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Il mistero dell’eparina, cardiochirurgo a TPI: “Si evitano i trombi e ci si può curare a casa. Ma non va preso tardi”

Immagine di copertina
Credit: ANSA/GIUSEPPE LAMI

Clorochina, eparina e altri farmaci contro il Coronavirus che i medici stanno somministrando ai pazienti a casa: cosa sappiamo

In questi giorni si moltiplicano le notizie di farmaci già in uso per curare altre patologie che hanno iniziato ad essere somministrati ai pazienti affetti da Coronavirus in isolamento domiciliare, nella speranza di evitare che l’infezione causata dal Covid-19 si aggravi e che quindi non occorra l’ospedalizzazione. Tra questi ci sono, ad esempio, la clorochina o idrossiclorochina, un farmaco antimalarico, su cui l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha autorizzato una nuova sperimentazione clinica lo scorso 10 aprile “per il trattamento domiciliare di pazienti che presentano un quadro clinico lieve di Covid-19 e che si trovano in isolamento domiciliare”. Oppure l’eparina, sul quale l’Aifa ha avviato uno studio specifico proposto da Filippo Drago, docente di Farmacologia e direttore dell’Unità di Farmacologia clinica al Policlinico di Catania e da Pierluigi Viale, direttore dell’unità operativa Malattie infettive dell’Ospedale Sant’Orsola-Malpighi di Bologna, per valutare gli effetti della somministrazione di dosi medio-alte del farmaco non tanto per prevenire eventi tromboembolici, ma per curare quelli già in atto e che spesso portano alla morte dei pazienti. Ma cosa sappiamo attualmente su questi farmaci?

L’eparina

“L’eparina è un farmaco comunemente usato per togliere i coaguli, lo usiamo da anni, non è un farmaco nuovo né che necessita di essere testato. Lo usiamo per le embolie”. Il cardiochirurgo Salvatore Spagnolo è uno degli esperti che sostiene che l’eparina possa essere un alleato più prezioso di quanto inizialmente pensassimo nella lotta contro il Coronavirus, e in particolare contro le tromboembolie che risultano essere la causa di morte di un certo numero di pazienti”.

Contattato telefonicamente da TPI, Spagnolo spiega: “Ormai si sa chiaramente che la ragione per cui molti pazienti Covid muoiono è perché i loro polmoni sono pieni di coaguli. È il virus stesso che andando nel sangue lo fa coagulare, ed è quindi lui la causa principale della coagulazione. Per questo propongo di somministrare l’eparina all’inizio della malattia da Coronavirus, a casa, per dieci giorni quando il paziente comincia ad avere i primi sintomi. Quando è data somministrato invece a un paziente che ha la malattia già in fase avanzata, il farmaco invece può non riuscire a sciogliere tutti i coaguli”. “L’eparina non è un farmaco pericoloso – a meno che il paziente non abbia controindicazioni dall’assumerlo – e previene la formazione dei trombi, che sono una delle cause dell’elevata mortalità”, sottolinea Spagnolo.

Che siano stati riscontrati eventi tromboembolici nei pazienti Covid lo ha confermato anche Alberto Zangrillo, direttore delle Unità di anestesia e rianimazione generale e cardio-toraco-vascolare dell’ospedale San Raffaele di Milano, il quale tuttavia invita alla prudenza. “Per parlare bisogna aver visto questi malati”, ha detto il professore all’AdnKronos. “È scorretto quello che si legge sul web, e cioè che questi malati semplicemente muoiono di coagulazione intravascolare disseminata, piuttosto che di infarto, o altre cose. Il trattamento di Covid-19 rimane difficilissimo e non deve mai essere banalizzato”.

“È vero, abbiamo riscontro di eventi tromboembolici anche per i pazienti Covid”, spiega a TPI il professor Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano. “E anche eventi tromboembolici nella parte finale, quando c’è la polmonite virale primaria. Sembra che ci siano due opzioni sull’utilizzo dell’eparina contro il Coronavirus: un’azione diretta e una indiretta, per prevenire questi eventi. Ma sono ipotesi ancora da verificare”.

“Sicuramente c’è un’azione del Covid che si è vista anche a livello cardiaco e a livello neurologico”, prosegue Pregliasco, “perché l’anosmia (perdita del senso dell’olfatto, ndr) e l’agnosia (disturbo del riconoscimento percettivo degli oggetti, ndr) sono legate a qualche effetto sui nervi sensitivi”. “Probabilmente”, aggiunge, “anche la respirazione assistita può essere più efficace se non ci sono fenomeni tromboembolici. Ma questi aspetti sono ancora da esplorare dal punto di vista clinico, se questo farmaco aiuti a curare i pazienti a casa è ancora tutto da scoprire”.

La clorochina

Al momento non esistono ancora prove sull’efficacia della clorochina contro il Coronavirus, anche se politici come Trump e Bolsonaro l’hanno definita un farmaco “miracoloso”. In Italia il farmaco antimalarico viene somministrato in regime off-label, ovvero al di fuori delle indicazioni ufficiali, sia in ospedale sia fra chi si cura a casa propria.

Il farmaco avrebbe un duplice effetto: antivirale, in quanto ostacola l’ingresso dei virus nelle cellule dell’organismo, e antinfiammatorio. Per capirne di più, l’università di Oxford sta avviando il più grande trial mai organizzato finora, con 40 mila partecipanti in Asia, Europa e Africa. A essere sottoposti al test saranno volontari scelti tra personale sanitario che si trova a contatto stretto con i malati contagiosi.

Sull’uso del farmaco si è espresso il virologo Roberto Burioni, che sottolinea che la clorochina sembra riuscire a bloccare la replicazione del virus se usata prima e dopo l’infezione ma conferma che “fino a quando non saranno conclusi gli studi clinici preliminari non esistono solide prove sull’efficacia di questo farmaco contro il Covid-19”.

“Lo so, ora tutti parlano di clorochina e idrossiclorochina, antimalarici con potente azione antivirale, come farmaci efficace contro il coronavirus. Io non dico che non funzionano. Dico che ancora non lo sappiamo”, ha detto Anthony Fauci, immunologo della task force della Casa Bianca per la lotta al Coronavirus.

“Bisogna attendere i risultati degli studi, nel frattempo è d’obbligo la prudenza poiché si tratta di un farmaco che ha comunque una tossicità in particolare nei casi di malattie cardiache o in presenza di altre terapie concomitanti”, sottolinea Silvio Garattini. “Va utilizzato, in questa situazione di emergenza, solo su indicazione medica e valutando caso per caso”.

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