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Il voto sul green pass ha diviso la Lega: 30 deputati contro la linea di Salvini

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Il voto sul green pass ha diviso la Lega: 30 deputati contro la linea di Salvini

Il voto sul decreto green pass ha messo in evidenza le tensioni all’interno della Lega, divisa tra un’ala fedele al segretario Matteo Salvini e una più vicina al governo. La maggior parte dei deputati della Lega ieri si è schierata con l’opposizione di Fratelli d’Italia nel voto a scrutinio segreto sulla soppressione della Certificazione verde Covid-19, scatenando forti polemiche tra le forze che sostengono il governo. Una parte del gruppo del Carroccio non avrebbe però seguito il resto del partito, aderendo alla linea del resto della maggioranza.

Secondo i calcoli riportati da Il Mattino, circa 30 deputati della Lega su 132 ieri ha votato con Fratelli d’Italia o si è astenuta. Si tratta dello stesso numero di parlamentari considerati più vicini alla linea dei “governisti” Giancarlo Giorgetti, ministro allo Sviluppo economico, e Luca Zaia, il presidente della regione Veneto, ottenuti come differenza tra il totale dei 132 deputati di Lega e i 37 Fratelli d’Italia, pari a 169, e i 134 voti a favore degli emendamenti di Fratelli d’Italia. Una minoranza che può contare anche sul ministro del Turismo Massimo Garavaglia, l’ex ministro dell’Istruzione Marco Bassetti e il presidente del Trentino Maurizio Fugatti.

Nella tarda mattinata di ieri, la Lega aveva annunciato la decisione di ritirare tutti gli emendamenti al decreto sul green pass. Un passo indietro seguito a giorni di polemiche, che aveva impedito che fosse posta la fiducia per la conversione del decreto, approvato dal governo lo scorso 6 agosto. Salvini aveva anche annunciato che gli emendamenti sarebbero stati sostituiti con ordini del giorno, prima del cambio di rotta e della decisione di votare con Fratelli d’Italia.

Secondo quanto riporta La Repubblica, l’avvicinamento tra Salvini e Giorgia Meloni è dovuto a un accordo per arrivare a tenere le elezioni politiche dopo il voto per il presidente della Repubblica, sostenendo un’elezione a larghissima maggioranza di Mario Draghi al Quirinale, per arrivare a una fine anticipata della legislatura, che terminerebbe nel 2023.

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