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Tavolo in discoteca e t-shirt “Centro stupri”: il vergognoso slogan di un gruppo di ragazzi

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Tavolo in discoteca e t-shirt “Centro stupri”: il vergognoso slogan di un gruppo di ragazzi

Sabato sera, nella discoteca Kursaal di Lignano Sabbiadoro, c’era un tavolo con la targhetta prenotazioni “Centro stupri”. Il responsabile dei tavoli privati non ha evidentemente trovato inopportuno lasciare che dei ragazzi prenotassero un tavolo con quel nome. Anzi, qualcuno lo ha scritto ben evidente col pennarello nero.

Ma chi sono i geni che hanno prenotato con quel nome? Alcuni ragazzi di Udine e dintorni (San Daniele) tutti ampiamente maggiorenni che non si sono limitati a quest’unica simpatica goliardata. Hanno postato varie storie in discoteca in cui mostrano fieri la targhetta “Centro stupri” e coinvolto nel gioco anche alcune amiche che non hanno esitato a posare divertite col segnaposto.

Qualche giorno prima alcuni di loro si erano presentati in un ristorante a San Daniele (di proprietà dei genitori di uno dei ragazzi) con delle t-shirt tutte uguali con la scritta “Centro stupri” e i loro nomi/soprannomi sul retro della maglietta. (uno con la scritta “L’occhio del negro”) Naturalmente immortalando la scena e pubblicando il tutto. Alcune foto sono finite sui loro social, in una di queste uno di loro posava con tanto di frusta e una ball bag (il bavaglio/palla del bondage) in bocca.

Un’immagine è stata postata anche su twitter, dove alcune ragazze hanno protestato per la scritta, per poi ricevere le seguenti risposte: “Certe signorine dovrebbero prendere solo i c…i in bocca e stare zitte”. Lo scrive  Alberto, uno di loro, su twitter il 30 maggio. E anche “La parte divertente è proprio lo stupro, vuoi metter quanto è divertente, ah e la parola NEGRO è molto raffinata e ricorda i bei periodi”, “Siete dei poveri comunisti”. Un altro di loro, Gianluca, sempre rispondendo alle critiche, scrive: “Non sapete cos’è la nobiltà d’animo, non sapete cos’è la democrazia…”. Matteo: “Comunisti di merda”.

Ho contattato uno di loro, Giacomo, che col padre accanto mi ha detto: “Mi scuso a nome di tutti per le cose scritte e pubblicate, mi vergogno estremamente per l’accaduto, ho fatto una scemenza. Grave, non voglio giustificarmi e mi dissocio da alcune frasi che non ho scritto io. Non ho valutato le conseguenze e il potere dei social”. Suo padre non concede sconti: “L’ho saputo domenica sera da un amico di famiglia che mi ha avvisato e mio figlio sa cosa gli ho detto, hanno fatto una cazzata enorme, ingiustificabile. Non so come in quella discoteca qualcuno possa aver accettato quella prenotazione, ma questo non li discolpa. Non sono un genitore che si tira indietro, però ognuno di loro deve parlare per sé e prendersi le sue responsabilità, Giacomo lo sta facendo”.

E in effetti Giacomo sembra sinceramente dispiaciuto: “Qualsiasi cosa dica sembrano frasi di circostanza, ma davvero sono profondamente dispiaciuto, è una cazzata troppo grande. Tra l’altro siamo stati sfortunati perché la maglietta “L’uomo del negro” era “l’uomo del Negroni”, ha sbagliato lo stampatore”. Dico a Giacomo che se qualcuno dei suoi amici vuole replicare può chiamarmi, ma nessuno mi chiama.

Resta però una domanda: al Kursaal, chi gestisce i tavoli scrive col pennarello qualunque nome gli venga dato in prenotazione? Lo chiedo al proprietario del Kursaal Riccardo Badolato: “Guardi, io anche altri locali, qualcosa può sfuggire. Io penso sempre che tutti i dipendenti abbiano la testa, ma chi ha preso quella prenotazione e l’ha scritta col pennarello c’è stato, mi rendo conto. Posso solo dire che in una seconda fase della serata si è cambiata la targhetta col cognome di chi ha prenotato”. Ma sei io al Kursaal prenoto a nome “W Hitler”? “Guardi mi viene da ridere, questa è una discoteca in cui si sono sposate anche le persone, cosa vuole che le dica, qualcuno ogni tanto fa delle cretinate assurde, ma siamo qui da 30 anni, per fortuna siamo ben altro. Tirerò le orecchie a chi ha sbagliato!”.

Leggi anche: 1. Il marketing becero della pasticceria di Crema che usa il corpo femminile per promuovere prodotti tipici /2. Caso Pitzalis: “Manuel stringeva capelli nella mano sinistra”. Ma quella mano era carbonizzata, lo dice l’autopsia

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