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Il Lazio dà l’ok alla pillola abortiva anche fuori dagli ospedali: non servirà più il ricovero

Immagine di copertina
Credit: ANSA/Tonino Di Marco /DBA

Aborto, nel Lazio pillola Ru486 anche fuori da ospedale

La Regione Lazio ha recepito le nuove linee guida per l’uso della pillola abortiva Ru486 al di fuori dell’ospedale. L’Associazione Luca Coscioni lo definisce “un esempio virtuoso a tutela dei diritti delle donne” e chiede che anche le “altre Regioni di adeguino” dopo che il Lazio ha recepito gli indirizzi emanati dal ministro della Salute Roberto Speranza ad agosto 2020 sull‘interruzione di gravidanza con metodo farmacologico. La determina regionale propone di “rimuovere gli ostacoli all’accesso alla metodica farmacologica, nell’ottica di assicurare a tutte le donne che richiedono l’IVG un servizio che tenga conto dei dati basati sulle evidenze scientifiche e rispettoso dei loro diritti”. Viene dunque garantita alle donne la possibilità di scelta “tra regime di ricovero e regime ambulatoriale”.

Le donne potranno quindi decidere se sottoporsi all’interruzione volontaria di gravidanza con la pillola RU486 anche in day-hospital, eliminando così l’obbligo del ricovero di tre giorni previsto dalla normativa precedente. L’intervento in day-hospital prevede tre step: l’accesso e preospedalizzazione, il controllo degli esami e la somministrazione del farmaco, i controlli clinici. La scelta della Regione Lazio si basa su evidenze scientifiche internazionali, sui pareri dell’Oms e sui dati del ministero della Salute.

Con il documento pubblicato nei giorni scorsi sul Bollettino Ufficiale della Regione, sottolinea l’Associazione, il Lazio si impegna di fatto a “rimuovere gli ostacoli all’accesso alla metodica farmacologica, nell’ottica di assicurare a tutte le donne che richiedono l’interruzione volontaria di gravidanza un servizio che tenga conto dei dati basati sulle evidenze scientifiche, di alta qualità e rispettoso dei loro diritti”.

“Accogliamo con grande soddisfazione questa determina, dopo ben 10 anni dall’introduzione del metodo farmacologico in Italia, che finalmente equipara il nostro Paese a quelli dove tale procedura viene applicata da alcuni decenni”, dichiarano Filomena Gallo, avvocato e segretario dell’Associazione Coscioni, Mirella Parachini, ginecologa e vice-segretario dell’Associazione, e Anna Pompili, ginecologa di Amica (Associazione medici italiani contraccezione e aborto).

“È evidente – osservano Gallo, Parachini e Pompili – come l’emergenza sanitaria legata alla pandemia di Sars-CoV-2 abbia facilitato l’introduzione dei cambiamenti approvati dalla Regione Lazio, diventando essenziale la riduzione della possibilità di contagio limitando il più possibile gli accessi in ospedale. La stessa ragione che ha portato diversi Paesi europei, primi fra tutti Francia e Inghilterra, ad approvare in via transitoria una procedura totalmente da remoto, monitorizzata da servizi di telemedicina. Ora questo documento serva da esempio virtuoso per tutte le Regioni italiane e come risposta ai casi, quale quello dell’Umbria, che lo scorso anno aveva introdotto l’obbligo di ricovero ordinario per l’aborto farmacologico”.

A maggio scorso – ricorda una nota – l’Associazione Luca Coscioni, con Amica, Fp Cgil medici e dirigenti del Servizio sanitario nazionale di Roma e Lazio, e Fp Cgil Ufficio Politiche di genere Coordinamento donne, aveva rivolto al presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, e all’assessore alla Sanità, Alessio D’Amato, la richiesta di istituire un tavolo tecnico per l’elaborazione delle indicazioni per la Ivg, sia farmacologica che chirurgica, e per facilitare l’accesso alla contraccezione.

“Era ora, aspettavamo questo giorno” dice all’Adnkronos il segretario del Partito Radicale, Maurizio Turco. “Finalmente dopo 30 anni arriva anche l’Italia”. “Possibile anche nel nostro Paese per le donne di scegliere se effettuare l’interruzione volontaria di gravidanza tramite RU486 in regime di Day Hospital o in ambulatorio (compresi i consultori) , prevedendo l’assunzione del secondo farmaco anche a casa” ha dichiarano in una nota Marta Bonafoni e Alessandro Capriccioli rispettivamente capogruppo della Lista Civica Zingaretti e di + Europa Radicali.

Pillola abortiva (RU-486) non è la “pillola del giorno dopo”
La pillola abortiva (RU-486) è una preparazione farmacologica a base di mifepristone, un corticosteroide in grado di indurre l’aborto chimico entro i primi 49 giorni di gravidanza. Precisiamo quindi che la pillola abortiva non ha niente a che vedere con la pillola del giorno dopo (metodo contraccettivo d’urgenza).

Leggi anche: 1. Nelle Marche Fratelli d’Italia dice no all’aborto: “Senza nascite ci sarà una sostituzione etnica” (di G. Cavalli); // 2. Avvenire contro la pillola abortiva Ru486: “Le linee guida del Ministero violano la Costituzione”; // 3. Aborto con pillola, svolta del ministro Speranza: “Non servirà il ricovero in ospedale e potrà essere assunta fino alla nona settimana di gestazione”; // 4. Polonia, entra in vigore il bando quasi totale dell’aborto: un giorno nero per i diritti delle donne; // 5. Biden sconfessa Trump e sblocca i fondi alle Ong che difendono il diritto all’aborto

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