Manuel Agnelli: “X Factor? Mi hanno pagato un sacco per essere lo stro**o che sono”
Le parole del cantante in occasione della presentazione del suo libro "Afterhours, Ballate per piccole iene 2025"
In occasione della presentazione del suo ultimo libro, Afterhours, Ballate per piccole iene 2025, Manuel Agnelli è tornato a parlare di X Factor e del perché ha deciso di non prendere parte all’attuale edizione del talent show musicale. Riguardo al programma, il cantante ha dichiarato: “X Factor mi ha messo in mezzo alla gente ed è stato bellissimo. Il palco mi ha permesso di essere me stesso, mi hanno pagato un sacco per essere lo stronzo che sono, la mia identità è stata accettata anche da un pubblico generico, sono riuscito a stare in mezzo alla gente rimanendo me stesso fin in fondo. La musica va portata dappertutto perché per farla ci vogliono i mezzi che sono necessari. La scena alternativa è morta perché si è ghettizzata”.
L’artista, poi, scherzando ha detto di volersi concedere “un anno sabbatico per vivere, me lo sono guadagnato e voglio godermi ciò che ho: viaggiare e non per un tour, leggere, stare con mia figlia e diventare un mostro a ping pong. Voglio usare le cose che ho e non essere condizionato da occasioni irrinunciabili. Negli ultimi anni ho avuto una crescita professionale pazzesca, sono un privilegiato, ho fatto ciò che volevo ma non voglio diventare schiavo di me stesso o della mia figura, la rinuncia a X Factor è stata una prova notevole, che ho fatto per godermi il teatro e il tour. Ho detto no a una cosa molto grande, ma è stato un atto di lucidità e determinazione”.
Sul ritorno con gli Afterhours, invece, Manuela Agnelli afferma: “Volevo fosse l’occasione per riallacciare i rapporti, con alcuni non suonavo da 20 anni. Quando l’ho proposto, ho visto la voglia di avere la possibilità artistica e umana di risolvere alcune cose mai risolte completamente. Quando abbiamo provato per la prima volta abbiamo affittato la sala nel posto che avevamo lasciato e che ci ha visti crescere negli anni 90, è stato magico tornare al Jungle Sound. Di lì poi l’idea di farne anche un libro fotografico: è un libro per i fan e per chi vuole capire cos’è un concerto rock e non uno spettacolo con ballerine, autotune e fuochi artificiali”.