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Coronavirus, approvato il decreto: scuole chiuse per altri 8 giorni in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Norma salva-anno per studenti

 

 

S&D

Coronavirus, approvato il decreto su misure economiche: ecco cosa prevede

Il Consiglio dei ministri ha approvato ieri un decreto-legge che introduce misure economiche di sostegno per famiglie, lavoratori e imprese della zona maggiormente colpita dall’emergenza del coronavirus. “Abbiamo subito messo in campo le misure a tutela della salute dei cittadini e l’Organizzazione Mondiale della Sanità ne ha riconosciuto l’efficacia”, ha annunciato su Facebook il sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro. “Mentre in altri Paesi d’Europa si sta iniziando ora a fronteggiare l’epidemia, noi abbiamo già introdotto le norme a favore del mondo produttivo. I territori interessati ora possono ripartire e con essi anche l’Italia”.

Nelle tre regioni maggiormente interessate – Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna – le scuole restano chiuse per un’altra settimana, fino all’8 marzo. Lo confermano il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, e il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, prima ancora della comunicazione ufficiale del premier Giuseppe Conte.

Altre quattro regioni – Piemonte, Liguria, Friuli Venezia Giulia e la Marche – gli istituti scolastici di ogni ordine e grado dovranno riaprire. Nelle tre regioni interessate restano ferme anche le università, che stanno attivando corsi a distanza (gli atenei riaprono in Friuli e Trentino). Rimangono vietate per otto giorni le manifestazioni pubbliche. Graduale e contingentato riapertura per musei, teatri, cinema e luoghi di cultura.

Sempre per quanto riguarda gli istituti scolastici, il decreto introduce la norma “salva anno” per gli studenti, che deroga al limite dei 200 giorni minimi per la validità dell’anno scolastico nelle scuole chiuse per l’epidemia di COVID-19. Ecco i punti principali su cui è intervenuto il decreto.

La norma “salva anno”

Non perderanno l’anno scolastico gli studenti che frequentano scuole chiuse a causa del coronavirus, anche se le chiusure dovessero protrarsi. Nel decreto approvato dal Consiglio dei ministri, infatti, è stata inserita una norma del ministero dell’Istruzione che deroga al limite dei 200 giorni minimi per la validità dell’anno scolastico.

Stop a tasse e bollette

I pagamenti delle bollette di luce, gas, acqua e rifiuti sono statu sospesi fino al 30 aprile con il nuovo decreto sul coronavirus, potranno anche essere rateizzati al termine del periodo di sospensione. Questa possibilità si estende anche al saldo dei mancati versamenti dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi dell’Rc auto.

Sospese le scadenze fiscali

Fino al 1° giugno saranno sospese le scadenze fiscali per gli 11 comuni delle zone rosse, incluse quelle della rottamazione ter e del saldo e stralcio. Sospesi, fino al 31 maggio, anche i termini di versamento delle cartelle di enti previdenziali e assicurativi di persone fisiche e imprese che, alla data del 21 febbraio 2020, avevano la residenza o la sede operativa in zona rossa.

Sospensione mutui

Il pagamento dei ratei dei mutui per immobili residenziali per i lavoratori che subiscano la sospensione dal lavoro o la riduzione dell’orario di lavoro per un periodo di almeno 30 giorni vengono sospesi.

La Carta Famiglia

Su proposta della ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti il Consiglio dei Ministri ha approvato una misura di estensione delle agevolazioni per gli acquisti a favore delle famiglie residenti nelle aree colpite dal contagio del coronavirus.  La norma prevede che, per il 2020, tutte le famiglie con almeno un figlio a carico fino ai 26 anni d’età e residenti nei territori regionali interessati dal contagio siano destinatarie della Carta della famiglia, che sarà disponibile nei prossimi giorni. Con questa azione il Governo intende agevolare tutte le famiglie che risiedono nella zona emergenziale derogando ai requisiti previsti per l’accesso alla Carta, riconosciuto dalla legge alle famiglie numerose con a carico almeno tre figli d’età fino ai 26 anni.

Cassa integrazione per i lavoratori

Il decreto prevede la possibilità di cassa integrazione ordinaria per i datori di lavoro della cosiddetta zona rossa. La cassa può essere erogata anche ai dipendenti di aziende con unità produttive fuori dalla zona rossa che risiedono o sono domiciliati in quel territorio. Prevista anche la possibilità di sospendere la Cassa integrazione straordinaria per le imprese che vi avessero fatto ricorso prima dell’emergenza sanitaria e la sua sostituzione con la Cassa integrazione ordinaria.

Fondo per le Pmi

Viene incrementata di 50 milioni la dotazione del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, e, per un anno, la garanzia della priorità della concessione del credito aquelle operanti nella “zona rossa”.

Le critiche

“Nel decreto non c’è nulla per i lavoratori e le aziende esterne alla zona rossa”, ha detto l’assessore al Bilancio, Finanza e Sempplificazione della Regione Lombardia, Davide Caparini, commentando le misure approvate nella serata di ieri dal Consiglio dei ministri.  “Gli stanziamenti del governo a sostegno dei lavoratori autonomi e subordinati in base ai nostri calcoli non sono sufficienti a coprire la metà del periodo previsto. Per la platea dei circa 25.000 lavoratori i 24,2 milioni stanziati coprono solo 45 giorni”.

Caparini ha sottolineato che “le misure, minime per i 10 comuni della lodigiana, prevedono per gli autonomi un contributo mensile di 500 euro, come adottato in occasione del Sisma del 2012, per i lavoratori dipendenti l’estensione degli ammortizzatori in deroga alle imprese sotto i 5 dipendenti e il rafforzamento dei Fondo di Integrazione Salariale (FIS) per tutte le categorie di dipendenti”. Insomma, ha concluso l’assessore, “l’insufficienza degli interventi di contrasto alla crisi economica è evidente anche per la ‘zona rossa’, completamente ignorata il resto della Lombardia. Aspettiamo ora di leggere versione finale del Decreto Legge”.

Contro il decreto si sono schierati i sindacati Cgil, Cisl e Uil dell’Emilia-Romagna. “Il decreto varato dal Consiglio dei ministri per affrontare le conseguenze dell’emergenza coronavirus non prevede interventi a sostegno delle lavoratrici e dei lavoratori al di fuori delle cosiddette ‘zone rosse'”, hanno affermato in una nota congiunta i sindacati preannunciando la mobilitazione se non saranno adottati provvedimenti. “Ciò vuol dire che questo primo provvedimento non prevede interventi a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori dell’Emilia-Romagna, che per ragioni direttamente o indirettamente collegate all’emergenza non possono lavorare”.

Critiche anche dal presidente del Codacons, Carlo Rienzi, che ha definito il decreto “un provvedimento non solo inadeguato e insufficiente, ma addirittura pericoloso per i cittadini italiani”.

“Siamo allarmati soprattutto per la parte del decreto relativa alle speculazioni sui prezzi laddove, punendo esclusivamente i soggetti che aumentano i prezzi più del triplo rispetto ai listini medi degli ultimi 30 giorni, finirebbe di fatto per autorizzare rincari dei listini fino al +300%. Se fosse confermata tale misura – osserva Rienzi – si darebbe il via libera agli speculatori, che potrebbero rincarare a proprio piacimento i prezzi approfittando dell’allarme coronavirus, purché non superino l’assurda soglia del triplo fissata dal Governo”.

 

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