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La Cina risponde ai dazi di Trump: tariffe su carbone, gnl e petrolio e un’indagine su Google

Immagine di copertina
Credit:SIPA / ZUMAPRESS.com / AGF

Oggi entrano in vigore i dazi americani contro le importazioni cinesi. Rinviate di 30 giorni le restrizioni annunciate contro Messico e Canada. L'Ue invece attende di conoscere il proprio destino

Il governo di Pechino ha risposto oggi ai dazi commerciali imposti dagli Stati Uniti del presidente Donald Trump su alcune merci prodotte in Cina, annunciando nuove tariffe sul petrolio e sui prodotti derivati ​​dal carbone e dal gas naturale liquefatto provenienti dagli Usa, nonché un’indagine su Google.

Nel fine settimana, Trump aveva annunciato l’introduzione di dazi sulle importazioni da Messico, Canada e Cina. Ma se, dopo aver avuto colloqui telefonici separati con la presidente messicana Claudia Sheinbaum e con il premier canadese Justin Trudeau, le nuove tariffe contro i due alleati, fissate al 25%, erano state sospese per 30 giorni, le restrizioni al commercio con Pechino, pari al 10% su tutte le importazioni, non sono state rinviate.

Così oggi la Repubblica popolare ha annunciato le proprie contromisure, imponendo – a partire dal 10 febbraio – una tariffa del 15% sui prodotti derivati ​​dal carbone e dal gas naturale liquefatto e un’altra del 10% sul petrolio greggio, sui macchinari agricoli e sulle automobili di grossa cilindrata provenienti dagli Usa. Non solo: Pechino ha anche presentato un reclamo all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) “per difendere i suoi legittimi diritti e interessi” in risposta ai dazi decisi da Donald Trump.

“L’aumento unilaterale delle tariffe degli Stati Uniti viola gravemente le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio”, si legge in una nota diramata oggi dal ministero del Commercio cinese. “Non solo non aiuta a risolvere i problemi, ma danneggia anche la normale cooperazione economica e commerciale tra Cina e Stati Uniti”. Pertanto, prosegue il testo, “la Cina ha presentato un reclamo contro le misure tariffarie statunitensi nell’ambito del meccanismo di risoluzione delle controversie del Wto”, accusando gli Stati Uniti di compiere azioni di “natura dolosa” contro Pechino. Inoltre, poco dopo l’entrata in vigore dei dazi imposti dagli Usa, l’Amministrazione statale cinese per la regolamentazione del mercato ha annunciato l’avvio di un’indagine contro Google per sospetta violazione delle leggi antitrust in vigore nella Repubblica popolare.

Il ministero del Commercio e l’Amministrazione cinese delle dogane hanno poi annunciato nuovi e immediati controlli sulle esportazioni su oltre due decine di minerali e prodotti tecnologici, tra cui il tungsteno, un materiale essenziale per le applicazioni industriali nei settori digitale e della difesa; il tellurio, utilizzato per realizzare celle solari. Pechino ha poi inserito le aziende statunitensi Illumina, una società di biotecnologie, e PVH Group, proprietaria dei marchi di moda Calvin Klein e Tommy Hilfiger, alla lista di entità inaffidabili, accusandole di aver ” violato i normali principi di mercato”. 

La guerra commerciale con Pechino però potrebbe anche essere scongiurata, come già avvenuto con Canada e Messico. L’amministrazione Trump ha infatti in parte giustificato i dazi imposti contro i tre Paesi, Cina compresa, come un tentativo di arginare i fenomeni dell’immigrazione illegale e del flusso di fentanyl e altre droghe negli Stati Uniti, di cui queste nazioni sarebbero in parte corresponsabili. Ieri il presidente americano ha accettato di “mettere immediatamente in pausa” i dazi imposti contro Messico e Canada dopo aver concordato con i rispettivi governi di rafforzare la sicurezza ai confini.

Trump ha anche annunciato che nelle prossime ore terrà un colloquio telefonico con il presidente cinese Xi Jinping, dal cui entourage però non arrivano per ora conferme. Va detto che i dazi del 10% imposti contro Pechino sono ben lontani dal 60% minacciato dal magnate in campagna elettorale, il che indica potrebbe indicare che esiste ancora spazio per la trattativa al fine di scongiurare una guerra commerciale. Il tutto mentre l’Europa aspetta il proprio turno. Il presidente Usa infatti ha annunciato più volte l’intenzione di imporre dazi anche all’Unione europea.

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