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    I medici lombardi accusano Gallera e Fontana per la gestione sanitaria dell’emergenza Coronavirus

    L'assessore al Welfare di Regione Lombardia, Giulio Gallera, e il presidente Attilio Fontana. Credit: Ansa
    Di Clarissa Valia
    Pubblicato il 20 Giu. 2020 alle 13:17 Aggiornato il 20 Giu. 2020 alle 15:37

    I medici lombardi contro Gallera e Fontana

    Mentre proseguono le indagini per accertare le responsabilità sulla mancata zona rossa nei comuni ad Alzano Lombardo e Nembro, su cui TPI ha realizzato un’inchiesta a puntate (in fondo all’articolo), anche i medici lombardi puntano il dito contro le azioni intraprese dall’amministrazione regionale, guidata dal governatore Attilio Fontana, e dall’assessore al Welfare Giulio Gallera nella gestione sanitaria dell’emergenza Coronavirus.

    I dirigenti medici delle 8 ATS “Agenzie di tutela della salute” lombarde, interpellati dal sindacato Anaao Assomed, hanno espresso la loro opinione sulla gestione dell’emergenza Covid-19. Secondo quanto riporta Il Fatto Quotidiano, dal questionario ‘Le ATS al tempo della pandemia: l’opinione dei dirigenti sanitari’ è emerso che la Regione Lombardia non è stata veloce nell’impartire istruzioni alle Ats sullo svolgimento dei tamponi, sul tracciamento e l’isolamento dei casi positivi e sulla quarantena per i contatti stretti. I medici lombardi accusano Gallera e Fontana anche per le difficoltà organizzative che si sono venute a creare con la legge 23/2015, la riforma varata dalla giunta Maroni che ha creato il famoso “modello Lombardia”, nato con l’obiettivo di creare una medicina territoriale capillare e un percorso personalizzato per ognuno del 3,5 milioni di pazienti cronici della Regione.

    Nel questionario, a cui ha risposto il 66,4 per cento dei 113 coordinatori, è stato chiesta chiesta anche un’opinione riguardo le affermazioni di diversi esperti, virologi ed epidemiologi, che ritengono vi sia stata una “inadeguata azione nell’effettuare test (tamponi)” al fine di isolare prontamente casi e contatti. A questo quesito il 62,2 per cento ha risposto che la causa è stata “l’assenza di indicazioni chiare”, per il 47,7 per cento la “mancanza di tamponi”e per il 46,8 per cento la “mancanza di personale”.

    L’inchiesta di TPI sulla mancata chiusura della Val Seriana per punti:

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