Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 18:31
Pirelli Summer Promo
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Opinioni

Bisogna ammetterlo, questa volta Conte e la sua squadra hanno giocato bene. Ma ora i soldi non vanno sprecati

Immagine di copertina
Illustrazione: Emanuele Fucecchi

La trattativa storica per i fondi post-Covid è andata a segno perché il premier ha fatto le mosse giuste in Europa nei mesi scorsi

E così, dopo tutto, è finita bene la “madre di tutte le trattative”. Intanto perché l’Europa ha evitato di suicidarsi, come invece sarebbe accaduto se fosse prevalsa la dissennata posizione di Mark Rutte e dei suoi miopi alleati “frugali”, che avrebbe dato il via a un accelerato processo di dissoluzione dell’Unione per mancanza dei requisiti minimi di coesione e solidarietà. Anzi, ha fatto un passo avanti assumendo, per la prima volta da Maastricht in poi, un sia pur timido profilo politico.

S&D

È questo forse il tratto più importante che emerge dal duro braccio di ferro: un nucleo – ancora embrionale – di responsabilità continentale che va oltre il mero dato “di mercato” per lasciar affiorare tracce di solidarietà tra popoli e Stati costitutivi dell’Unione. E anche un ancor sottilissimo e parzialissimo sistema fiscale europeo, condizione per politiche economiche e sociali trasversali e condivise. Si dirà che è poco, ma per chi conosce la storia dell’ultimo ventennio in realtà è molto. È una svolta che fa dell’Europa non solo un mercato ma anche un (possibile) soggetto, il cui carattere e il cui costume è ancor tutto da inventare e da scoprire, ma che quantomeno rompe con l’arcigna figura assunta con le pratiche di austerità e con la vocazione dei forti a sorvegliare e punire i più deboli.

Sei mesi fa sarebbe stato impensabile un esito di questo tipo. Gli euro bond erano allora un tabù che vietava finanche di nominarli in un consesso comunitario, senza che quelli dell’Asse del Nord, tedeschi in testa, tirassero fuori la pistola. Il rispetto assoluto dei vincoli di bilancio era un dogma per gli eurocrati più feroce di quello dell’immacolata concezione per la chiesa cattolica, e il loro allentamento un peccato capitale. L’assunzione di misure a tutela dell’occupazione e del reddito delle famiglie era considerata eresia di fronte alle ferree leggi dell’economia neoliberista. Ora tutto questo sembra (sembra!) archiviato, e i fautori di quell’ideologia totalitaria finiscono in minoranza, come chi nei secoli dei lumi avesse insistito a istituire tribunali dell’inquisizione e accendere roghi. C’è voluto, è vero, il trauma dell’epidemia (in fondo, quasi tutti i salti in avanti della storia sono venuti in seguito a una qualche catastrofe, in genere a guerre), e la grande paura che il Coronavirus non bruciasse solo i polmoni dei cittadini ma anche i residui di legittimazione dei loro stati. Ma alla fine il tavolo di Bruxelles ha scelto la Ragione. O almeno così sembra.

Decisiva è stata, nella circostanza, la svolta della Germania e della Cancelliera Merkel, in asse con la Francia di Macron (bisognoso quanto noi di quelle risorse e in minacciata crisi di consenso in patria). Ma occorre dire che Giuseppe Conte e la sua squadra hanno giocato bene una partita in cui non potevano e non dovevano essere capofila (essendo l’Italia la principale beneficiaria di quelle misure) ma nella quale hanno azzeccato un buon numero di mosse: penso ai numerosi interventi di Conte sui giornali tedeschi per offrire un’immagine decorosa del Paese; penso ai tour per le cancellerie europee a tessere alleanze (immaginiamo se a Palazzo Chigi ci fosse stato Salvini con i suoi proclami a torso nudo dal Papeete…). Sarà più difficile ora provare a scavargli la terra sotto i piedi, per i fautori del Governissimo, fuori e dentro lo sua maggioranza. “Repubblica”, con i toni iperbolici che dal cambio di direzione sfodera, parla di un “Salvini furioso” per il nulla che Conte ha portato a casa. I giornali da sempre di destra radicale provano a ridimensionare il risultato, tentando di dare a Rutte quello che Rutte non ha (il “freno d’emergenza” non assomiglia nemmeno lontanamente a un diritto di veto, e la sorveglianza sul modo in cui le risorse europee saranno spese è collegiale con decisioni prese a maggioranza qualificata, come è normale che sia). Gridare all’alto tradimento è semplicemente ridicolo.

Tutto a posto, dunque? Possiamo stare tranquilli? No di certo. Intanto perché le canne degli organi neoliberisti si piegano al vento, ma sono pronte a tornare a svettare con arroganza non appena le circostanze lo rendano possibile, o la congiuntura economica internazionale peggiori. Gli Inquisitori non depositano in realtà mai i loro ferri del mestiere (e di tormento). E poi, una volta ottenuti, quei fondi bisogna spenderli BENE. Cambiando anche noi stile di pensiero, abbandonando i vecchi luoghi comuni (Grandi Opere e prebende per i soliti noti, favori a chi ha già e le briciole per gli altri). Il vero gioco, in realtà incomincia adesso. E non è detto che finisca altrettanto bene. Anche perché dopo una primavera difficile e un’estate calda, l’autunno incombe, con minacce economiche e sociali durissime. Pensiamoci, prima di perderci in festeggiamenti precoci.

Leggi anche: 1. Rutte si dice “pessimista” su un accordo sul Recovery Fund e prepara le barricate in vista del vertice tra i leader Ue / 2. Conte e la trattativa sul Recovery Fund: i nodi ancora da sciogliere / 3. Consiglio europeo, via libera al Recovery fund: cosa prevede l’accordo

4. In Europa la differenza tra paesi non è nord/sud ma indebitati e poco indebitati / 5. Carlo Cottarelli a TPI: “Oggi non è il momento di risparmiare” / 6. Incontro Conte-Merkel, c’è l’accordo sul Recovery Fund: “Ma restano criticità”

Ti potrebbe interessare
Esteri / Tra Netanyahu e Biden ne resterà soltanto uno: ecco perché “Bibi” disobbedisce a Joe
Esteri / Il doppio standard è un male anche per Israele
Opinioni / I censuRAI dello Stato
Ti potrebbe interessare
Esteri / Tra Netanyahu e Biden ne resterà soltanto uno: ecco perché “Bibi” disobbedisce a Joe
Esteri / Il doppio standard è un male anche per Israele
Opinioni / I censuRAI dello Stato
Opinioni / Il cardinale Zuppi e Fabrizio Barca: “Mettere insieme giustizia sociale e ambientale”
Opinioni / Nel Governo di Giorgia Meloni ci sono gli stessi disvalori del Fascismo
Opinioni / Noi giovani e la politica, tra apatia e grandi battaglie (di G. Brizio)
Esteri / Di chi è il Medio Oriente? I limiti di Washington e il campo minato delle grandi potenze mondiali (di G. Gambino)
Opinioni / Le Europee saranno le prime elezioni a ridefinire il ruolo dell’Ue nel mondo (di S. Mentana)
Opinioni / Campo rotto: salvate i soldati Conte & Schlein
Esteri / Erdogan non è imbattibile: ma il futuro del leader turco e dell’Akp è ancora tutto da scrivere