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Home » Economia » Lavoro

Bologna, Logista licenzia 90 dipendenti con un messaggio su WhatsApp

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Proteste nel settore della logistica all'Interporto di Bologna. Immagine di repertorio. Credit: Si Cobas

Un messaggio su WhatsApp di poche righe: “Buonasera, a seguito della riduzione delle attività, nella data lunedì 02 agosto 2021 lei sarà dispensato dalla sua attività lavorativa. Il trattamento economico verrà garantito con gli strumenti previsti di Legge. Cordiali Saluti”.  Così, con una comunicazione inviata per telefono alle ore 22:00 del 31 luglio, sono stati licenziati a Bologna quasi 90 dipendenti della multinazionale spagnola Logista, distributore integrato di prodotti correlati al tabacco, dolciumi, piccoli dispositivi elettronici e prodotti di cancelleria.

S&D

La società, denunciano i sindacati, ha deciso di chiudere il magazzino del capoluogo emiliano, lasciando a casa 65 dipendenti, oltre al personale impiegatizio diretto, gli addetti alla vigilanza e alle pulizie. “Circa 90 persone che in meno di 36 ore scoprono di non avere più un lavoro”, scrivono da Si Cobas. “Molti di loro sono in ferie. Nessuno in questi 2 anni di pandemia si era mai fermato a riposare, perché i tabacchi si sa sono considerati attività essenziale. Persino di fronte allo scoppio di un focolaio la multinazionale non aveva voluto chiudere un solo giorno”.

L’impianto di Logista Italia, situato nell’Area 7 dell’Interporto di Bologna all’interno del comune di Bentivoglio, è dedicato all’imballaggio e alla spedizione di prodotti di tabacco e cesserà ogni attività dal 1 settembre dopo “decenni di attività”. Secondo la Filt-Cgil, “la notizia della chiusura è stata comunicata” ai sindacati “nel pomeriggio di sabato 31 luglio 2021 attraverso la società appaltatrice, che gestisce, con la maggior parte dei lavoratori ivi impiegati, le attività di movimentazione merci e logistica”. “Con una e-mail“, aggiungono da Si Cobas.

“Così mentre gli operai si godono il loro riposo, Logista Italia SpA porta avanti il suo piano di ristrutturazione e approfittando di una crisi generale che però non ha subìto, licenzia tutti”, sostiene il sindacato di base. Anche per la Filt-Cgil la scelta della multinazionale non trova giustificazioni: “La decisione di cessare le attività è quantomeno sorprendente e offensiva nei confronti dei lavoratori, che vedono tutti, improvvisamente, interrotto il loro rapporto di lavoro in un week end di agosto, senza una spiegazione”, si legge in una nota del sindacato. “Il settore della logistica non è in crisi. Il magazzino è attivo da decenni e Bologna si trova in una posizione strategica per questo tipo di attività”

Allora perché l’azienda ha deciso di chiudere l’impianto? Dal Si Cobas l’accusa è chiara. “Il piano è stato studiato da tempo da parte dei ‘signori del tabacco’. Delocalizzare l’attività? Sì ma non all’estero, in Italia verso altri siti, Tortona, Anagni etc. dove il costo del lavoro è più basso. Dove ci sono ancora le cooperative, dove si lavora ancora 12 ore al giorno, dove i livelli di inquadramento sono i più bassi previsti dal CCNL, dove non ci sono buoni pasto, dove non c’è il Si Cobas, dove non ci sono diritti”. Insomma, secondo il sindacato di base, si tratterebbe di una mera operazione speculativa.

“Il problema del sito di Bologna“, prosegue il Si Cobas, non riguarda la “produttività”, ma il “costo del lavoro”. “I più anziani sono lì da 15 anni e ricordano bene cosa fosse il far west della logistica: 15/16 ore di lavoro, buste paga a 900 euro, nessuna sicurezza, caporalato e sfruttamento, nessun diritto”, ricorda il sindacato di base, che accusa: “Logista non chiude per crisi ma per fame di profitto, di un profitto senza scrupoli a cui questo Paese ci vorrebbe assuefare”.

Intanto, la Filt-Cgil ha “chiesto un incontro immediato con le Istituzioni in Città Metropolitana e tutte le parti coinvolte, con l’obiettivo di far cambiare idea a Logista, per salvaguardare 100 famiglie e perché il nostro territorio non può accettare che un’azienda importante come Logista cessi le attività produttive”. I dipendenti licenziati invece si sono riuniti da questa mattina in presidio davanti al magazzino. Per ora, i circa 70 lavoratori sono stati messi in cassa integrazione fino alla chiusura dello stabilimento.

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