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Home » Esteri

Afghanistan, la riscossa della resistenza ai talebani: riconquistati tre distretti di Baghlan

Immagine di copertina
Credit: Salam Watandar / Herat Times

Le forze di resistenza ai talebani in Afghanistan hanno riconquistato tre distretti nella provincia di Baghlan, a circa 200 chilometri dalla capitale Kabul. L’annuncio è arrivato ieri su Twitter dal ministro della Difesa del governo afghano sostenuto dall’Occidente, il generale Bismillah Mohammadi, una notizia poi confermata nel corso della giornata dai media locali e internazionali.

“Resistere ai terroristi talebani è un mio dovere. Le aree di Pol-e-Hesar, Deh Salah e Banu di Baghlan sono occupate dalle forze di resistenza locali. La resistenza è ancora viva”, ha twittato il generale afghano. Secondo l’emittente al-Arabiya, che cita alcuni funzionari locali della provincia, una decina di combattenti talebani sono rimasti uccisi e “molti altri” sono stati catturati dalle forze di resistenza durante gli aspri scontri in corso da ieri nella valle di Andarab. Stando a fonti locali, tra i miliziani catturati vivi dalle forze di resistenza ci sarebbe anche un comandante locale dei talebani.

Vale la pena ricordare che il distretto di Pol-e-Hesar si trova vicino allo strategico passo Khawak, nella valle del fiume Kunduz, e alla provincia del Panjshir, l’unica in Afghanistan non conquistata dai talebani e dove dalla caduta di Kabul si sono rifugiati vari leader e unità militari del governo sostenuto dall’Occidente.

Tra loro, secondo quanto annunciato in un editoriale sul Washington Post da Ahmad Massoud, figlio del leggendario “Leone del Panjshir” Ahmad Shah Massoud, assassinato da al-Qaeda due giorni prima degli attentati dell’11 settembre 2001, figurano soldati dell’Afghan National Army ed ex membri delle forze speciali militari afghane.

Nella valle del Panjshir, inespugnata sia dai sovietici che dai talebani, si trova anche Amrullah Saleh, vicepresidente dell’Afghanistan prima dell’arrivo dei talebani a Kabul che si è proclamato capo di Stato dopo la fuga dell’ex presidente Ashraf Ghani, accolto dagli Emirati Arabi Uniti. Al seguito anche l’ex capo di Stato maggiore delle forze armate afghane, Yasin Zia.

I combattenti panjshiri, stimati tra le 2.000 e le  2.500 unità, sono intenzionati a resistere ai talebani, come negli anni Novanta. Nonostante gli annunci dei cosiddetti studenti coranici, secondo l’ambasciatore dell’Afghanistan in Tagikistan, il tenente generale Zahir Aghbar, la guerra “non è finita”: la valle del Panjshir potrà infatti costituire una solida base per chi vorrà combattere i talebani se non si riuscirà a trovare un accordo politico.

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