogo.

    ore 19,03 – Media, Iran annuncia arricchimento uranio senza limiti L’Iran afferma che arricchirà l’uranio “senza restrizioni in base alle sue esigenze tecniche”. Lo riporta l’emittente Al Arabiya. L’Iran non rispetterà più nessuno degli impegni presi con l’accordo del 2015 sullo sviluppo del nucleare.

    ore 18,52 – Iraq: Stoltenberg convoca domani 29 ambasciatori Nato – Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha convocato per domani pomeriggio una riunione del Consiglio Nord Atlantico, vale a dire gli ambasciatori dei 29 paesi membri, per consultazioni a seguito delle tensioni in Medio Oriente dopo l’assassinio del generale iraniano Qassem Soleimani a Baghdad in un attacco Usa. Lo ha annunciato un portavoce dell’Alleanza atlantica. La riunione del Consiglio si terrà alle 15 nella sede dell’Alleanza di Bruxelles, ha precisato un’altra fonte.

    ore 18,27 – Iran, la nostra risposta sarà contro siti militari – “La risposta dell’Iran sarà sicuramente militare e contro siti militari”: lo ha detto in una intervista alla Cnn Houssein Dehghan, uno dei più stretti consiglieri dell’ayatollah Ali Khamenei, replicando al tweet in cui Donald Trump afferma che tra i possibili obiettivi degli Usa ci sono anche siti culturali iraniani.

    ore 16,16 – Il Regno Unito “la pensa come gli Stati Uniti” sull’uccisione di Soleimani. Lo dice il ministro degli Esteri britannico Dominic Raab. “Era una minaccia, siamo d’accordo con gli Usa”, afferma. “Il nostro obiettivo – ha detto ancora il ministro degli Esteri britannico – è la de-escalation e la stabilizzazione”.

    ore 15,49 – Iraq denuncia all’Onu gli ‘attacchi americani. L’Iraq ha detto di aver presentato una denuncia alle Nazioni Unite contro “gli attacchi americani”. Lo riporta l’agenzia Ansa.

    ore 15,12 – Coalizione anti-Isis sospende operazioni in Iraq. La coalizione internazionale anti-Isis guidata dagli Stati Uniti annuncia la sospensione delle sue operazioni in Iraq.

    In un comunicato la coalizione internazionale ha spiegato che gli attacchi contro i militari Usa impegnati nell’addestramento delle forze locali “hanno limitato la nostra capacità di svolgere le nostre attività di formazione assieme ai nostri partner. Per questo abbiamo deciso di sospenderle”.

    ore 15,10 – Iraq convoca inviato Usa, violata nostra sovranità. Il governo iracheno ha convocato l’inviato degli Stati Uniti nel Paese per protestare contro “la violazione della sovranità” compiuta con il raid statunitense nel quale è stato ucciso il generale iraniano Qassam Suleimani. Il ministero degli Esteri iracheno ha convocato l’ambasciatore americano Matthew Tueller e ha condannato i raid. “Sono stati una palese violazione della sovranità dell’Iraq”, ha fatto sapere il ministero in una nota e “contraddicono le regole concordate nell’ambito delle missioni della coalizione internazionale”.

    ore 13,06 – Iran, oggi decisione su uscita da accordo su nucleare. L’Iran ha annunciato che entro questa notte deciderà se avviare una nuova fase della sua uscita dall’accordo sul nucleare. Lo ha annunciato il portavoce del ministero degli Esteri e lo riporta l’agenzia Bloomberg.

    Intanto, il ministro iraniano della Difesa Amir Hatami, citato dall’Irna, ha dichiarato che “tutti i Paesi del mondo hanno la responsabilità di prendere posizione appropriata contro le mosse terroristiche degli Usa, se vogliono evitare che si ripetano atti odiosi e senza precedenti come l’uccisione del generale Qassem Soleimani”.

    ore 12,50 – Soleimani: marea umana al corteo funebre di Ahvaz, in Iran. Le strade di Ahvaz,capoluogo della provincia del Khuzestan, in Iran, sono state invase da una marea umana per il primo corteo funebre in memoria del generale Qassem Soleimani, nel primo di tre giorni di lutto proclamati in Iran. La televisione di Stato ha trasmesso una diretta del corteo con lo schermo listato a lutto. Nel filmato si vede la gente sventolare bandiere rosse, il colore del “sangue dei martiri”, verdi, il colore dell’Islam, e bandiere bianche decorate con slogan religiosi, oltre a ritratti del generale, piangendo e gridando “Morte all’America”.

    “Quelle che sembrano essere milioni di persone stanno partecipando alla processione funebre di Soleimani ad Ahvaz”, scrive su twitter Amal Saad, docente all’Università del Libano, che posta un video del corteo visto dall’alto. Saad precisa che la città è ritenuta non essere una roccaforte del generale ucciso. “Trump non sa cosa lo sta aspettando in tutto il Medio Oriente”, aggiunge.

    ore 12,15 – Alto rappresentante Ue invita Zarif a Bruxelles – L’Alto rappresentante Ue Josep Borrell ha invitato a Bruxelles il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif. Lo riferisce una nota del servizio di azione esterna della Ue, precisando che Borrell ha invitato Zarif nel corso di una telefonata tra i due dove si è parlato dei recenti sviluppi in Iraq con l’Ue che ha esortato Teheran a evitare una escalation nella regione e dell’importanza di preservare l’accordo sul nucleare.

    ore 12,12 – Netanyahu, Trump merita il massimo riconoscimento. “Il presidente Donald Trump merita il massimo riconoscimento per aver agito con determinazione, potenza e velocità”: ha affermato oggi il premier Benyamin Netanyahu commentando la uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani. “Questi è stato responsabile della morte di molti civili americani e di molti altri innocenti, nelle ultime decine di anni e anche in questi giorni. Soleimani ha intrapreso, progettato e realizzato molti attentati terroristici in Medio Oriente e anche altrove”.

    “Israele si schiera risolutamente dalla parte degli Stati Uniti nella giusta lotta per la sicurezza, la pace e la autodifesa”, ha concluso Netanyahu. Intanto è stata rinviata da oggi a domani una seduta del Consiglio di difesa del governo per esaminare le ripercussioni dell’uccisione del generale Soleimani.

    ore 10.50 – Iraq, parlamentari chiedono ritiro dei soldati Usa dal paese. Il parlamento iracheno si riunirà in sessione straordinaria nella giornata di oggi e alcuni parlamentari spingeranno per votare una risoluzione che spinga il governo a chiedere il ritiro dei soldati statunitensi dall’Iraq. A riportare la notizia è l’agenzia Reuters, che cita alcuni parlamentari. Al momento circa 5mila soldati Usa restano in Iraq [La notizia]

    ore 10,29 – Zarif: “Colpire siti culturali è crimine di guerra”

    Il ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif risponde alla minaccia di Trump di colpire 52 obiettivi “importanti per la cultura iraniana”. “Colpire siti culturali sarebbe un crimine di guerra”, scrive Zarif in un tweet. “Dopo le gravi violazioni della legge internazionale con i vigliacchi omicidi di venerdì scorso, Trump minaccia di commettere nuove violazioni della ‘jus cogens'”, la norma del diritto internazionale a tutela di valori considerati fondamentali per un Paese”, sostiene. “Non importa se dia calci o urli, la fine della presenza maligna degli Usa in Medio Oriente è iniziata”.

    ore 9,54 – Iran, Trump non avrà il ‘coraggio’ di eseguire minacce

    L’esercito iraniano sfida Trump esprimendo dubbi sul fatto che gli Stati Uniti abbiano il “coraggio” di colpire 52 siti in Iran, come minacciato dal presidente americano. Lo ha detto il generale Abdolrahim Moussavi, comandante dell’esercito iraniano, citato dall’agenzia iraniana ufficiale Irna. “Dicono questo genere di cose per distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale dal loro atto odioso e ingiustificabile”, aggiunge la fonte riferendosi all’uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani avvenuta venerdì scorso in Iraq.

    ore 9,20 – Iran, militari Usa lascino basi per rimanere vivi

    “Se le forze americane vogliono rimanere in vita, dovrebbero evacuare le loro basi militari nella regione e andarsene”, a dirlo è il vice capo delle guardie rivoluzionarie, il generale Mohammadreza Naghdi, citato da Farsnews. “La rappresaglia da parte dell’Iran e dei comandanti della resistenza di fronte all’assassinio da parte degli Stati Uniti del capo delle forze di Qod Ghassem Soleimani è certa, incontrollabile e dolorosa e gli americani farebbero meglio a smettere di inviare messaggi per invitare l’Iran a non vendicarsi”, ha aggiunto.

    ore 8,18 – Vertici del Pentagono “attoniti” davanti alla scelta di Trump di uccidere Soleimani. Nyt: “Era opzione estrema”. 

    La decisione di Donald Trump di uccidere il generale Soleimani ha lasciato “attoniti” i vertici del Pentagono. A riportare il retroscena è il New York Times, che ricostruisce gli ultimi giorni prima del raid su Baghdad. Secondo il quotidiano statunitense, il presidente americano ha scelto l’opzione estrema tra le tante presentate dai vertici militari, mentre ancora si stavano valutando le informazioni di intelligence sulle possibili nuove minacce (qui la notizia completa).

    ore 7,45 – Pasdaran: “35 siti Usa sotto tiro”. Trump: “Individuati 52 obiettivi, pronti a colpire”

    Proseguono le minacce reciproche tra Iran e Stati Uniti, in uno scontro che diventa sempre più aspro dopo l’uccisione del generale Soleimani e l’attacco sferrato a una base Usa a Baghdad. Il comandante delle Guardie della rivoluzione iraniane, Hossein Salami, minaccia: “L’Iran metterà in atto una vendetta contro gli americani al punto che metterà fine alla presenza degli Usa nella regione, individuati 35 obiettivi”.

    La risposta di Trump non si fa attendere: “Se l’Iran ci attacca gli Usa colpiranno 52 siti iraniani già identificati”. Il numero corrisponde a quello degli ostaggi statunitensi presi di mira dall’Iran 40 anni fa.

    Intanto in Iran proseguono le processioni funebri in onore del generale ucciso.

    Cosa è successo

    A due giorni dall’uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani (qui il suo profilo), la crisi tra Usa e Iran è ai suoi massimi storici. Sia nelle manifestazioni di piazza a Teheran, sia durante i funerali del generale a Baghdad, le autorità iraniane hanno lanciato le loro minacce nei confronti del “nemico occidentale”, che dovrà “cominciare a comprare bare per i suoi soldati”. Un nuovo raid, nella notte successiva, ha portato poi alla morte di un comandante delle milizie sciite irachene Hashd al Shaabi.

    Così le dimensioni della crisi tra Usa e Iran sono aumentate ancora di più. Fino al lancio, avvenuto ieri sera, di due missili: uno nella zona dell’ambasciata Usa a Baghdad, nella “zona verde” di massima sicurezza, e una in una base aerea americana. Non si sa ancora se i due eventi siano collegati, ma entrambi gli obiettivi erano comunque statunitensi.

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