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Maccio Capatonda: “Quando mi dicono che sono un genio la vivo male. Sogno di girare un film horror”

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Maccio Capatonda: “Quando mi dicono che sono un genio la vivo male”

Comico, attore, sceneggiatore, regista e youtuber, Maccio Capatonda, pseudonimo di Marcello Macchia, racconta la sua vita professionale e privata.

Intervistato dal Corriere della Sera, l’interprete risponde così a chi lo definisce un genio: “Mi fa molto piacere ma lo vivo anche male. Adesso sono il primo ad avere grandi aspettative su me stesso. Inoltre più lo dicono, più diventa difficile riuscire a mantenere un livello tale per cui tornino a farlo di nuovo. Sono sempre molto severo rispetto a quello che ritengo geniale”.

Maccio, poi, rivela quando ha capito di avere il dono della comicità: “Non da subito: da bambino non ero votato alla comicità. Quando ero piccolo volevo fare prima l’attore poi il regista, in particolare di film horror. Ne ho anche girato qualcuno, appena mi hanno regalato la famosa telecamera: avevo nove anni”.

Inizia a girare film dai “14 ai 16 anni ho girato e montato tre mediometraggi horror, un thriller e anche alcuni sketch comici, ma la comicità la vedevo come un hobby. Cercavo, per necessità, di coinvolgere nei miei film amici, parenti, chiunque conoscessi, per farli recitare. Volevo fare il regista, ma vedere che tutte le persone che ‘scritturavo’ se ne fregavano delle riprese mi aveva fatto venire una sorta di rifiuto”.

“Quel tipo di lavoro mi sembrava irraggiungibile, così all’università mi sono iscritto a Scienze della Comunicazione, con un indirizzo pubblicitario: tutti i miei colleghi erano stati mandati a fare stage in agenzie di comunicazione e marketing ma il mio prof disse che mi vedeva bene in una casa di produzione. Quindi, naturalmente, mi sono spostato di nuovo verso quello che sarebbe stato il mio mondo, allontanandomi da quello della pubblicità, per cui avevo studiato” aggiunge l’attore.

Ed è proprio in una casa di produzione che inizia a montare i suoi sketch per far ridere colleghi e amici: “Quei video che preparavo per gli amici nei tempi morti riscuotevano sempre un certo successo, così mi hanno proposto di farne qualcuno per questa tv. Mi ero inventato un personal trainer assurdo che parlava americano, Jim Massew. Lo vide la Gialappa’s e mi chiamarono per lavorare con loro”.

“Dopo qualche tempo ho realizzato che la comicità poteva diventare un lavoro, è stato un momento catartico. Essere scelto dalla Gialappa’s mi ha responsabilizzato molto: forse senza la pressione di dover fare un video a settimana, non sarei andato in cerca di molte idee. La chiave per me è stata l’esigenza di dover soddisfare delle persone che erano dei maestri per me. Se avessi iniziato da solo, come youtuber o influencer credo mi sarei posto in modo diverso. Avere un interlocutore che mi metteva soggezione mi ha spinto a fare di tutto per non deludere”.

Molti suoi sketch ironizzano su alcuni cliché del cinema e della televisione: “È il mio pane, il mondo in cui sono cresciuto e che voglio destrutturare. Sono cresciuto negli anni ‘80, quelli del boom della tv berlusconiana e del cinema americano: queste due realtà mi hanno educato a una estetica e a un linguaggio, così come oggi i nativi digitali sono educati ad essere lobotomizzati… vabbé noi li vediamo così, poi magari non lo sono tutti”.

Nel corso della sua carriera è anche capitato di non far ridere: “Di solito tutti ti fermano per farti dei complimenti, ricordo ad esempio una ragazza che mi ha detto: oh, a me non fai ridere. O un uomo che mi aveva detto: non capisco perché ridano. Menomale, non si può piacere a tutti”.

Il sogno di girare un horror, però, non è ancora svanito: “Sono abbastanza convinto che il mio prossimo film sarà un horror. Voglio esplorare questo mondo, vorrei provare a sperimentare questa cosa”.

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