Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 21:34
Pirelli Summer Promo
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Cronaca

Chi sono i 4 super latitanti italiani ancora nascosti dopo la cattura di Messina Denaro

Immagine di copertina

Il boss palermitano vicino a Provenzano. Lo ‘ndranghetista che fa affari coi videogiochi. Il camorrista amico delle Brigate Rosse. Il rapitore sardo evaso dal carcere. Dopo la cattura di Messina Denaro, restano ancora 4 super ricercati. Ecco chi sono

Dopo la storica cattura del boss stragista di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro, una delle cinque caselle della lista dei latitanti di massima pericolosità del “Programma Speciale di Ricerca”, stilata dal Gruppo Integrato Interforze e consultabile sul portale ufficiale del Viminale, è stata ufficialmente depennata.

S&D

I giochi non sono però conclusi, poiché ne restano altre quattro, contrassegnate dai nomi di criminali di spicco: i primi tre appartengono alle organizzazioni di stampo mafioso tradizionali dello stivale, mentre il quarto ha operato sotto il “cappello” dell’Anonima sequestri. 

LEGGI ANCHE: Esclusivo TPI – Messina Denaro e gli inquietanti video su TikTok che ne profetizzavano l’arresto nove giorni prima

U Pacchiuni
Dalla data del 16 gennaio 2023, il latitante più pericoloso d’Italia è diventato il palermitano Giovanni Motisi, conosciuto anche come “U Pacchiuni” (il grassone), nato il primo gennaio 1959. Membro di spicco di Cosa Nostra, tanto da aver ricoperto il vertice del mandamento Pagliarelli, Motisi è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Giuseppe Montana, commissario della Squadra Mobile di Palermo che collaborò con il glorioso pool antimafia di Rocco Chinnici.

Secondo il collaboratore di giustizia Calogero Ganci, ex boss della cosca della Noce al servizio dei Corleonesi di Riina, Motisi avrebbe inoltre fatto parte del gotha dei padrini che decretò l’omicidio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e al suo agente di scorta Domenico Russo il 3 settembre 1982. 

Secondo le risultanze investigative, nel corso del sanguinario biennio delle stragi di mafia Motisi avrebbe fatto ingresso nella fazione “moderata” di Cosa Nostra, capitanata da Bernardo Provenzano e contrapposta a quella più violenta guidata da Totò Riina, di cui, oltre a Calogero Bagarella e ai fratelli Giuseppe e Filippo Graviano, ha fatto parte la ex “primula rossa” di Castelvetrano Matteo Messina Denaro.

Nel 1999 fu perquisita la sua abitazione palermitana nel quartiere Uditore (situata nei pressi del covo in cui Totò Riina trascorse l’ultima fase della sua latitanza), dove furono trovati una serie di oggetti, tra cui pizzini, abiti e regali. Dello stesso anno risulta anche l’ultima apparizione documentata di Motisi, ritratto in occasione della festa di compleanno di sua figlia in alcune fotografie rinvenute anni dopo. Alle pareti vi erano dei drappi bianchi, funzionali a non far riconoscere il luogo in cui si tenevano i festeggiamenti.

Nel 1998, anno in cui fece perdere le sue tracce, Motisi subì una condanna per omicidio; nel 2001 fu invece condannato per associazione di stampo mafioso e l’anno successivo per strage. Nel 1999 le ricerche sono state diramate in campo internazionale e dal 2016 il suo nome appare nella lista dei criminali più ricercati nel nostro continente, redatta dall’Europol. 

Un calabrese a Roma
A rappresentare la ‘Ndrangheta nella lista dei “most wanted” è invece Pasquale Bonavota, boss vibonese nato il 10 gennaio 1974 e ricercato dal 2018. Ritenuto il punto di vertice dell’omonimo clan di Sant’Onofrio, è accusato di associazione mafiosa, ma è anche ricercato e imputato per omicidio in due processi attualmente in corso.

Giudicato insieme ad altri soggetti per le uccisioni degli ‘ndranghetisti Raffaele Cracolici e di Domenico Di Leo, entrambe consumate nel 2004, la Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro lo ha assolto per non aver commesso il fatto assieme a suo fratello Nicola, condannando invece all’ergastolo o a pene ingenti gli altri imputati.

Bonavota è poi accusato di aver preso parte a un altro omicidio, sempre del 2004, in cui cadde vittima un altro uomo di ‘Ndrangheta, Domenico Belsito: qui il ricercato è stato ancora assolto (questa volta in primo grado) con rito abbreviato, mentre suo fratello Nicola è stato punito con l’ergastolo insieme ad altri soggetti. 

Secondo le indagini, Bonavota sarebbe titolare di una società attiva negli investimenti nel lucroso universo dei videogiochi a Roma. Nella Capitale il latitante avrebbe anche riversato grandi quantità di denaro al fine acquistare attività commerciali poi divenute piazze di spaccio.

Bonavota è fra i principali imputati del Maxiprocesso “Rinascita Scott”, nato dall’omonima mega-operazione del 19 dicembre 2019 guidata dal procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, che ha travolto le cosche di Vibo Valentia e ha coinvolto molti white collar della politica e dell’imprenditoria. 

Lo spietato
È invece un appartenente alla Camorra napoletana Renato Cinquegranella, nato il 15 maggio 1949 e ricercato dal 2002 per una serie di reati, tra cui associazione per delinquere di tipo mafioso, concorso in omicidio, detenzione e porto illegale di armi ed estorsione.

Il suo profilo è collegato in particolare a un tremendo omicidio di mafia: quello consumato ai danni di Giacomo Frattini, conosciuto come “Bambulella”, membro della Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo e reputato l’esecutore principale della strage di Poggioreale nel 1980. Due anni dopo, il 21 gennaio 1982, Frattini fu ammazzato dal gruppo rivale, di cui faceva appunto parte Cinquegranella.

Dopo averlo ucciso, i suoi assassini ne mutilarono il corpo, abbandonandolo nel bagagliaio di una macchina. La testa, le mani e il cuore di Frattini furono però ritrovati chiusi in due sacchetti di plastica all’interno dell’auto.

La figura di Cinquegranella è peraltro inscrivibile nell’ambito dei legami tra associazioni criminali di stampo mafioso e organizzazioni terroristiche: gli investigatori lo ritengono infatti parte attiva nell’omicidio del poliziotto Antonio Ammaturo, eliminato il 15 luglio 1982 a Napoli insieme all’agente Pasquale Paola dalle Brigate Rosse.

Cinquegranella avrebbe fornito supporto logistico ai brigatisti Vincenzo Stoccoro, Emilio Manna, Stefano Scarabello, Vittorio Bolognesi e Marina Sarnelli, che per il delitto sono stati condannati all’ergastolo. Nel suo caso, le ricerche sono state diramate a livello internazionale nel 2018. 

Il fuggitivo
L’ultimo nominativo in lista è quello dell’arzanese Attilio Cubeddu, il più anziano dei quattro, nato il 2 marzo 1947. Maturato a livello criminale all’interno dell’Anonima sequestri, prese confidenza con lo status di latitante rendendosi irreperibile dopo aver messo a segno il rapimento di Cristina Peruzzi nel 1991, in Toscana, e poi quelli di Ludovica Rangoni Machiavelli e Patrizia Bauer nel 1983 in Emilia-Romagna.

Arrestato nel 1984, fu condannato a 30 anni e recluso nel carcere di Nuoro. Grazie alla buona condotta, ottenne numerosi permessi premio. Nel 1997, autorizzato a passare alcune ore fuori dalla casa circondariale, decise però di scappare e non farvi più ritorno.

È latitante da allora, ma sappiamo che lo stesso anno partecipò al sequestro dell’imprenditore Giuseppe Soffiantini, fondatore e titolare del Gruppo Manerbiesi, rapito nella sua casa lombarda. Cinque anni fa il Ros, eseguendo un decreto della Corte d’Appello di Roma, ha confiscato l’abitazione di Arzana in cui la moglie e la figlia di Cubeddu abitavano: l’immobile, del valore di 400.000 euro, sarebbe infatti il frutto illecito delle sue attività criminali. Le sue ricerche sono state estese in campo internazionale nel 1998.

Ti potrebbe interessare
Cronaca / È uscito il nuovo numero di The Post Internazionale. Da oggi potete acquistare la copia digitale
Cronaca / 25 aprile 2024: supermercati e negozi aperti o chiusi in Italia per la Festa della Liberazione. Info e orari
Cronaca / Perché la Festa della Liberazione si celebra il 25 aprile? Il motivo
Ti potrebbe interessare
Cronaca / È uscito il nuovo numero di The Post Internazionale. Da oggi potete acquistare la copia digitale
Cronaca / 25 aprile 2024: supermercati e negozi aperti o chiusi in Italia per la Festa della Liberazione. Info e orari
Cronaca / Perché la Festa della Liberazione si celebra il 25 aprile? Il motivo
Cronaca / Venezia: dal campanile di San Marco cadono alcuni pezzi di cemento armato
Cronaca / Femminicidi, Amnesty: "97 donne uccise, 64 da partner o ex"
Cronaca / Pandoro Ferragni-Balocco, per il giudice ci fu una “pratica commerciale scorretta”
Cronaca / Piero Fassino denunciato per furto a Fiumicino: “Ma io volevo pagare”
Cronaca / Roma, ventenne stuprata da due nordafricani: adescata su Instagram
Cronaca / Processo Bochicchio, altro rinvio. E ora le parti civili puntano a far riaprire le indagini
Cronaca / Roma, allarme in hotel del centro per esalazioni tossiche: cinque intossicati