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Home » Economia

Gli influencer chiedono un loro sindacato: “Abbiamo bisogno di tutele”

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Chiara Ferragni

La 25enne Mafalda De Simone ha lanciato la proposta di creare un sindacato per la categoria degli influencer anche in Italia. Negli Stati Uniti e nel Regno Unito un’associazione di categoria delle star del web esiste già. Dal 2020, infatti, le sigle AIC (American Influencer Council) e TCU (The Creator Union) regolano gli aspetti economici del mestiere, supervisionando i contratti e garantendo un trattamento paritario agli imprenditori social. Mafalda De Simone vorrebbe le stesse tutele per gli influencer italiani.

Gli influencer, e soprattutto i micro-influncer, devono fare squadra. Un po’ come è accaduto in America, dove nei mesi scorsi è nato il “The Creator Union” (Tcu), il primo sindacato di categoria nato per supervisionare i contratti formali tra aziende e influencer, l’utilizzo di contenuti corretti ed evitare pratiche discriminatorie. Ecco perché sono in contatto con qualche sigla sindacale per fondare un sindacato specifico, che tutelino questo mondo di partite Iva dove i diritti sono un privilegio rispetto alle moltitudini di doveri che si hanno”, ha spiegato al quotidiano Il Messaggero.

”È un errore pensare di far tutto da soli – spiega al Messaggero Paola Di Benedetto, 26enne e influencer di Instagram con un milione 700.000 follower – bisogna proteggersi, avere alle spalle qualcuno che ti preceda e tratti per te con le aziende. In Italia è difficile che quello degli influencer venga considerato un lavoro: dai 50mila follower in poi, trattare da soli non conviene, meglio rivolgersi a un’agenzia. E poi attenzione: si può guadagnare bene, ma si può perdere altrettanto velocemente il consenso”.

Leggi anche:  1. Quanto guadagna Chiara Ferragni? Tutti gli affari dell’influencer, dalle scarpe Tod’s a Instagram (di Andrea Lanzetta); // 2. Da Chiara Ferragni a Giulia De Lellis: la classifica degli influencer più pagati su Instagram

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