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Stupro di Viterbo, i militanti di Casapound si difendono: “Sesso consenziente”

Immagine di copertina
Francesco Chiricozzi e Riccardo Lecci

Francesco Chiricozzi e Riccardo Lecci, i due militanti di Casapound arrestati per lo stupro di Viterbo, si difendono sostenendo la tesi del “rapporto consenziente”. [Qui la ricostruzione completa della vicenda] 

Interrogati oggi dal gip di Viterbo, Rita Cialoni, i due “hanno fornito una versione dei fatti in parte divergente da quella della persona offesa”. A riferirlo sono gli avvocati difensori dei due giovani di 19 e 21 anni, Marco Mazzatosta, Giovanni Labate e Domenico Gorziglia,

“Sono ragazzi di 20 anni che hanno avuto un rapporto” e ritengono che sia “consenziente, sulla base di una serie di elementi che non vi possiamo dire”, ha sottolineato l’avvocato Mazzatosta.

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La tesi della difesa contrasta in pieno dunque con quella dell’accusa. Nell’ordinanza del gip che ha portato all’arresto di Chiricozzi e Lecci si legge si “scene raccapriccianti” nei video girati dai due proprio durante il presunto stupro.

I due militanti di Casapound sono accusati di aver violentato una donna di 36 anni, anche lei attiva nel movimento di estrema destra. Nella sua ordinanza il gip riferisce di “reiterati abusi” e di un modo d’agire “beffardo e sprezzante”.

“Gli elementi di prova riteniamo siano solidi”, ha dichiarato il procuratore capo di Viterbo, Paolo Auriemma, parlando dello stupro. Il magistrato parla di “aggressività” verso la vittima: si contestano infatti “anche “le lesioni, oltre che la violenza sessuale”.

Tra le prove a sostegno dell’accusa, appunto, ci sono i filmati fatti dai due arrestati con i loro telefonini: video che la Procura viterbese ha acquisito e che “hanno dato elementi di prova sufficienti”.

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Intanto, dopo che Casapound ha espulso entrambi gli arrestati, la sezione di Viterbo del movimento di estrema destra si dice certa che “le prove li scagioneranno”.

“Confidiamo nelle prove in mano agli avvocati le quali, ne siamo certi, scagioneranno i nostri ragazzi”, scrivono i militanti viterbesi su Facebook. “Non intendiamo partecipare alla gogna mediatica, già abilmente partita guarda caso insieme all’inizio della campagna elettorale, nei confronti di due suoi giovanissimi militanti”.

“Il reato contestato è molto grave ed estraneo al nostro Dna e sarà la magistratura a dover decidere la colpevolezza o l’innocenza dei ragazzi, in base alla veridicità delle affermazioni della parte lesa”. Quello che “è certo”, conclude il movimento, è che “nessuno di noi accetterà di sostenere chi gode a sbattere il mostro in prima pagina prima ancora di conoscere la realtà dei fatti”.

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